tag:blogger.com,1999:blog-73046442466643809172024-03-28T00:53:36.201+01:00vado a vivere in campagnadiario semiserio di una contadina principiante sulla via per l'Autosufficienza...o almeno nei paraggi....
robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.comBlogger295125tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-91265255204945055052021-01-13T08:30:00.007+01:002021-01-13T15:54:20.092+01:00Il pianista che tagliava le pietre<p style="text-align: justify;"> Ho riflettuto a lungo su come ricapitolare gli eventi che si sono susseguiti negli ultimi quattro anni, cioè nel tempo trascorso dal mio ultimo post su questo blog. Poi ho deciso di evitarlo del tutto. Come diceva sempre mia suocera: "Acqua passata, non macina più". Giusto per darvi modo di collocarmi nello spazio, vi dico solo che vi ho lasciati in Olanda e vi ritrovo in Francia e che tra l'una e l'altra ho vissuto per un anno in Italia. Quello che ci ha portati da là a qua, poco importa. </p><p style="text-align: justify;">Quando dico Francia, intendo Thiviers, un villaggio di meno di 3000 anime nel dipartimento della Dordogna, regione Nouvelle Aquitaine. Qui abbiamo acquistato, ormai già 10 anni fa, una piccola casa di campagna disabitata da più di 15 anni. Da allora abbiamo apportato qualche miglioria, ma essendo una residenza secondaria e vivendoci solo per brevi periodi, restava ancora moltissimo da fare. Il 2020 avrebbe dovuto essere l'anno decisivo per la ristrutturazione, visto anche che ora è questa la nostra dimora principale. Quindi a Gennaio siamo riusciti a ritagliarci una decina di giorni per venire qui, fare il punto, prendere contatti con le imprese di costruzione, farci fare preventivi, informarci per i permessi e quant'altro. Poi il Covid19 ha rotto tutte le uova del nostro paniere, così come quelle della quasi totalità della popolazione mondiale. Per quanto mi riguarda non ha rotto solo le uova, ma questa è un'altra storia...</p><p style="text-align: justify;">Per farla breve, quando ai primi di Maggio finalmente la Francia ha riaperto le frontiere e noi siamo riusciti ad arrivare qui da un'Italia ancora in pieno lockdown, nessuno degli artigiani con cui avevamo preso contatto era disponibile, non prima di 5 o 6 mesi, comunque, e noi non eravamo disposti ad aspettare tanto. Fortuna che in una delle abitazioni vicine si fosse da poco trasferito un gentleman inglese che il caso vuole sia proprio un abile costruttore nonché idraulico, nonché elettricista, nonché falegname, piastrellista, stuccatore, imbianchino....praticamente non c'è nulla che non sappia fare e, soprattutto, che non sappia fare a regola d'arte. Anzi no, a dire la verità qualcosa c'è e lo vedremo tra poco. </p><p style="text-align: justify;">La petite maison è piuttosto vecchia: la costruzione originaria risale al 1850 e negli anni sono state fatte delle aggiunte e degli ampliamenti. E' probabile che in origine non fosse altro che una stalla con un soprastante fienile. In seguito è stata aggiunta una piccola abitazione, verosimilmente di non più di due stanze. Quest'ultima è stata poi sopraelevata di un piano, per aggiungere due camere da letto. Il tutto è poggiato sulla pietra e sul pendio di una bassa collina. Questo ha definito l'architettura piuttosto eccentrica che caratterizza la casina, che ora si presenta come due piccoli edifici accostati, ciascuno composto da due piani che però risultano sfalsati tra le due abitazioni. Quindi in tutto abbiamo quattro livelli. Cinque con la cantina seminterrata. Non so se mi sono capita, ma fa niente....</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6nhH8fGYi2JZxKaPp4fFpVXUU6Y6kXEck_jOVijct84cJksYgOn2IUj1BHaXtlASrxnGceId2kRxXf_T4GPAe4bOvlsKVmSRFlzzq6intZWbauDGtK3gDiuP0W4UQEqs7fDXOmuW1_pU/s2048/12028758_816051858511115_5140877457604493914_o.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6nhH8fGYi2JZxKaPp4fFpVXUU6Y6kXEck_jOVijct84cJksYgOn2IUj1BHaXtlASrxnGceId2kRxXf_T4GPAe4bOvlsKVmSRFlzzq6intZWbauDGtK3gDiuP0W4UQEqs7fDXOmuW1_pU/w640-h480/12028758_816051858511115_5140877457604493914_o.jpg" width="640" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;">Di questi quattro livelli abitabili o potenzialmente tali, nessuno ha un'altezza superiore ai 2,40 metri, cosa che in tutti questi anni mi ha sempre impedito di montare anche solo uno dei tre armadi che facevano parte dell'arredamento della nostra casa in Italia e che giacciono ancora smontati ed impacchettati nel vecchio fienile che fa anch'esso parte della proprietà. Fino ad un anno fa questo è stato un problema marginale, dato che le poche cose che ci servivano durante i nostri soggiorni temporanei, potevano essere riposte nei minuscoli armadi da biancheria che abbiamo trovato già qui al momento dell'acquisto. Sì perché ho dimenticato di dire che la petite maison è stata venduta <b><a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.com/2014/01/spezzatino-di-maiale-al-sidro-con.html" target="_blank">completamente arredata </a></b>di mobili e suppellettili varie. Ora, però, che abbiamo traslocato qui tutto il contenuto della bomboniera olandese, che si è andato ad aggiungere a ciò che abbiamo portato qui dalla casa in Italia che a sua volta era già stato aggiunto a ciò che abbiamo trovato sul posto, lasciatemi dire che la situazione si è fatta a dir poco caotica. Senza contare il fatto che il maritino è un collezionista di cianfrusaglie a livelli patologici...ma questo fate conto che non ve lo abbia mai detto...Insomma, ho bisogno dei miei armadi! Delle due cose l'una: o buttiamo i vecchi e solidi armadi e ne compriamo di nuovi, più bassi e di qualità inferiore oppure ristrutturiamo il fienile sopra l'antica stalla, cioè l'unica parte della casa che, non avendo plafone, sfrutta l'altezza fino al tetto. Ad essere del tutto sincera, la prima possibilità non è stata mai nemmeno presa in considerazione. Ovviamente ai nostri occhi è sembrato più sensato ristrutturare. Si tratta poi solo di una camera con bagno, che sarà mai? A questa domanda ancora non so dare risposta, dato che sono passati sette mesi ormai e a tutt'oggi non se ne vede la fine e, ca va sans dire, di armadi nemmeno l'ombra. </p><p style="text-align: justify;">Ma andiamo per ordine. Si poneva il problema di realizzare nuove aperture per avere più luce nella futura camera da letto e soprattutto nel nuovo bagno. Decidiamo di installare una finestra da tetto per il bagno e di ampliare una finestrella già esistente nella camera da letto. Per mantenere l'estetica della facciata, la nuova finestra necessita di una cornice in pietra calcarea bianca, tipica della regione. Le pietre devono essere tagliate in misure abbastanza standard e posate da un muratore esperto. Ma c'è il Covid, ricordate? Muratori esperti non se ne trovano, tantomeno si trova chi ti vende le pietre già tagliate. Non subito, almeno. C'è da aspettare i soliti 5 o 6 mesi. L'unica cosa immediata è il preventivo: 1300 euri sonanti per materiali e posa....E il vicino inglese? Sorry, con le pietre non ha confidenza...però ha delle conoscenze e in pochi giorni abbiamo chi è disponibile a fare il lavoro, dobbiamo solo procurarci il materiale. Dopo una via crucis tra cave, scultori e pompe funebri, il maritino collezionista di cianfrusaglie si affida al suo istinto, alla sua esperienza di robivecchi e a tutti i suoi siti internet di robe vecchie e così trova ciò che fa al caso nostro: una fornitura di pietre calcaree bianche provenienti da demolizioni e ristrutturazioni dei dintorni. Fa due telefonate, attacca il rimorchio al Trafic, passa a prendere il nostro vicino e buon amico Jean Claude, solo per compagnia e sostegno morale perché JC ha 78 anni, e partono. Mi ritorna a casa un paio d'ore dopo e come un Obelix di taglia ridotta comincia a scaricare dal rimorchio dei pietroni grandi come lui, sparpagliandoli sul prato. Alla fine sembra di stare a Stonehenge. Abbiamo le pietre! Ora non resta che tagliarle. No problem, Mr. Fantastic ha il flessibilone con discone all'uopo. Quale musicista che si rispetti non è in grado di utilizzarne uno con facilità e risultati soddisfacenti? E poi ci sono i tutorial su youtube, no? Eccheddiaggine, di calcare si tratta, mica è granito! Orsù! </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYT52_QKcTDOzOfw-MBJq3C3uHKQFGzHEOczC10i16jasDt1sE75gceulSDBdXrpvK-hiMMW8q6xEGI4aeRXlJFjTHoYlLgQlkuV9FHbIA_bvQ9dAp3ovzGcmW-lkRLAhpfE7R30Wh4Ow/s2048/pietre+due.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1349" data-original-width="2048" height="422" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYT52_QKcTDOzOfw-MBJq3C3uHKQFGzHEOczC10i16jasDt1sE75gceulSDBdXrpvK-hiMMW8q6xEGI4aeRXlJFjTHoYlLgQlkuV9FHbIA_bvQ9dAp3ovzGcmW-lkRLAhpfE7R30Wh4Ow/w640-h422/pietre+due.jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5PpwFu_vciIeADiyHY1vRJQyzbNzJFaqGqP-hjZquQhcNZWVj9IT9KzJC6T27l-0gEqLyZ1SrZZxCFZJA7wcQIkkWVRp1Jym4QVm7bNA4-H1sgvhq47mnQ9BdsiSSMC_YiTJQEqcNVPc/s2048/pietre.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1190" data-original-width="2048" height="372" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5PpwFu_vciIeADiyHY1vRJQyzbNzJFaqGqP-hjZquQhcNZWVj9IT9KzJC6T27l-0gEqLyZ1SrZZxCFZJA7wcQIkkWVRp1Jym4QVm7bNA4-H1sgvhq47mnQ9BdsiSSMC_YiTJQEqcNVPc/w640-h372/pietre.jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNwYeyHxdtF-g_gW5YX59Y6cQiHr-sg5kYigzR3_zwbVdss_Oi30iDrzz_5DxSr3arfRzi42zMOf113RVfhJOoZLbRlF-r10VYygWtnTzi3gbTIAfAyO_HdqisnPjzL7PjzFsE2Iv7fw8/s2048/paolo+spaccapietre.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1133" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNwYeyHxdtF-g_gW5YX59Y6cQiHr-sg5kYigzR3_zwbVdss_Oi30iDrzz_5DxSr3arfRzi42zMOf113RVfhJOoZLbRlF-r10VYygWtnTzi3gbTIAfAyO_HdqisnPjzL7PjzFsE2Iv7fw8/w354-h640/paolo+spaccapietre.jpg" width="354" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpFanok8jNs-T9Te5lYxIvb0GDoLbYQl6D40p-vqJMss3ymdS0i8xU5hDWM8ndIvTFjC2oQua2zA_PStYcIIGBfAqXFeusYV6R5ixqlmSU_kx3xpWtinMEPmvWX4I_RAiWd5Yreh3K4qM/s2523/finestrella+dopo.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2523" data-original-width="1247" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpFanok8jNs-T9Te5lYxIvb0GDoLbYQl6D40p-vqJMss3ymdS0i8xU5hDWM8ndIvTFjC2oQua2zA_PStYcIIGBfAqXFeusYV6R5ixqlmSU_kx3xpWtinMEPmvWX4I_RAiWd5Yreh3K4qM/w316-h640/finestrella+dopo.jpg" width="316" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1SRAUKcaXRW-AC49Q_EyEASP9u27iyOUkofvBUW9jc-4slxlEl42TjXuDNYMYeDZfsONiGTmd1vrLbGMx4Wk3lLnX5Y8lA9odvOWXl540FDNH6QItwk1cmvHxjkX3f-2e18Nbkh_UpMc/s2531/finestrella+posa.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2531" data-original-width="1243" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1SRAUKcaXRW-AC49Q_EyEASP9u27iyOUkofvBUW9jc-4slxlEl42TjXuDNYMYeDZfsONiGTmd1vrLbGMx4Wk3lLnX5Y8lA9odvOWXl540FDNH6QItwk1cmvHxjkX3f-2e18Nbkh_UpMc/w314-h640/finestrella+posa.jpg" width="314" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3HT89Km_Z5xAtAbGfjnWSoI84G-Q66m9POZTPwsFxMyq4_d6PaLQqj6rwmXWd67tlu2NueUuuRSWTydUa5aGancbW_B-i1yzH5cfKuuo3Qa5WUaM1oVNWr2Rd6k7pXQq0c1rIMDBspcs/s2048/finestrella+prima.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1053" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3HT89Km_Z5xAtAbGfjnWSoI84G-Q66m9POZTPwsFxMyq4_d6PaLQqj6rwmXWd67tlu2NueUuuRSWTydUa5aGancbW_B-i1yzH5cfKuuo3Qa5WUaM1oVNWr2Rd6k7pXQq0c1rIMDBspcs/w330-h640/finestrella+prima.jpg" width="330" /></a></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>To be continued.....<br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p>robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com824800 Thiviers, Francia45.416858 0.9223689999999998817.106624163821152 -34.233881 73.727091836178843 36.078619tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-59591329766754571632021-01-06T20:36:00.001+01:002021-01-06T20:39:54.951+01:00Un sogno che si è avverato<p style="text-align: justify;"> Finalmente ci siamo: viviamo in campagna! Dopo averlo desiderato per gran parte della mia vita adulta, ora vivo in una vecchia casa con spessi muri di pietra, tegole di terra cotta e persiane di legno. Quando apro la finestra al mattino, il mio sguardo incontra solo prati, alberi e cielo. Il rumore più fastidioso è il gracchiare dei corvi e gli altri esseri umani li incontro solo se lo voglio. E' tutto come lo desideravo? Certo che no! Come dico sempre, attenti a quello che sognate, perché i sogni a volte si avverano. E vi ritrovate a sudare freddo come nel peggiore degli incubi. Non è proprio questo il caso, ma non è nemmeno tutto rose e fiori. </p><p style="text-align: justify;">Ci siamo trasferiti a Maggio dello scorso anno e da allora abbiamo affrontato non pochi ostacoli, delusioni e arrabbiature. Tutti però superati anche grazie alla felicità che questo luogo ci trasmette, alla serenità che viene dalla consapevolezza di aver fatto la scelta giusta e all'enorme soddisfazione che deriva dall'aver realizzato con le tue mani e la tua fatica qualcosa di cui potrai godere per molti anni a venire. Per noi non sarebbe possibile chiamare casa un luogo costruito solo con il portafoglio. Noi dobbiamo impastare la malta con sudore, lacrime e sangue. La semplice acqua di cui si accontenta la maggior parte delle persone, a noi non basta. E con noi intendo ovviamente il maritino, che smessi temporaneamente e per causa di forza maggiore i panni del musicista, ha indossato con altrettanta disinvolta maestria quelli del carpentiere/muratore/imbianchino/tagliapietre. Il mio apporto al noi è a questo punto più che altro un rassegnato e dovuto sostegno morale. Sogno il giorno in cui avrò di nuovo un armadio in cui riporre abiti e biancheria ed un tavolo a cui sedermi a consumare una cena tra amici. </p><p style="text-align: justify;">Nel frattempo combatto la mia solitaria e quotidiana battaglia con la polvere proveniente dalle varie attività del consorte e cucino. E da oggi, ispirata dal ritorno alla blogsfera della mia carissima amica <a href="http://tatanora.blogspot.com/" target="_blank">Nora </a>, magari tornerò pure a raccontarvi qualcosa di me, di noi e della nostra nuova vita.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p>robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-3333490862940141902017-02-27T09:00:00.000+01:002018-01-01T01:04:33.758+01:00La mia Devil's food cake al caffè e cardamomo per il Club del 27<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPKQLuNagUUmFyyZ3MdNfczq7z_l3mJzbxY5TCtPZ-YXFOSDctkq5SqQFzTCbWeaSbiphKyDwmWEs7RpUU-yQJLCxssJJ1390tr1y-g0SsU94tZkMqtb7svT3qQ_jh5Y15UtVbfgmMFSI/s1600/devil%2527s+food+cake+torta+intera.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="496" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPKQLuNagUUmFyyZ3MdNfczq7z_l3mJzbxY5TCtPZ-YXFOSDctkq5SqQFzTCbWeaSbiphKyDwmWEs7RpUU-yQJLCxssJJ1390tr1y-g0SsU94tZkMqtb7svT3qQ_jh5Y15UtVbfgmMFSI/s640/devil%2527s+food+cake+torta+intera.JPG" width="640" /></a></div>
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Ovvero l'ultima follia nata in casa<a href="http://www.mtchallenge.it/"> MTChallenge</a>. Cos'è adesso questo <a href="http://www.mtchallenge.it/?p=15739&preview=true">Club del 27</a>? Presto detto: altro non è che un gruppo di matti i quali, non paghi della ricetta della sfida mensile e frustrati dall'esclusione dal Tema del mese, decidono di riproporre alcune delle ricette oggetto di sfide precedenti. E le pubblicano tutti assieme il 27 di ogni mese. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3gzMIUKM7vfe0sawt-E81C3fOB3gvVfSALY2vO_Y88Mw11Jovf5Lrn1qdUuixCN6CoFc065KPxF9oqsY6S4ZjYw4qb_-dVtlqqUxqc3nWgrK0M6HzjkkEOWEA1NHKueCkfFpSjlmJQqg/s1600/Club+del+27.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="147" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3gzMIUKM7vfe0sawt-E81C3fOB3gvVfSALY2vO_Y88Mw11Jovf5Lrn1qdUuixCN6CoFc065KPxF9oqsY6S4ZjYw4qb_-dVtlqqUxqc3nWgrK0M6HzjkkEOWEA1NHKueCkfFpSjlmJQqg/s400/Club+del+27.jpg" width="400" /></a></div>
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Questa è la nostra prima volta e quali ricette potevano essere adatte al nostro debutto più di queste meraviglie di torte a strati? Suppongo che la scelta sia da imputarsi anche al gran cuore della redazione dell'MTC che ci vuole sempre tutti in gran forma e si sa che TONDA è pur sempre una forma. Poi non volesse il Cielo che andassero persi tutti gli sforzi fatti durante le ultime Feste per poter accumulare quegli adorati, desiderati, inseguiti, disperatamente voluti centimetri su fianchi, glutei, addome, cosce e doppio mento. Inoltre siamo anche perfettamente in tema con la sfida e gli approfondimenti di questo mese, dato che gli Stati Uniti del Sud hanno dato i natali ad alcune delle più famose e lussuriose torte a strati che si conoscano.</div>
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Questi dolci molto apprezzati da tutti i gaudenti professionisti ed impenitenti, hanno visto in due occasioni le luci della ribalta sul prestigioso palcoscenico dell'MTC: nel corso della sfida n 27, con la Red Velvet Cake, e della sfida n 47, con il Pan di Spagna.</div>
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Diverse le ricette proposte tra le quali, faticosamente, poter scegliere:</div>
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Yellow Cake</div>
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Victoria Sponge Cake</div>
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Matcha Cake</div>
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Smith Island Cake</div>
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Coconut Cake</div>
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Alabama Lane Cake</div>
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Red Velvet Beetrot Cake</div>
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Devil's Food Cake</div>
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Tutte caldamente raccomandate dai maggiori produttori di stent coronarici del mondo e, quindi, buonissime. Davvero non è stato facile sceglierne solo una da fare. A dire la verità non era nemmeno necessario sceglierne una sola, ma in casa Bert-ali abbiamo già dato il nostro contributo ai succitati produttori di dispositivi medici e non ci è sembrato il caso di strafare. </div>
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Alla fine, valutati ingredienti ed attrezzature necessari alla realizzazione di ognuna di queste torte meravigliose, la mia scelta è caduta sulla Devil's Food Cake. Per più di un motivo. Intanto avevo da smaltire un rimasuglio di <a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.nl/2017/02/cultured-butter-e-cultured-buttermilk.html">cultured buttermilk</a>, poi ho giusto due teglie uguali e della misura adatta e, in ultimo, se davvero si deve peccare, tanto vale farlo per bene già a partire dal nome del dolce, vi pare? </div>
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Devil's Food ovvero Cibo del Diavolo, tradotto letteralmente. </div>
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Su <i><b>Encyclopedia of American Food and Drink</b> </i>leggiamo:</div>
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<i>"Devil's Food: dicasi di torta, muffin o biscotto fatto con cioccolato fondente e così chiamato perchè talmente ricco e delizioso da farci supporre che debba essere in qualche modo peccaminoso, anche se l'associazione di idee con il peccato è da ritenersi puramente umoristica. Il suo colore scuro contrasta con il bianco candido dell'Angel Food Cake. Una prima devil's food compare nel 1900 dopodiché numerose ricette con questo nome o riferimenti ad essa, diventano frequenti nei libri di cucina. La Red Devil's Food Cake, che deve il suo nome al colore rossiccio dato dalla reazione chimica tra bicarbonato e cacao, è la versione di devil's food tipica del secondo dopo guerra."</i></div>
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In<i> <b>American Century Cookbook: the most popular recipes of the 20th Century</b> </i>si legge invece:</div>
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<i>"Angel Food appartiene al diciannovesimo secolo, mentre Devil's Food appartiene al ventesimo. A cosa questa torta al cioccolato debba il suo nome, a nessuno è dato di saperlo, per quanto ciò possa essere attribuito al gioco degli opposti: è scura e densa tanto quanto la Angel Food è bianca e soffice. </i><i>Nei primi anni del 1900 c'erano diverse varianti anche bizzarre di Devil's Food Cake. Una di queste conteneva anche delle patate bollite schiacciate e una certa quantità di cannella e chiodi di garofano insieme al cioccolato."</i></div>
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Alcuni storici del cibo ritengono che il primo accenno a questo dolce, si ritrovi in alcune memorie della sua infanzia, trascorsa nella Chicago di fine '800, scritte da Caroline King, nota food writer degli anni '20 e '30:</div>
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<i>"La Devil's Food Cake, nonostante fosse una novità in casa nostra, aveva fatto la sua apparizione a Chicago intorno alla metà degli anni '80 ( del XIX secolo n.d.a.) e quando raggiunse la nostra piccola e tranquilla comunità, in città era già molto popolare. La ricetta di Maud era l'originale e donava una grossa, scura e densa torta"....</i></div>
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<i><br /></i></div>
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Tutte le ricette di quegli anni prevedevano l'uso di cioccolato fondente in blocchi, ridotto in scaglie e poi sciolto a bagno maria o direttamente nel latte o anche nell'acqua bollente, ma già dalla seconda metà del secolo scorso il cacao gli viene preferito e ancora oggi è più comunemente utilizzato per la torta, mentre il cioccolato fondente lo si usa spesso nella realizzazioni di creme con le quali si farcisce e si ricopre il dolce.</div>
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<br /></div>
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Per la mia Devil's Food Cake ho seguito la ricetta fornita dalla redazione di MTC per quanto riguarda la torta, ma ho utilizzato una crema al formaggio cremoso e panna montata per farcirla e una ganache montata per ricoprirla. Siccome in molte ricette viene consigliato di utilizzare il caffè come ingrediente per enfatizzare il gusto del cioccolato, io ne ho preparato uno molto forte e profumato al cardamomo verde, con il quale ho sia bagnato gli strati, sia aromatizzato la ganache.</div>
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<br /></div>
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<b><i>DEVIL’S FOOD CAKE</i></b></div>
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<b><i><br /></i></b></div>
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<i>per due teglie da 18cm ( 20 cm )</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i><u>per la torta</u></i></div>
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<i>220 ml di latte + </i><i>succo di 1 limone piccolo</i></div>
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<i>oppure </i></div>
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<i>220 ml di cultured buttermilk</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>225 gr di farina</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>50 gr di cacao amaro</i></div>
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<i>1 cucchiaio di bicarbonato ( io un poco meno di un cucchiaio )</i></div>
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<i>100 gr di burro a pomata</i></div>
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<i>250 gr di zucchero di canna</i></div>
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<i>3 uova</i></div>
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<br /></div>
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdHTN_nnsy_VPjDwEyYIPWc8GK0kL3lINdMekbJ0YlmRL5kItqa-RnDDqrtCH0UVMCrMK7Lx2d7_KNFJF7TShBs0WOOu1uWXP6oIrrK-m3hjOFDeFK9TBhL1cSXibkO3_DNcxgRoAwZhQ/s1600/devil%2527s+food+cake+torta+intera+alto.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdHTN_nnsy_VPjDwEyYIPWc8GK0kL3lINdMekbJ0YlmRL5kItqa-RnDDqrtCH0UVMCrMK7Lx2d7_KNFJF7TShBs0WOOu1uWXP6oIrrK-m3hjOFDeFK9TBhL1cSXibkO3_DNcxgRoAwZhQ/s400/devil%2527s+food+cake+torta+intera+alto.JPG" width="387" /></a></div>
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<br /></div>
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Se non avete il buttermilk, mettete il succo di limone nel latte e lasciatelo riposare per 1 ora circa.</div>
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Setacciate la farina con il cacao e il bicarbonato.</div>
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Montate il burro con metà dose di zucchero di canna e una volta spumoso aggiungete un uovo alla volta, alternando lo zucchero rimanente e la farina. Aggiungete a questo punto a filo il latte o il buttermilk.</div>
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Dividete il composto in due teglie precedentemente imburrate ed infarinate e cuocete per 30 min. a 170 °( fate la prova dello stecchino: devono essere umide all’interno )</div>
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Sfornate le torte, lasciatele raffreddare qualche minuto nelle tortiere, poi sformatele e fatele raffreddare completamente su due gratelle.</div>
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Mentre la torta cuoce, preparate un caffè molto forte da 4 o 6 tazzine. Versatelo in una tazza e aggiungete 4 baccelli di cardamomo schiacciati e due cucchiai di zucchero. Coprite e lasciate macerare fino a completo raffreddamento. </div>
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<br /></div>
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<i><b>Crema al formaggio cremoso</b></i></div>
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<i><b><br /></b></i></div>
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<i>230 g di formaggio tipo Philadelphia</i></div>
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<i>200 g zucchero bianco semolato</i></div>
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<i>1 cucchiaino di estratto di vaniglia</i></div>
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<i>250 ml di panna fresca montata</i></div>
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<i><br /></i></div>
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Lavorate per un paio di minuti il formaggio con un cucchiaio di legno. Aggiungete lo zucchero in due o tre volte, mescolando bene, ma delicatamente, per amalgamarlo. Unite anche l'estratto di vaniglia. Versate la panna montata sopra alla crema di formaggio e mescolate delicatamente dal basso verso l'altro fino ad incorporarla completamente</div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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Quando le torte saranno completamente fredde, dividetele a metà. Con l'aiuto di un pennello da cucina, bagnate leggermente ogni strato con il caffè al cardamomo e poi ricopritelo con la crema di panna e formaggio. Una volta composti gli strati, mettete la torta in frigorifero, possibilmente coperta, mentre preparate la ganache. Filtrate e pesate il caffè rimasto e aggiungete metà del suo peso in zucchero. Versatelo in un pentolino, portatelo a bollore a fuoco basso e lasciate sobbollire per due o tre minuti, fino a che sarà ridotto a sciroppo. Lasciate raffreddare completamente.</div>
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<br /></div>
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<b><i>Ganache montata </i></b></div>
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<b><i>al cioccolato fondente e caffè al cardamomo</i></b></div>
<br />
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<br /></div>
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<i>350 g di cioccolato fondente tritato al coltello</i></div>
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<i>350 ml di panna liquida</i></div>
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<i>260 ml di panna montata</i></div>
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<i>60 ml di sciroppo di caffè al cardamomo</i></div>
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<br /></div>
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Scaldate la panna liquida senza farla bollire. Versateci il cioccolato tritato e fatelo sciogliere nella panna calda, mescolando continuamente fino ad ottenere una crema omogenea, liscia e lucida. Aggiungete anche lo sciroppo di caffè. Fate raffreddare a temperatura ambiente e poi unite la panna montata ben fredda, mescolando delicatamente dal basso verso l'alto e facendo attenzione che non si smonti. Usate la ganache per rivestire la superficie della torta compresi i bordi. Conservate il dolce in frigorifero, meglio se coperto, ma tenetelo a temperatura ambiente per circa mezz'ora prima di servirlo. Volendo potete decorarlo con qualche scaglia di cioccolato fondete. </div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwRnyXpa3q4lO9jHQD7l22BLRFfo_PPrFkB55Iv5sArKKqZ07Mqrs14Gbp3Rct2S_gOa6GfmLZaBmr2kyz5BfdybuBQ_asHCHIu5HGRQSUH4mzY6dFSrBm69q3iysTWLh1JxIMKKR6_rs/s1600/Tessera+club+del+27.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwRnyXpa3q4lO9jHQD7l22BLRFfo_PPrFkB55Iv5sArKKqZ07Mqrs14Gbp3Rct2S_gOa6GfmLZaBmr2kyz5BfdybuBQ_asHCHIu5HGRQSUH4mzY6dFSrBm69q3iysTWLh1JxIMKKR6_rs/s1600/Tessera+club+del+27.jpg" /></a></div>
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<br />robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com42tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-61487296242460632712017-02-23T23:26:00.000+01:002017-02-26T20:35:56.598+01:00Pollo fritto marinato nel tè con salsa piccante agli agrumi per MTC n° 63<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6ORDhyphenhyphen7v5jLf5RaQA_6W4pbL5Zfrk4tETBtNG8JTDsKqoFvVvSSgCCcOWI_EtUwjOoM2uKXcCZgTwliaEgKAR0r_cTq71yu_kFLGL_eMSGThRGf75y8ercwsR2Go2WkGqFkVpoVId5Z0/s1600/IMG_2254.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6ORDhyphenhyphen7v5jLf5RaQA_6W4pbL5Zfrk4tETBtNG8JTDsKqoFvVvSSgCCcOWI_EtUwjOoM2uKXcCZgTwliaEgKAR0r_cTq71yu_kFLGL_eMSGThRGf75y8ercwsR2Go2WkGqFkVpoVId5Z0/s640/IMG_2254.JPG" width="640" /></a></div>
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Seconda ricetta per l'MTC di questo mese: il <a href="http://www.mtchallenge.it/2017/02/05/mtc-n-63-la-ricetta-della-sfida/">POLLO FRITTO</a> voluto da Silvia Zanetti, vincitrice della sfida del mese scorso sui Macarons. </div>
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Come ho già detto in occasione della mia prima proposta, non avevo mai cucinato il pollo fritto con questo metodo e, come credo si veda bene anche dalle foto, non posso fingere di non aver incontrato delle difficoltá: i pezzi di pollo infarinati hanno perso parte della loro copertura, uscendo dalla frittura un po' spogliati, per così dire. Penso di averli lasciati asciugare troppo, una volta tolti dalla marinatura nel te. Dovrò perfezionare la tecnica, ovviamente, e siccome si sa che solo la pratica rende perfetti, prevedo frequenti cene a base di pollo fritto nel mio futuro. Nessun problema, invece, per quanto riguarda la panatura con uovo e pangrattato. Questa volta, dopo la marinatura nel buttermilk, ho optato per il metodo pangrattato-uovo-pangrattato ottenendo una crosta spessa, croccante, asciutta e veramente deliziosa. </div>
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</div>
<a name='more'></a><br /><br />
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Per questa seconda proposta ho voluto osare un po' di più, ma sempre rimanendo abbastanza fedele alla grande tradizione gastronomica del Sud degli Stati Uniti. Dopo la marinatura nel buttermilk, penso che quella più usata sia proprio quella nel te al limone. Per non sovraccaricare il piatto di troppi sapori, ho quindi pensato di mantenermi sulla nota agrumata anche per gli accompagnamenti. Ho scelto una salsa dal gusto molto deciso e originale, profumata e piccante, composta da un pickle di lime indiano al quale ho aggiunto succo di arancia e zenzero fresco e a completare un'insalata di cavolo cappuccio e arance con noci e semi di carvi, che con la sua fresca dolcezza smorza piacevolmente la salsa dando equilibrio e armonia al tutto. Un po' un giro del Mondo in un piatto, insomma, ma che a parere mio rappresenta abbastanza degnamente quella fusione di culture, tradizioni e ingredienti diversi che nel corso degli ultimi due secoli hanno dato origine e identità alla cucina degli stati meridionali dell'America del Nord.</div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxCwjo-sL4uC4K5ZG5OyOdIFBJZYrxBnHXH6yDXJCc4RXiQ8UWaSzdyLBt96l9Z1lZerm9R1zmOscsNh60YlayN29DwEAqpHX1zgceuF-3rNLjhaMEn48T-sKuLVoyw3iR1QwdoSLLzK4/s1600/sweet+tea+fried+chicken+ritocco+1-horz.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="114" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxCwjo-sL4uC4K5ZG5OyOdIFBJZYrxBnHXH6yDXJCc4RXiQ8UWaSzdyLBt96l9Z1lZerm9R1zmOscsNh60YlayN29DwEAqpHX1zgceuF-3rNLjhaMEn48T-sKuLVoyw3iR1QwdoSLLzK4/s640/sweet+tea+fried+chicken+ritocco+1-horz.jpg" width="640" /></a></div>
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<br /></div>
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<b><i>Pollo fritto marinato nel te</i></b></div>
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<i>Ingredienti per due persone</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>2 cosce con sovracosce di pollo</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i><u>per la marinata:</u></i></div>
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<i>1 l di te nero forte a temperatura ambiente</i></div>
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<i>1 limone tagliato a fette sottili</i></div>
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<i>1 lime tagliato a fette sottili</i></div>
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<i>1 cipolla bianca affettata</i></div>
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<i>2 cucchiai di zucchero Muscovado chiaro</i></div>
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<i>2 cucchiaini di sale fino</i></div>
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<i>2 cucchiaini di pepe nero</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i><u>per la panatura:</u></i></div>
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<i>200 g di farina</i></div>
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<i>1 cucchiaio di polvere di bucce di agrumi</i></div>
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<i>1 cucchiaio di paprika dolce</i></div>
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<i>1 cucchiaino di sale</i></div>
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<i>1 cucchiaino di pepe nero</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>1 l di olio di girasole</i></div>
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<b><i><br /></i></b></div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJgt0rby4ixOZHemqoD27H7c_OOXH1tHKL5_b4KrKYphTWpgM6Dr_VPYC4GWJLrc-JDABcKceTMyYJJ2Dw_A0schxl9nYSE-5KpcXMr56uPF8P_w7XuxTCpAWMMfKe7AYxl4hA3WWgc90/s1600/sweet+tea+fried+chicken+ritocco+5.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJgt0rby4ixOZHemqoD27H7c_OOXH1tHKL5_b4KrKYphTWpgM6Dr_VPYC4GWJLrc-JDABcKceTMyYJJ2Dw_A0schxl9nYSE-5KpcXMr56uPF8P_w7XuxTCpAWMMfKe7AYxl4hA3WWgc90/s400/sweet+tea+fried+chicken+ritocco+5.JPG" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Separate le cosce dalle sovracosce e poi dividete anche queste ultime in due pezzi. Aggiungete lo zucchero, il sale e il pepe al te già freddo e mescolate fino a far sciogliere tutto lo zucchero. Versate il te sui pezzi di pollo che devono risultare completamente sommersi. Distribuite le cipolle e le fette di limone e di lime. Coprite con un piatto e mettete tutto in frigorifero per 24 ore.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Togliete i pezzi di pollo dalla marinata e lasciateli scolare per alcuni minuti su una gratella. Nel frattempo versate la farina in una ciotola e uniteci la polvere di agrumi, la paprica, il pepe e il sale fino. Mescolate bene con una frusta. Passate i pezzi di pollo nella farina, uno alla volta, fino a che risulteranno interamente e uniformemente infarinati. Scuotete delicatamente l'eccesso di farina e appoggiateli nuovamente sulla gratella.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Versate l'olio in una casseruola a bordi alti, portatelo ad una temperatura di 180 gradi: se non avete un termometro aggiungete all'olio un pezzetto di pane e quando sarà dorato, sarà il momento di immergere il pollo.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Friggete tre pezzi di pollo alla volta, lasciandolo cuocere per 6 o 8 minuti a seconda della grandezza.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Scolate il pollo dall'olio e mettetelo ad asciugare su un piatto coperto di carta assorbente. Volendo potete trasferire i pezzi già fritti in forno caldo a 120 gradi mentre cuocete i rimanenti. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Per il pollo impanato nel pangrattato, ho seguito interamente la ricetta fornita da Silvia nel post di introduzione alla sfida.</div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwlb4foeZNIgv5PO9t-X7IBEdTLJ938eh24QTI9Kc_XQPB5tIHP-fHPqsPCretlZfXSpnCPtWBO-T7xvehYei_t18Ma-_ifv7QEeB-rAGG-3E89IQZIM9cusTshanR3Kx6e5RHAqdShLk/s1600/sweet+tea+fried+chicken+ritocco+7.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwlb4foeZNIgv5PO9t-X7IBEdTLJ938eh24QTI9Kc_XQPB5tIHP-fHPqsPCretlZfXSpnCPtWBO-T7xvehYei_t18Ma-_ifv7QEeB-rAGG-3E89IQZIM9cusTshanR3Kx6e5RHAqdShLk/s400/sweet+tea+fried+chicken+ritocco+7.JPG" width="400" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh03jyIGSj6OFvf1xV1hBaUtKwSergoJtJQee2o9DeRZRRXqRsB2hmGzqbdsSczektlWYLaIHCH1vbicougO-3tUSyA6wlcUktuYLeW4agR5ItUY7ddBE6hhbJiBWhrEiJP5ste-kQKfMA/s1600/sweet+tea+fried+chicken+ritocco+10.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh03jyIGSj6OFvf1xV1hBaUtKwSergoJtJQee2o9DeRZRRXqRsB2hmGzqbdsSczektlWYLaIHCH1vbicougO-3tUSyA6wlcUktuYLeW4agR5ItUY7ddBE6hhbJiBWhrEiJP5ste-kQKfMA/s400/sweet+tea+fried+chicken+ritocco+10.JPG" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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<b><i>Salsa piccante agli agrumi</i></b></div>
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<b><i><br /></i></b></div>
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<i>1/2 vasetto di Patak's Lime Pickle, medium hot</i></div>
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<i>1 arancia, solo il succo</i></div>
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<i>2 cm di radice di zenzero, pelata e affettata</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 cucchiaio di zucchero Muscovado chiaro</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>100 ml circa di acqua</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Riunite tutti gli ingredienti nel bicchiere del frullatore ad immersione e frullate fino ad ottenere una pasta piuttosto densa. Con il frullatore in funzione aggiungete acqua fredda poco alla volta, fino alla consistenza desiderata. Volendo si può aggiungere altro succo di arancia, invece dell'acqua.</div>
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<i><br /></i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5r5wIe-G7BtXLMNTiOYpuYY2X5uSj33gIF45h8flumMiF11w29rQQGwNuBHCLi22Df3TpnKzaxTzzsRvNCsPSWgxW2h3kevWQagCjvTLAJACeBdQ4xZyJ8bAxcwU2A6pFrOLwDKLJnXM/s1600/sweet+tea+fried+chicken+ritocco+8.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5r5wIe-G7BtXLMNTiOYpuYY2X5uSj33gIF45h8flumMiF11w29rQQGwNuBHCLi22Df3TpnKzaxTzzsRvNCsPSWgxW2h3kevWQagCjvTLAJACeBdQ4xZyJ8bAxcwU2A6pFrOLwDKLJnXM/s400/sweet+tea+fried+chicken+ritocco+8.JPG" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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<b><i>Insalata di cavolo bianco e arance</i></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<b><i>con noci e semi di carvi</i></b></div>
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<b><i><br /></i></b></div>
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<i>1/2 cavolo cappuccio bianco, meglio della varità Murdoc</i></div>
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<i>1 arancia pelata al vivo</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>10/12 gherigli di noce</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 cucchiaio di semi di carvi</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>3 cucchiai di olio di noci</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 cucchiaio di aceto di mele</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>sale fino</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><br /></i></div>
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Affettate finemente il cavolo e mettetelo in una ciotola con un pizzico abbondante di sale fino. Mescolatelo bene con le mani assicurandovi che il sale sia uniformemente distribuito e lasciate da parte per almeno mezz'ora, mescolando di tanto in tanto.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Ricavate gli spicchi dall'arancia riservando il succo, che unirete all'olio di noci e all'aceto di mele per farne una vinaigrette.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Sminuzzate grossolanamente le noci. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
In un padellino antiaderente versate i semi di carvi e fateli scaldare a fuoco medio, scuotendo spesso la padella, fino a che non saranno leggermente tostati, circa due minuti. Versateli in un mortaio e pestateli leggermente, senza ridurli in polvere. Uniteli alla vinaigrette.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Aggiungete gli spicchi di arance, la vinaigrette ai semi di carvi e le noci sminuzzate al cavolo, mescolate con cura e servite.</div>
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<br /></div>
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzXIhr_BLHmAsfRaHpV4z5ccwPJzqu-2tFJllZj_Wv_tt7gwnNloIkV5YvN5CAahy3pCvQVD_MkazPHv2U3IRoHMpKATDLU-Yjxr_WgWHpKMH3b3fvMiWp2ryRYW0clMaKu8wdSxAgAzE/s1600/sweet+tea+fried+chicken+ritocco+9.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzXIhr_BLHmAsfRaHpV4z5ccwPJzqu-2tFJllZj_Wv_tt7gwnNloIkV5YvN5CAahy3pCvQVD_MkazPHv2U3IRoHMpKATDLU-Yjxr_WgWHpKMH3b3fvMiWp2ryRYW0clMaKu8wdSxAgAzE/s400/sweet+tea+fried+chicken+ritocco+9.JPG" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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Con queste ricette partecipo all' MTC n 63</div>
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IL POLLO FRITTO</div>
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di Silvia Zanetti per il blog <a href="http://www.mtchallenge.it/">MTChallenge</a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLj-UFGU2Wd6gSoUwNk3rAp67nk7PA0EfNm6OUZ_v7eteQQEPI47vqSGYSRIPcWO0avVV-wX6BdgJkxRVF4VxWQ_6aph2CL76V_O7A4dXcnoFTSsUgy1Dw9In3E75Fm-7qko84hU4VbD8/s1600/banner+pollo+fritto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="190" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLj-UFGU2Wd6gSoUwNk3rAp67nk7PA0EfNm6OUZ_v7eteQQEPI47vqSGYSRIPcWO0avVV-wX6BdgJkxRVF4VxWQ_6aph2CL76V_O7A4dXcnoFTSsUgy1Dw9In3E75Fm-7qko84hU4VbD8/s400/banner+pollo+fritto.jpg" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br />robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-5108460673285221532017-02-21T23:58:00.000+01:002017-02-26T20:36:17.983+01:00Pollo fritto con salsa al buttermilk, collard greens e cornbread muffins<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXtUqpgbMg6IipTSzJPmfvVi0A3s-ybIlHeEcFqAzh0_UH8kimkP0svuufA_nElFEA8YPqiLtfsCyzrUd9M0ukFQ3qZu9S77VjvL0_x3UJksbdKglWkPnZUN-V5XcAzXJ3Gc8KnqBXH5g/s1600/ritocco+5.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="414" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXtUqpgbMg6IipTSzJPmfvVi0A3s-ybIlHeEcFqAzh0_UH8kimkP0svuufA_nElFEA8YPqiLtfsCyzrUd9M0ukFQ3qZu9S77VjvL0_x3UJksbdKglWkPnZUN-V5XcAzXJ3Gc8KnqBXH5g/s640/ritocco+5.JPG" width="640" /></a></div>
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<br /></div>
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Ed è di nuovo<a href="http://www.mtchallenge.it/"> MTC. </a>Dopo aver saltato due sfide di fila, eccomi di nuovo in gara e con una ricetta fantastica, proprio una di quelle ricette del genere:</div>
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"machevadaafarsifriggereancheladietatantoormaipeggiodicosì...."</div>
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Sto parlando del <a href="http://www.mtchallenge.it/2017/02/05/mtc-n-63-la-ricetta-della-sfida/">Pollo Fritto</a>, proposto dalla nostra Silvia Zanetti, vincitrice della sfida sui Macarons. Silvia non ha un blog, a riprova che avere un blog non serve per partecipare all'MTChallenge. E nemmeno per vincerlo! </div>
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</div>
<a name='more'></a><br /><br />
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Non mi vergogno a dire che io il pollo fritto fino ad ora, non l'avevo mai fatto in casa. O meglio, avevo sempre fatto solo la ricetta della mia mamma: tocchetti di petto prima infarinati e poi passati nell'uovo sbattuto. Lo so, una tecnica insolita, ma vi assicuro che il risultato è notevole, tanto da non avermi mai fatto venire il desiderio di provare qualcosa di diverso. Il pollo fritto oggetto di questa sfida, invece, l'ho sempre solo mangiato nei ristoranti della famosa o famigerata catena americana di fast food e un numero di volte che sta sulle dita di una mano. Però la prima volta me la ricordo bene, perché fu durante il nostro secondo viaggio negli USA, quando girammo il South West accompagnati da una terribile ed insolita ondata di freddo polare, tanto da farci decidere di interrompere il giro dei parchi nazionali e dirigerci verso il sole della California, per poi trovare il gelo anche là. Che sfortuna! Ma non tutto il male viene per nuocere, perchè uno dei ricordi più vividi che ho di quel viaggio è proprio la neve che cade dai rami degli altissimi alberi del Sequoia National Park in una cascata di cristalli scintillanti illuminati da un improvviso raggio di sole. Quello e il gigantesco secchiello rosso di KFC che ci siamo sbafati nella camera del motel di Sedona, dove ci eravamo rifugiati per sfuggire ad una tempesta di neve con fiocchi grossi come una mano che si spiattellavano sul parabrezza dell'auto con una frequenza che i tergicristallo non riuscivano a contrastare. Ci siamo divertiti un sacco, sentendoci come i personaggi di un film "on the road". </div>
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Ma basta con i ricordi di viaggio. Veniamo alle cose serie. Dato che mi trovavo per la prima volta alle prese con questa ricetta, per il primo tentativo ho deciso di non scostarmi troppo dalle indicazioni date da Silvia nel suo dettagliatissimo post. Anzi, direi che le ho seguite alla lettera e non ne sono minimamente pentita. Marinatura nel buttermilk, quindi, seguita da infarinatura per alcuni pezzi e panatura per gli altri. Anche per la salsa e il contorno sono rimasta sul classico stile della cucina del Sud degli Stati Uniti: salsa al buttermilk, collard greens e cornbread muffins, con il buttermilk anche quelli. Del resto avevo da smaltire tutto quello rimastomi dopo aver<a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.nl/2017/02/cultured-butter-e-cultured-buttermilk.html"> fatto il burro</a>! Unica variazione personale l'ho fatta per la cottura del cavolo, che nella ricetta tradizionale prevede l'uso di pancetta affumicata e prosciutto, mentre io ho optato per una versione più leggera, visto che doveva accompagnare un piatto già robusto di suo, ed ho sostituito il maiale con le mele, ma conservando comunque la nota affumicata, che avrebbe dato la pancetta, grazie alla presenza del meraviglioso pimenton dulce ahumado, paprika dolce affumicata, regalatomi dalla Mai "Regina delle Spezie" Esteve.</div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7EMG37WuoR06zS664q2SnrJ1WxJngAZv7263GxQ06mHIRSUZc-uNArvqMVRZNjmLQ5fejVaJ30Diw46sqGjBhCsV1yxGmpF0gcp2hMRv5tJSwx66HSiTQopcLXED7AYGM3JBuVx-MdNA/s1600/ritocco+1.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7EMG37WuoR06zS664q2SnrJ1WxJngAZv7263GxQ06mHIRSUZc-uNArvqMVRZNjmLQ5fejVaJ30Diw46sqGjBhCsV1yxGmpF0gcp2hMRv5tJSwx66HSiTQopcLXED7AYGM3JBuVx-MdNA/s400/ritocco+1.JPG" width="351" /></a></div>
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<br /></div>
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<b><i>Pollo fritto </i></b></div>
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<i>Ingredienti per due</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>2 cosce con sovracosce di pollo</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>500 ml di cultured buttermilk</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>200 g di farina 0</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>200 g di pane grattugiato</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>3 uova sbattute con un pizzico di sale</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>sale fino e pepe nero</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 l di olio di girasole</i></div>
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<br /></div>
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<i><br /></i></div>
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj98p8NgbXlKAyVjzboVqI4U34bL1Skeb-TgFvDzN_y-L8Vj-ZdxzD8AojTISMaIp5_DnxfnOBonsVu4rBckxlerdTd-8fjCnIdz0PTN5fPOKSPzh9Fagw_mrXLm9K16DNs2oOabrtDlaI/s1600/ritocco+2.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj98p8NgbXlKAyVjzboVqI4U34bL1Skeb-TgFvDzN_y-L8Vj-ZdxzD8AojTISMaIp5_DnxfnOBonsVu4rBckxlerdTd-8fjCnIdz0PTN5fPOKSPzh9Fagw_mrXLm9K16DNs2oOabrtDlaI/s400/ritocco+2.JPG" width="311" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>Separate le cosce dalle sovracosce e poi dividete anche queste in due parti. Ponete tutti pezzi in una ciotola capiente e copriteli con il buttermilk. Coprite e lasciate marinare al fresco per almeno 4 ore o fino a 12 ore. Togliete i pezzi di pollo dalla marinatura e lasciateli scolare su una gratella per circa 30 minuti. </i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>Unite alla farina un cucchiaino di sale fino e una bella macinata di pepe nero e passateci i pezzi di pollo fino a che saranno completamente ricoperti. Scuotete delicatamente l'eccesso di farina e metteteli da parte. Passate la metà dei pezzi di pollo, uno alla volta, prima nell'uovo sbattuto e poi nel pangrattato. </i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>Versate l'olio in una casseruola non troppo larga, ma sufficiente a cuocere tre pezzi di pollo alla volta. Portate l'olio a 180 gradi. Se non avete un termometro, fate la prova del pezzetto di pane: mettetelo nell'olio e quando sarà ben dorato sarà il momento di immergere il pollo.</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>Cuocete prima il pollo infarinato calcolando dai 6 agli 8 minuti, a seconda della grandezza dei pezzi. Quando sarà ben cotto e dorato, scolatelo dall'olio e appoggiatelo su un piatto coperto di carta assorbente. Volendo potete trasferire i pezzi già cotti in forno a 120 gradi, per tenerli in caldo mentre finite di friggere il resto. </i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>Cuocete allo stesso modo anche i pezzi di pollo impanati nel pangrattato.</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>Potete servirlo subito, ma è ottimo anche freddo.</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeOyj8hiRvhJ5LsQFbiOezAZ7rk8_kESKQRoB4QYvT-DiioNadeYD4TkiDsc-kw2wCBtWgZO8RyYFhnT1nwsF2GkhEW6ik6OSqrb5HEyb8XXQtuOivjFNX8xX6MRhEDSC8OmB7BHjgPsw/s1600/ritocco+9-horz.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="188" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeOyj8hiRvhJ5LsQFbiOezAZ7rk8_kESKQRoB4QYvT-DiioNadeYD4TkiDsc-kw2wCBtWgZO8RyYFhnT1nwsF2GkhEW6ik6OSqrb5HEyb8XXQtuOivjFNX8xX6MRhEDSC8OmB7BHjgPsw/s640/ritocco+9-horz.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<b><i>Salsa al buttermilk</i></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>100 ml di <a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.nl/2017/02/cultured-butter-e-cultured-buttermilk.html">cultured buttermilk</a></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>100 ml di olio di mais</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>50 ml di olio d'oliva</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 cucchiaino di aneto tritato</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 cucchiaino di erba cipollina tritata</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 cucchiaio di succo di limone</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>2 cucchiai di yogurt greco</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>sale e pepe bianco</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>Versate il buttermilk e metà olio di mais nel bicchiere del frullatore a immersione ed emulsionateli fino a formare una crema. Con il frullatore in funzione unite a filo anche il resto dell'olio e il succo di limone. Trasferite la crema in una ciotola e unite il resto degli ingredienti. Salate e pepate a piacere. Questa salsa ci guadagna in gusto e consistenza se preparata con un giorno di anticipo. Versatela in un barattolo di vetro a chiusura ermetica e tenetela in frigorifero fino al momento di utilizzarla. Servitela con delle fettine di spring onion fresco o in alternativa la parte chiara delle foglie di cipollotto.</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinEI7IqUsH6o_u6TK9KcttGw9ILTLEkUXPcDmBAPt302r_v1yw8_Q55UTh5iw33u64SFRtdOocYUloEJMr81Tbxpwoaor-wuh5ewzMruD4AGimYCqv06STK3T7JV1prd3WfJwkg3jScqI/s1600/ritocco+7.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="273" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinEI7IqUsH6o_u6TK9KcttGw9ILTLEkUXPcDmBAPt302r_v1yw8_Q55UTh5iw33u64SFRtdOocYUloEJMr81Tbxpwoaor-wuh5ewzMruD4AGimYCqv06STK3T7JV1prd3WfJwkg3jScqI/s400/ritocco+7.JPG" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<b><i>Light Collard Greens</i></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<b><i><br /></i></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>500 g di cavolo a foglia o di verza, privato della costa centrare </i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>e tagliato a strisce non troppo sottili</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 cipolla affettata</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 scalogno affettato</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 spicchio di aglio tritato</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>4 cucchiai di olio evo</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>2 cucchiaini di paprika dolce affumicata</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>500 ml di brodo vegetale</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 mela pink lady sbucciata e tagliata a dadini </i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 cucchiaio di zucchero muscovado chiaro</i></div>
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<i>2 cucchiai di aceto di mele</i></div>
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<i>sale e pepe</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>Versate l'olio in una casseruola dal fondo spesso, meglio se di ghisa. Fatelo scaldare bene e poi unite la cipolla e lo scalogno affettati non troppo finemente. Lasciate stufare a fuoco dolce per una decina di minuti senza far prendere colore. Aggiungete anche l'aglio tritato e fate cuocere ancora per qualche minuto. Unite un cucchiaino di paprika, mescolando per distribuirla bene e lasciate insaporire per un minuto. Unite anche le strisce di cavolo, un generoso pizzico di sale, una macinata di pepe e il resto della paprika. Mescolate delicatamente e aggiungete anche il brodo. Coprite e fate cuocere a fuoco dolce per almeno un'ora fino a che il cavolo sarà tenero. Aggiungete lo zucchero e l'aceto, mescolate e lasciate cuocere per un paio di minuti. Con un mestolo forato, togliete il cavolo dalla pentola e versate i dadini di mela nella casseruola. Lasciate stufare la mela nel fondo di cottura per circa cinque minuti, poi aggiungete anche il cavolo, mescolando e lasciandolo insaporire ancora un paio di minuti. Servite subito spolverizzato di paprika.</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjFLx347dRmc0kmY9KsWD_lCHLX9c4HWz3vqZuRXcBOgj8zee6QjlP0zUwazfbNHK2cPKzDxIYpZ8hzzugscI7YbwLmM6-cWwrCueI2hIRrd2d7jP59VPKpvrRg9Fz5afCXU7yH6TS6aY/s1600/ritocco+6.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjFLx347dRmc0kmY9KsWD_lCHLX9c4HWz3vqZuRXcBOgj8zee6QjlP0zUwazfbNHK2cPKzDxIYpZ8hzzugscI7YbwLmM6-cWwrCueI2hIRrd2d7jP59VPKpvrRg9Fz5afCXU7yH6TS6aY/s400/ritocco+6.JPG" width="400" /></a></div>
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<b><i>Buttermilk cornabread muffins</i></b></div>
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<i>Ingredienti per 6/8 muffins</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>75 g di farina di mais fioretto, anche bianca</i></div>
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<i>75 g di farina 0</i></div>
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<i>1 cucchiaino di lievito per torte salate</i></div>
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<i>1/2 cucchiaino di bicarbonato</i></div>
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<i>1 uovo sbattuto</i></div>
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<i>180 ml di <a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.nl/2017/02/cultured-butter-e-cultured-buttermilk.html">cultured buttermilk</a></i></div>
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<i>60 ml di miele</i></div>
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<i>2 cucchiai di olio di mais</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>In una ciotola setacciate gli ingredienti secchi. In un'altra ciotola mescolate gli ingredienti liquidi. Con delicatezza unite i liquidi ai secchi, mescolando quel tanto che basta ad amalgamarli. </i></div>
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<i>Versate l'impasto in una teglia da muffin imburrata e infarinata, avendo cura di riempire le cavità per 2/3. Cuocere in forno a 175 gradi per 20 o 25 minuti, fino a quando i muffins saranno leggermente dorati. Toglieteli dal forno, lasciateli riposare cinque minuti nella teglia e poi sformateli e metteteli a intiepidiri su una gratella. Serviteli ancora tiepidi, magari accompagnati con dell'ottimo cultured butter fatto in casa.</i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmYCmtBwtKMSpjqnoBRtyxnAR824Tyy-FNzK4NIWQ2G3AOCyNyGZWP_KdH4NWIDsTJJrmMLxRIwGZHiIB3Clig8Xh1RsOEd5UDOxHsPCAqZhNgebzhpMdcRf4o9sZaOWV9CPGiOlWd8gY/s1600/IMG_2282.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmYCmtBwtKMSpjqnoBRtyxnAR824Tyy-FNzK4NIWQ2G3AOCyNyGZWP_KdH4NWIDsTJJrmMLxRIwGZHiIB3Clig8Xh1RsOEd5UDOxHsPCAqZhNgebzhpMdcRf4o9sZaOWV9CPGiOlWd8gY/s400/IMG_2282.JPG" width="400" /></a></div>
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Tutte queste ricette partecipano all'MTC n 63</div>
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<a href="http://www.mtchallenge.it/2017/02/05/mtc-n-63-la-ricetta-della-sfida/">IL POLLO FRITTO</a></div>
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di Silvia Zanetti e del blog MTChallenge</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivqVWGDbjRO2A1csfWKcMxvOAUErIz_XBZCLJaliZUvf4TGPeeOzd9tONtDRW7E7PGRsQ_UHTryJk1t4nLgX3hnVpwq48yBG328WWZmHrQk5tSV2B5Yq1Fy2D0ty9Z1-tX9cbXgybjjn0/s1600/banner+pollo+fritto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="190" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivqVWGDbjRO2A1csfWKcMxvOAUErIz_XBZCLJaliZUvf4TGPeeOzd9tONtDRW7E7PGRsQ_UHTryJk1t4nLgX3hnVpwq48yBG328WWZmHrQk5tSV2B5Yq1Fy2D0ty9Z1-tX9cbXgybjjn0/s400/banner+pollo+fritto.jpg" width="400" /></a></div>
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<br />robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com20tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-25783929647328680312017-02-17T21:27:00.000+01:002017-02-17T23:10:19.733+01:00Cultured butter e cultured buttermilk fatti in casa <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjifvDHUSUtOSWTsrvB8HyCHJnIJj3SqkOMRL8eeQUxBSyFhJUtifdjyNASgSrlcGX8H_8HPv1mT8vhZWSgCcY6IuUS8PUkCIqIAqhLlzddNyO6IpQ8MQW4TL4MXtAB-wqxIrIndiFrdvg/s1600/IMG_2125.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjifvDHUSUtOSWTsrvB8HyCHJnIJj3SqkOMRL8eeQUxBSyFhJUtifdjyNASgSrlcGX8H_8HPv1mT8vhZWSgCcY6IuUS8PUkCIqIAqhLlzddNyO6IpQ8MQW4TL4MXtAB-wqxIrIndiFrdvg/s640/IMG_2125.JPG" width="425" /></a></div>
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Ma cosa cavolo è questo buttermilk che salta fuori ogni due per tre dalle ricette americane e inglesi? Se lo traduciamo letteralmente è logico pensare che sia l'equivalente del nostro latticello, cioè quel siero che rimane quando si fa il burro. Solo che se usassimo questo liquido nelle ricette che richiedono il buttermilk, probabilmente non avremmo il risultato sperato, perché in realtà, oggi giorno, con il termine buttermilk si intende un particolare latte scremato addizionato di fermenti lattici che lo rendono molto più simile ad uno yogurt poco denso, piuttosto che al latticello derivante dalla trasformazione della panna in burro. Proprio la sua moderata acidità, lo rende particolarmente adatto ad essere impiegato nelle ricette che utilizzano il bicarbonato di sodio come agente lievitante: senza entrare troppo nel dettaglio, la reazione chimica provocata dall'unione dei due ingredienti, dona al prodotto finito particolare sofficità e leggerezza. </div>
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Quindi come si chiama il latticello in inglese? Si chiama buttermilk, ovviamente, come altro dovrebbe chiamarsi secondo voi? Ma allora buttermilk è sia il latte fermentato che il latticello? E ma che confusione!! Vero, ma è presto spiegato il motivo. Fino alla fine del 1800 le abitazioni non erano dotate di frigoriferi o di qualsivoglia altro sistema di raffreddamento dei cibi. Il latte e la panna conservati a temperatura ambiente fermentavano in fretta, con il risultato che molto spesso il burro veniva prodotto con della panna già leggermente inacidita. Fino a quel momento, quindi, con il termine buttermilk si poteva intendere sia il latticello, acquoso e dolce, derivante dalla produzione di burro con panna freschissima, sia quel liquido più denso e leggermente acido derivante dalla lavorazione di panna già fermentata, sia, ancora, il latte fermentato naturalmente. Va detto che all'epoca pochi badavano all'equivoco, dato che in ogni caso, dolce o acido che fosse, il buttermilk veniva scartato o al limite utilizzato nell'alimentazione degli animali da cortile o dei maiali. Solo le persone estremamente povere e gli schiavi usavano cibarsene.</div>
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Questo fino verso la metà del XIX secolo e precisamente nel 1846, quando la ditta Church & Co. cominciò a distribuire il bicarbonato di sodio con il nome di baking soda e a promuoverne l'utilizzo per la realizzazione di pani a lievitazione istantanea. Il nuovo prodotto era più affidabile e veloce del vecchio lievito, ma aveva bisogno della presenza di un acido per compiere la sua magia, quindi si raccomandava l'uso di sour milk ( latte acido ) o di buttermilk, come attivatore. Fu così che quello che fino ad allora era stato considerato un prodotto di scarto venne promosso al rango di ingrediente di cucina. </div>
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In quegli stessi anni, l'America vedeva un sempre maggior flusso di immigranti provenienti da ogni parte del vecchio continente e pare verosimile che proprio alcuni di loro, come gli Ebrei Ashkenaziti provenienti dall'Europa orientale, abbiano introdotto nel Paese l'abitudine ad assumere quotidianamente il buttermilk come bevanda rinfrescante. Non è da sottovalutare il fatto che la presenza e l'azione dei fermenti lattici lo rende più digeribile del latte e quindi adatto anche a chi soffre di intolleranza al lattosio. Perché anche i non immigrati superino la loro diffidenza, però, bisogna aspettare il 1901 e la pubblicazione di uno studio del biologo russo Elie Metchnikof, il quale sosteneva che la longevità delle popolazioni balcaniche fosse attribuibile proprio all'abitudine di consumare quotidianamente del latte acido. Di li'a poco, nel suo sanitario di Battle Creek, il medico olistico, nonché entusiasta sostenitore dei cereali da colazione, John Harvey Kellog iniziò a servire un latte artificialmente inacidito che andava sotto l'accattivante dicitura di Bulgarian Buttermilk.</div>
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Nel frattempo la refrigerazione domestica aveva fatto passi da gigante e di conseguenza era sempre più raro che il latte fermentasse naturalmente. Così le imprese del settore caseario, individuando una nicchia di mercato ancora scoperta, cominciarono a produrre latte inoculato di fermenti e a commercializzarlo intorno al 1920 con il nome di buttermilk. Questo latte scremato addizionato di fermenti lattici assomigliava molto a quello che si può acquistare ancora oggi in ogni supermercato, anche se a partire dagli anni '60 le vendite sono calate a favore del piú cremoso yogurt. Oggi spesso si chiama cultured buttermilk, per sottolineare che si sta acquistando non del latticello, ma del latte addizionato di fermenti.</div>
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E cosa è successo al latticello? Quello ormai rimane a disposizione solo di piccoli produttori o addirittura di produttori casalinghi. L'industria casearia preferisce disidratare il siero rimanente dopo la lavorazione della panna e venderlo all'industria di trasformazione alimentare come additivo. </div>
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Da quando vivo in Olanda, il buttermilk, che qui si chiama karnemelk, ha smesso di essere quell'oscuro oggetto del desiderio culinario che era quando ancora abitavo in Italia. Qui è molto diffuso e venduto in ogni supermercato o negozio di alimentari. Però ormai un po' mi conoscete e sapete che se c'è una sola possibilità di produrre in casa un alimento, io la colgo e la preferisco al semplice acquisto del prodotto confezionato industrialmente. </div>
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Così ho fatto le mie ricerche e ho scoperto che ancora oggi si può produrre un burro di panna fermentata. Se si ha la fortuna di trovare della panna cruda freschissima, si può molto semplicemente lasciarla a temperatura ambiente per 24 ore affinché inacidisca naturalmente, ma se, come è più probabile, ci si deve accontentare della panna pastorizzata che si trova al supermercato, meglio affidarsi ad un innesto di fermenti lattici. Io ho utilizzato del karnemelk che ho acquistato al mercato biologico insieme alla panna fresca, ma anche lo yogurt, purchè di ottima qualità e freschissimo, va bene a questo scopo. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMgwiaUqeF6EGbXfC9G_FldJvbyngH_KMtzQYSPtc6uGBY3DXXRbSpHMY9W02qJvQdW4mpSfj22Xo74reTVFvIFaSn18IuYiLCybN-4rZz_6O_vIz_G5zNKxEHqIFI9j3hzhcfaqvwIKk/s1600/cultured+buttermilk+ritocco+2-horz.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="164" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMgwiaUqeF6EGbXfC9G_FldJvbyngH_KMtzQYSPtc6uGBY3DXXRbSpHMY9W02qJvQdW4mpSfj22Xo74reTVFvIFaSn18IuYiLCybN-4rZz_6O_vIz_G5zNKxEHqIFI9j3hzhcfaqvwIKk/s640/cultured+buttermilk+ritocco+2-horz.jpg" width="640" /></a></div>
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A 800 ml di panna, ho aggiunto 100 ml di karnemelk, sostituibili con 100 ml di yogurt oppure 50 ml di yogurt e 50 ml di latte intero. Ho versato la miscela in un barattolo di vetro, precedentemente sterilizzato, da 1,2 l di capacità. Ho chiuso il barattolo e l'ho agitato non troppo energicamente per circa un minuto. Poi l'ho avvolto in un panno scuro e l'ho posizionato vicino ad un termosifone. In alternativa si può mettere il barattolo in un luogo buio e tiepido: una temperatura intorno ai 24 gradi centigradi sarebbe l'ideale. A seconda della temperatura dell'ambiente e della qualità dei prodotti, 12 o 18 ore dovrebbero essere sufficienti. Se la fermentazione è iniziata correttamente, la panna si presenterà più densa e piacevolmente e delicatamente acida. A me ci sono volute circa 18 ore. Ho quindi trasferito il contenitore in frigorifero per un paio di ore e poi ho versato la panna fermentata nella ciotola della planetaria e ho iniziato a montarla con la frusta a filo. Dopo meno di due minuti la parte grassa ha cominciato a separarsi dal siero che ha una consistenza effettivamente molto più densa e cremosa del normale latticello. Ancora pochi secondi e il burro era formato. Ho versato tutto in un colino a maglie fitte, raccogliendo il cultured buttermilk in una ciotola. Ho rimesso la massa grassa nella ciotola della planetaria premendola bene contro i bordi con una spatola di legno per far uscire tutto il siero che ho poi unito a quello già raccolto. Ho versato abbondante acqua freddissima e ho continuato a schiacciare il burro con la spatola, premendolo bene contro i bordi della ciotola per eliminare quanto più siero possibile: questa operazione è molto importante, perchè permette una migliore conservazione del burro. Ho ripetuto il lavaggio altre due volte, fino a quando l'acqua è risultata trasparente. Ho trasferito il burro sul piano di lavoro, l'ho tamponato con un panno sterile e l'ho diviso in due panetti di 150 g l'uno che ho poi avvolto in carta da forno. Uno l'ho lasciato in frigorifero e lo userò nei prossimi giorni. L'altro l'ho riposto in freezer, dove si conserva fino a due mesi. Il buttermilk, circa 600 ml abbondanti, l'ho travasato in bottigliette pulitissime e messo in frigorifero. Va consumato entro una settimana, ma dubito che durerà tanto. </div>
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Il burro non ha nessuna acidità, ma un delicatissimo sapore di formaggio che ricorda un po' il burro di malga. Il buttermilk così ottenuto ha una piacevolissima nota acida ed una cremosità incredibile, molto meglio di quella del prodotto confezionato che è realizzato con latte scremato.</div>
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Volendo si può utilizzare come innesto per far fermentare altra panna e dare così inizio ad un ciclo di produzione di cultured butter e cultured buttermilk praticamente senza fine. </div>
<br />robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-87997950664778826092016-10-24T14:30:00.001+02:002017-02-17T23:10:44.292+01:00Cantar de Mio Cid(ro) per l'MTC n° 60 della Bella Catalana <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgL6d3ox2Sjrt_l7qghyphenhyphenoOkZox5AHkPZVxB4IcEXVRRwM3Xl_PO36Q4md0RI6uq38p86uzN58QS-gosmzC3n57mubJVwAWFzm0SxJKZUDH9Y-PqbaM5o3l4qJohqYgMtLmrJMldcvgBizc/s1600/Tapas+ritocco+del+ritocco.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="430" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgL6d3ox2Sjrt_l7qghyphenhyphenoOkZox5AHkPZVxB4IcEXVRRwM3Xl_PO36Q4md0RI6uq38p86uzN58QS-gosmzC3n57mubJVwAWFzm0SxJKZUDH9Y-PqbaM5o3l4qJohqYgMtLmrJMldcvgBizc/s640/Tapas+ritocco+del+ritocco.JPG" width="640" /></a></div>
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Io sono sempre felice ed emozionata quando a vincere l'MTC è una delle mie amiche più care. Al momento della proclamazione saltello ululo e piango di gioia. Nei giorni successivi fremo ancora più del solito dall'impazienza di scoprire quale sarà la ricetta della sfida. Poi però l'ansia da prestazione, sempre a livelli altissimi, sale oltre il limite di guardia e tutto si complica, perché il desiderio di onorare al meglio la gara voluta da una persona a me cara esaspera la mia insicurezza e il mio senso di inadeguatezza. Questa volta non è stato diverso e con il passare dei giorni le idee diminuivano in numero e aumentavano in confusione. L'iniziale emozionata felicità con la quale ho salutato la vittoria di <a href="http://ilcoloredellacurcuma.blogspot.nl/">Mai</a>, la Bella Catalana mia, è stata sostituita dal dubbio e dalla paura di non farcela e di dove passare a malincuore. </div>
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Il fatto è che io non sono mai stata in Spagna e non ho mai mangiato le famosissime <a href="http://www.mtchallenge.it/2016/10/05/mtc-60-la-ricetta-della-sfida/">Tapas</a>. Escludiamo pure la settimana a Formentera di un trilione di anni fa, prima, ultima e unica esperienza in un villaggio turistico e per giunta con cucina tipica tedesca o almeno credo...E sì lo so che le tapas ormai le servono in qualunque bar situato tra i due Poli, ma io non le ho mai ordinate, così come non mi verrebbe in mente di ordinare le lasagne in Norvegia. E sì lo so che sotto il termine Tapas ormai si può trovare qualunque cosa, come succede per la pizza o per le crepes, ma non avere riferimenti e termini di paragone originali per me è un po' come camminare ad occhi bendati. </div>
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Poi qualcuno, che non nomineremo qui, ha anche pensato di aggiungere il solito carico da undici questa volta sotto forma di "filo conduttore", ovverosia un elemento che leghi tra loro le tre ricette che sono oggetto della sfida:<a href="http://www.mtchallenge.it/2016/10/05/mtc-60-la-ricetta-della-sfida/"> Tapas, Pinchos e Montaditos</a>. Olè!</div>
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Quindi, non solo non avevo la più pallida idea di cosa fare e di come farlo, ma dovevo pure dare alla cosa un tema, un significato, una ragione di essere proprio così come l'avrei fatta. Ma fatta cosa? Come? Perché?</div>
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Poi finalmente, una luce si è accesa nel buio e no, non era quella del frigorifero mentre furtivamente sottraevo l'ultima fetta di torta in preda ad un attacco di fame notturna da ansia, era proprio un'illuminazione, un'epifania: IL SIDRO! Il NOSTRO sidro! <a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.nl/2015/11/il-nostro-sidro.html">Questo QUI</a>!</div>
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A questo punto la sola difficoltà è stata dover scegliere "solo" tre ricette da fare con il sidro, ingrediente versatile quanto e forse anche più del vino in cucina. Alla fine ho deciso per una crema di pastinaca al sidro per la ricetta delle Tapas, da servire in una miniporzione accompagnata da pancetta abbrustolita, mele spadellate e crostini. I Pinchos sono costituiti da agnello marinato nel sidro, cotto alla griglia e poi alternato sugli spiedini a rutabaga e barbabietola arrostite in padella e accompagnati da una salsa barbecue al sidro aromatizzata dal cardamomo nero. Infine i Montaditos sono delle frittelle al sidro profumate al pepe rosa, imbottite di magret de canard séché e sormontate di Selles sur Cher, un formaggio di capra affinato nella cenere, e fichi freschi. Il tutto abbondantemente annaffiato da una caraffa di sidro secco frizzante e ben freddo.</div>
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Il sidro, che come tutti sanno è una sorta di vino poco alcolico ricavato dalla fermentazione delle mele, può essere secco, semi secco o dolce così come fermo, mosso o decisamente frizzante. Noi che lo produciamo artigianalmente non facciamo fatica ad averne di ogni tipo: ancora non ho ben capito come funzioni la cosa, ma sta di fatto che ogni bottiglia è diversa dall'altra. Per la crema di pastinaca, la marinatura dell'agnello e la salsa barbecue ho scelto un sidro fermo e molto secco. Per le frittelle, invece, ho preferito un sidro frizzante semi secco, per sfruttare l'anidride carbonica come agente lievitante ed avere così delle frittelle gonfie e leggere. Ovviamente mele e fichi sono quelli dei nostri alberi, il pane dei crostini per la crema è fatto in casa usando la feccia del sidro (cioè quello che rimane sul fondo del fusto dopo la prima lievitazione) al posto del lievito e anche il magret de canard è fatto in casa e potete farlo anche voi seguendo<a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.nl/2013/07/le-perigord-et-ses-salades.html"> la ricetta che trovate qui</a>. Del Selles sur Cher, invece, che è uno dei miei formaggi francesi preferiti, parlo diffusamente <a href="http://roberta-lavaligiasulletto.blogspot.nl/2014/03/comment-voulez-vous-gouverner-un-pays.html">qui</a> e <a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.nl/2014/03/souffle-di-selles-sur-cher-con-crema-di.html">qui</a>. </div>
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Un'ultima parola la devo a Mai, e non solo a lei, per quanto riguarda il titolo: ovviamente si rifà alla leggenda di El Cid Campeador narrata nel poema epico Cantar de Mio Cid. Non avendo, come dicevo prima, un ricordo personale da collegare alla Spagna ho ripescato dall'era presitorica della scuola media le lezioni di epica dell'adorabile suor Marcellina, trovando anche le fortunate coincidenze dell'assonanza del nome Cid che si pronuncia Sid e delle origini di Rodrigo Diaz de Vivar, detto El Cid, che nacque nelle vicinanze di Burgos, nelle Asturie, che guarda caso e' anche la regione della Spagna tradizionalmente vocata alla produzione di sidro. C'è addirittura un rituale locale legato al consumo di questa bevanda. In primo luogo il mescitore deve saper far cadere il sidro dall'alto, tenendo la bottiglia al di sopra della sua testa e centrando abilmente il bicchiere tenuto con l'altra mano più in basso possibile: l'impatto risveglia l'anidride carbonica scatenando un'allegra effervescenza. Il sidro va quindi bevuto immediatamente, in un sol sorso, ma avendo l'accortezza di lasciarne qualche goccia sul fondo del bicchiere che andrà poi rovesciata per terra, prima di pulire il bordo del bicchiere per poi passarlo al vicino compagno di bevuta. Pare che questa usanza derivi da una tradizione celtica che ha come scopo ridare alla terra parte di ciò che le appartiene e che ci ha donato.</div>
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Ma bisogna dire che El Cid era tutto fuorché catalano e allora per omaggiare la terra della mia cara Mai ecco a voi una chicca in musica</div>
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<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/XLMcDGzy0_g/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/XLMcDGzy0_g?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
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E quindi ora non resta che lasciare la parola alle ricette delle tapas, dei pinchos e dei montaditos per l'MTC 60 di Mai "Bella Catalana" Esteve, autrice del coloratissimo blog <a href="http://ilcoloredellacurcuma.blogspot.nl/">Il colore della curcuma.</a></div>
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<b><i>Tapas di Crema di Pastinaca al Sidro</i></b></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbi_NS32H2jDIIE2UPqxw21Q_tSrgppXyIzRMeo0FmcfEUaeQhUMVwX7H2r9c7rpj-x_yWSGhHN3YG6BDjjAE7VmZf87M_8NtU9aNx6IaOiDWy48J3Y0zvaKGCgKXF5CdarzOUnqrS_7E/s1600/Tapas+ritocco+due.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbi_NS32H2jDIIE2UPqxw21Q_tSrgppXyIzRMeo0FmcfEUaeQhUMVwX7H2r9c7rpj-x_yWSGhHN3YG6BDjjAE7VmZf87M_8NtU9aNx6IaOiDWy48J3Y0zvaKGCgKXF5CdarzOUnqrS_7E/s400/Tapas+ritocco+due.JPG" width="266" /></a></div>
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<i>Ingredienti per 4 </i></div>
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<i>2 cucchiai di grasso di anatra</i></div>
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<i>1 spicchio di aglio</i></div>
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<i>1 porro</i></div>
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<i>500 g di pastinaca</i></div>
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<i>250 ml di sidro secco</i></div>
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<i>500 ml di brodo vegetale o di pollo</i></div>
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<i>1 rametto di timo</i></div>
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<i>50 ml di panna liquida</i></div>
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<i>sale marino e pepe nero macinato fresco</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>Fate fondere il grasso in una casseruola, aggiungete lo spicchio di aglio schiacciato e il porro affettato sottile, salate pochissimo e lasciate stufare a fuoco dolce e pentola scoperta per circa cinque minuti. Nel frattempo pelate le pastinache, dividetele a spicchi per la lunga ed eliminate il torsolo centrale, che è legnoso e darebbe anche un gusto troppo forte alla crema. Tagliatele a cubetti, versatele nella casseruola e lasciate insaporire per cinque minuti, aggiungendo anche il timo, un pizzico di sale e una macinata di pepe. Versate quindi il sidro, lasciate prendere il bollore e aggiungete anche il brodo, meglio se caldo. </i></div>
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<i>Fate cuocere a fuoco dolce per circa 30 minuti o fino a quando la pastinaca sarà tenera e ben cotta. Frullate con un frullatore ad immersione aggiungendo, se necessario, altro sidro o brodo, ma avendo l'accortezza di mantenere una certa consistenza.</i></div>
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<i>Unite anche la panna, aggiustate di sale e pepe e riportate al fuoco, ma senza far bollire la crema.</i></div>
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<i>Servite subito accompagnata da pezzetti di pancetta rosolata, crostini di pane e cubetti di mela cotti pochi minuti in padella con poco burro.</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i><b>Pinchos di Agnello marinato nel Sidro</b></i></div>
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<i><b>con Rutabaga e Barbabietola</b></i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIUga_h9MZwWiOTu-Eo40waRWJy6Z4OtHKk-Es0dwQIIBkMNla0CW4VLmgECHnbQ1TtSfvBs-DvQ-dWogYL-NLBoWsCGHNNyQJla5MCbqFyLKYhk9Hj5qWBtZNJWHDZNaoMdH9q5DktVI/s1600/Tapas+ritocco+tre.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="295" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIUga_h9MZwWiOTu-Eo40waRWJy6Z4OtHKk-Es0dwQIIBkMNla0CW4VLmgECHnbQ1TtSfvBs-DvQ-dWogYL-NLBoWsCGHNNyQJla5MCbqFyLKYhk9Hj5qWBtZNJWHDZNaoMdH9q5DktVI/s400/Tapas+ritocco+tre.JPG" width="400" /></a></div>
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<i>Ingredienti per 6 spiedini</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>2 fette di sella di agnello da circa 150 g l'una</i></div>
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<i>250 ml di sidro secco e fermo</i></div>
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<i>2 cucchiai di aceto di mele</i></div>
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<i>1 spicchio di aglio</i></div>
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<i>1 scalogno tritato</i></div>
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<i>1 cucchiaino di salsa worcestershire</i></div>
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<i>1 piccola rutabaga</i></div>
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<i>1 barbabietola</i></div>
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<i>olio extravergine d'oliva</i></div>
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<i>sale e pepe</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>Preparate la marinata unendo il sidro, l'aceto, l'aglio, lo scalogno, la salsa worcestershire, 1/2 cucchiaino di sale e una macinata di pepe. Tamponate le fette di agnello con carta da cucina e immergetele nella marinata. Coprite e lasciate in frigorifero per almeno 2 ore e fino a un massimo di 6 ore.</i></div>
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<i>Lavate e asciugate la rutabaga e la barbabietola, dividetele a metà, deponete ogni metà su un pezzetto di carta forno, spolverate con un pizzico di sale, impacchettate nella carta da forno e poi nell'alluminio e fate cuocere in forno a 180° per circa un'ora. Lasciate raffreddare, pelate sia la rutabaga che la barbabietola, tagliatele a fette spesse 1,5 cm e ricavate da ogni fetta dei quadrati di circa 2 cm di lato. Ungete leggermente il fondo di una padella antiaderente e fateci dorare i pezzi di barbabietola e di rutabaga, rigirandoli delicatamente per non romperli. </i></div>
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<i>Togliete l'agnello dalla marinata, asciugatelo con carta da cucina e con un panno pulitissimo e senza tracce di detersivo. Spennellate di olio entrambi i lati delle fette e cuocetele su una bistecchiera caldissima, non più di 30 secondi per parte.</i></div>
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<i>Togliete dal fuoco, lasciate intiedipide e poi ricavate da ogni fetta dei quadrati grandi quanto quelli delle radici. Realizzate gli spiedini alternando carne, rutabaga e barbabietola. Spennellateli di olio extravergine e rimetteteli sulla bistecchiera per circa 10 secondi per ogni lato. Servite subito accompagnati dalla salsa barbecue al sidro che avrete preparato in precedenza</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i><b>Salsa barbecue al Sidro e Cardamomo nero</b></i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYc8EEWyf29XiBeD-2G0M07612j_3ZefzJSy-loabdw26kw2FkESGHNL2T97p-ZFZWSpDuIGLyjWVTq2ZLxAPybrEstCRq9Wvi_CjciJ0TrCPVF-nel_jCT1F-437tP5Yo58HbAX1wZds/s1600/Tapas+ritocco+quattro.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYc8EEWyf29XiBeD-2G0M07612j_3ZefzJSy-loabdw26kw2FkESGHNL2T97p-ZFZWSpDuIGLyjWVTq2ZLxAPybrEstCRq9Wvi_CjciJ0TrCPVF-nel_jCT1F-437tP5Yo58HbAX1wZds/s400/Tapas+ritocco+quattro.JPG" width="291" /></a></div>
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<i>250 ml di sidro secco</i></div>
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<i>250 ml di passata di pomodoro</i></div>
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<i>2 cucchiai di aceto di mele</i></div>
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<i>1 cucchiaino di semi di senape gialla</i></div>
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<i>1 cucchiaio di melassa</i></div>
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<i>1 cucchiaio di zucchero muscovado scuro</i></div>
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<i>2 spicchi di aglio pelati e schiacciati</i></div>
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<i>1 cipolla rossa tritata finemente</i></div>
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<i>sale e pepe</i></div>
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<i>3 baccelli di cardamomo nero</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>Per prima cosa far ritirare sia il sidro che la passata di pomodoro lasciandoli sobbollire a fuoco basso per circa 25 minuti o fino a che il sidro non si sia ridotto della metà e la passata abbia preso una consistenza piuttosto densa. Mescolare spessissimo la passata per evitare che attacchi al fondo della pentola e bruci. Unire poi il sidro alla passata e al resto degli ingredienti. I baccelli di cardamomo incideteli liberando i semi prima di aggiungerli. Lasciate cuocere a fuoco dolce e pentola coperta per almeno 20 minuti o fino a quando l'aglio e la cipolla saranno tenerissimi e quasi sfatti. Volendo potete frullare la salsa, ma io ho preferito lasciarla così com'era. Eliminate i baccelli di cardamomo vuoti prima di frullare la salsa e prima di servirla, anche se non l'avrete frullata.</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i><b>Montaditos di Frittelle al Sidro</b></i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDH_io_5C8gNqsZ4MuePszaP5ZKzNMAVDtvlxixKxVCpMGOYsHmSO2xeoPMDxbQZXjqQkUaup_9gk-c9nLKJiuSEFC4h3mvxgui5OA-6a-b1YM1kjXLxo9fZctuDSVPCvF__GdO92wboo/s1600/Tapas+ritocco+cinque.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDH_io_5C8gNqsZ4MuePszaP5ZKzNMAVDtvlxixKxVCpMGOYsHmSO2xeoPMDxbQZXjqQkUaup_9gk-c9nLKJiuSEFC4h3mvxgui5OA-6a-b1YM1kjXLxo9fZctuDSVPCvF__GdO92wboo/s400/Tapas+ritocco+cinque.JPG" width="266" /></a></div>
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<i>Ingredienti per 8/10 frittelle</i></div>
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<i>1 uovo medio</i></div>
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<i>125 g di farina bianca</i></div>
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<i>4 grani di pepe rosa pestati</i></div>
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<i>150 ml circa di sidro frizzante semi secco o secco</i></div>
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<i>sale</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>Sbattete l'uovo con un pizzico di sale e il pepe rosa, unite la farina setacciata e mescolate per far assorbire l'uovo, poi aggiungete il sidro poco per volta fino a formare una pastella non troppo liquida.</i></div>
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<i>Versate il composto a cucchiaiate nell'olio bollente, rigirando le frittelle e lasciando cuocere fino a che non saranno dorate su entrambi i lati. Togliete dalla padella e fate asciugare su carta assorbente. Dividete ogni frittella a metà. Disponete su una metà due o tre fettine di magret de canard o altro salume, coprite con l'altra metà e finite con un triangolino di formaggio di capra e mezzo fico fresco, se sono piccoli come i miei, o solo uno spicchio se sono di dimensioni normali.</i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmkal99GVXnVB0agcy7dtO1wMNBuaKgmDi1TxJqNYWE_RWIQ-NeZMlGd8GsAm66POHwEfq7xy4LJwTrM-tVhmTCW_JYyKdz5JvAAvdVZQPAfaM_RBTqzvWCLHYoOxD9hWeuBlfzRTnHTA/s1600/Tapas+ritocco+sei.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmkal99GVXnVB0agcy7dtO1wMNBuaKgmDi1TxJqNYWE_RWIQ-NeZMlGd8GsAm66POHwEfq7xy4LJwTrM-tVhmTCW_JYyKdz5JvAAvdVZQPAfaM_RBTqzvWCLHYoOxD9hWeuBlfzRTnHTA/s400/Tapas+ritocco+sei.JPG" width="400" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiM97RaPkFAa04sLggmVQFNPDedIFOHYNA2_D9PqEFQGfbrCo3zbEABNRZ1bC2GrqCa63S4c1SBgHnICTKuYUokhK-QAnxP0ggN5JR0oL52OWm8vUiP_5_KIHpK3TqJtqzvGxlhu66yozk/s1600/Tapas+ritocco+sette.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiM97RaPkFAa04sLggmVQFNPDedIFOHYNA2_D9PqEFQGfbrCo3zbEABNRZ1bC2GrqCa63S4c1SBgHnICTKuYUokhK-QAnxP0ggN5JR0oL52OWm8vUiP_5_KIHpK3TqJtqzvGxlhu66yozk/s400/Tapas+ritocco+sette.JPG" width="400" /></a></div>
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Con queste ricette partecipo all'<a href="http://www.mtchallenge.it/2016/10/05/mtc-60-la-ricetta-della-sfida/">MTC n° 60 </a></div>
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in collaborazione con Mai Esteve del blog<a href="http://ilcoloredellacurcuma.blogspot.nl/2016/10/per-questo-mtc-se-va-de-tapas_5.html"> Il colore della Curcuma</a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjeFoyIdrsXAzqH-jiqX3I9Ue2M0qN5kFdwlWgrawiLHs1BUF61GzocivspaYUPbBvLsQOLxTuPac3hyphenhyphen0omctcIh7fqFVIo_xUE7qPeS1_XnCqAcX-a1OB1k0z2BKoiod2uHwOougLALs/s1600/banner+tapas.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="190" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjeFoyIdrsXAzqH-jiqX3I9Ue2M0qN5kFdwlWgrawiLHs1BUF61GzocivspaYUPbBvLsQOLxTuPac3hyphenhyphen0omctcIh7fqFVIo_xUE7qPeS1_XnCqAcX-a1OB1k0z2BKoiod2uHwOougLALs/s400/banner+tapas.jpg" width="400" /></a></div>
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<br />robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com40tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-46404039268946842322016-09-21T14:37:00.001+02:002017-02-17T23:11:47.325+01:00Gnocchi di patate e farina di fichi d'India con sugo di orata e cipolla di Acquaviva per l'MTC n°59 di Annarita<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRRCjv-kZlETr9r6IjkbFyu_tHonF7obPF0MB1pBVjYUCbO99IDPGNHU1eIO9EUevl8fIe42UuahqzFeKMq24DXE7_F4nSzRAuagaUlK8JxSgS91JCv99zGyfkvtLK5P09CsX5RH9BZ-U/s1600/gnocchi+ritocco+3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRRCjv-kZlETr9r6IjkbFyu_tHonF7obPF0MB1pBVjYUCbO99IDPGNHU1eIO9EUevl8fIe42UuahqzFeKMq24DXE7_F4nSzRAuagaUlK8JxSgS91JCv99zGyfkvtLK5P09CsX5RH9BZ-U/s400/gnocchi+ritocco+3.jpg" width="300" /></a></div>
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Lontana dalla mia cucina, con pochissimo tempo a disposizione e quasi nessuna voglia di cucinare, ma non potevo mancare all'appuntamento con la nuova stagione di <a href="http://mtchallenge./">MTChallenge.</a> <a href="http://www.mtchallenge.it/">http://www.mtchallenge.it/</a>Soprattutto per onorare la sfida di una delle grandi interpreti di questa gara e della cucina in genere: Annarita Rossi del bellissimo blog <a href="http://ilboscodialici.blogspot.it/">Il bosco di alici</a>. </div>
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Anche in questa occasione mi trovo a dovermi confrontare con uno dei cavalli di battaglia della mia mamma: <a href="http://www.mtchallenge.it/2016/09/05/mtc-59-la-ricetta-della-sfida/">GLI GNOCCHI!</a> I suoi sono i più dolci, soffici, morbidi e vellutati che io abbia mai mangiato. In una parola: inarrivabili. Ci ho provato più volte nel corso degli anni, riuscendo a produrre piatti più che decorosi, ma senza mai giungere ad eguagliarli.</div>
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La sua ricetta, però, l'unica che io abbia mai replicato, prevede l'uovo e anche un pizzico di lievito per torte salate nell'impasto. Questa volta, quindi, per la prima volta mi sono cimentata con gli gnocchi di sole patate e farina...e poca anche di quella, solo l'indispensabile. Fortuna ha voluto che solo pochi giorni prima della pubblicazione della ricetta della sfida n° 59, una cara amica mi regalasse inaspettatamente un sacchetto di insolita farina di fichi d'India. Io non l'avevo mai sentita nominare prima, e voi? Alla prima profonda sniffata è stato amore che, sono sicura, durerà per sempre: fiori, erbe buone, miele sono i le prime cose che il suo profumo mi ha richiamato alla mente. L'amarognolo retrogusto della farina di castagne è ciò che mi ha ricordato al primo, titubante assaggio.</div>
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Dato che siamo tra noi pochi intimi con la stessa insana passione per il cibo, mi sbilancio anche a dirvi che l'ho tenuta sul comodino per diversi giorni e la notte mi addormentavo con la sua fresca fragranza a tenermi compagnia e ad accompagnarmi nel dorato mondo dei sogni. </div>
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E forse proprio in sogno mi è giunta l'ispirazione di usare la farina di fichi d'India per aromatizzare gli gnocchi per questa sfida. Lo dico perché davvero non ricordo di averci ragionato sopra. Invece ho dovuto pensare parecchio al condimento, per poi finalmente decidere per un sugo leggero, dai sapori dolci e delicati, dati dalla carne dell'orata e dalle cipolle di Acquaviva, che potessero bilanciare l'inevitabile nota amara regalata da questa particolarissima farina. </div>
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Il risultato mi ha piacevolmente stupita, anche se, essendo a dieta, ho potuto gustarmi solo un paio di bocconi. Mia sorella e mia cognata li hanno molto graditi e a mio cognato sono piaciuti anche se lo ha un po' disturbato il dolce della cipolla, mentre mia nipote non è stata del tutto convinta, La mamma, neanche a dirlo, alquanto disgustata e palesemente inorridita dal sacrilegio, non ha nemmeno voluto assaggiarli. Se volete scoprire con chi di loro vi trovereste in accordo, non vi resta che provarli...sempre che troviate la farina di fichi d'India, ovviamente!</div>
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Datemi retta: prima di mettervi all'opera, leggetevi attentamente il <a href="http://ilboscodialici.blogspot.it/2016/09/gli-gnocchi-per-lmtc-59.html">bellissimo post di Annarita</a>, pieno di informazioni dettagliate e utilissimi consigli per avere gnocchi sempre perfetti!</div>
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<b><i>Gnocchi di patate con farina di fichi d'India</i></b></div>
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<b><i>al sugo di orata e cipolla di Acquaviva</i></b></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhx7Xz7EFEv8CmAT9iAamr9eemv1Q8hAq_hdNTpn78BJ13tlVhjFs0I00LCMn__fWktURvQEMdTMQ9sHGLZYB2cqz7h-v5V6k9AuKzTvJGTRFeflobiaU6obYiDoEZ-OYq06GkToJ1U1lo/s1600/gnocchi+ritocco+due.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="499" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhx7Xz7EFEv8CmAT9iAamr9eemv1Q8hAq_hdNTpn78BJ13tlVhjFs0I00LCMn__fWktURvQEMdTMQ9sHGLZYB2cqz7h-v5V6k9AuKzTvJGTRFeflobiaU6obYiDoEZ-OYq06GkToJ1U1lo/s640/gnocchi+ritocco+due.jpg" width="640" /></a></div>
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<i>Ingredienti per 2 o 3 persone</i></div>
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<i><u>per gli gnocchi</u></i></div>
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<i>600 g di patate possibilmente vecchie e farinose</i></div>
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<i>100 g di farina bianca</i></div>
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<i> 50 g di farina di fichi d'India</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i><u>per il sugo:</u></i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>2 filetti di orata</i></div>
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<i>1/2 cipolla di Acquaviva</i></div>
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<i>2 cucchiai di olio extravergine d'oliva</i></div>
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<i>1/2 bicchiere di vino bianco secco</i></div>
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<i>1 spicchio d'aglio</i></div>
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<i>2 foglie di salvia</i></div>
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<i>pochi aghi di rosmarino</i></div>
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<i>1 pizzico di peperoncino</i></div>
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<i>sale e pepe bianco</i></div>
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<i><u>per servire:</u></i></div>
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<i><u><br /></u></i></div>
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<i>2 cucchiai di olio di nocciole</i></div>
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<i>2 cucchiai di pinoli tostati</i></div>
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<i>qualche fettina di fico d'India fresco</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxD0lmKyzUSUs771wn-GeSXlzBB18FhLfCHpK0E7Fj3VY8fAvENVBJ_XpWI-DszMZRPyHeVy6ZlNoq3CRq0aZEEaD371m7muuJ67-BQZKElonao69JCN8gWYCfOj8JsSMel_Y_YIkbZbc/s1600/gnocchi+ritocco.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="396" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxD0lmKyzUSUs771wn-GeSXlzBB18FhLfCHpK0E7Fj3VY8fAvENVBJ_XpWI-DszMZRPyHeVy6ZlNoq3CRq0aZEEaD371m7muuJ67-BQZKElonao69JCN8gWYCfOj8JsSMel_Y_YIkbZbc/s400/gnocchi+ritocco.jpg" width="400" /></a></div>
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Siccome gli gnocchi si sa che vanno fatti, cotti e mangiati senza troppo tempi di attesa tra un'operazione e l'altra, conviene preparare prima il sugo: versate l'olio in una padella antiaderente e aggiungete l'aglio e gli odori e fate scaldare per bene. Togliete l'aglio e adagiate i filetti di orata con la pelle verso il basso. Abbassate la fiamma al minimo, coprite e lasciate cuocere per circa cinque minuti, anche meno. Togliete i filetti e teneteli da parte. Filtrate il fondo di cottura, pulite la padella con della carta da cucina e riportatela al fuoco con il fondo filtrato e la cipolla affettata non troppo sottilmente. Salate e pepate a piacere, coprite e lasciate stufare a fiamma bassa per circa 15 minuti o fino a quando la cipolla sarà tenera e traslucida. Nel frattempo togliete la pelle ai filetti di orata e sbriciolateli con le dita. Quando la cipolla sarà cotta, alzate la fiamma, sfumate con il vino bianco, lasciate ridurre per un minuto o due e poi unite anche gli sfilacci di orata, lasciate cuocere non più di un minuto e togliete dal fuoco.</div>
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Lavate le patate sotto l'acqua corrente, mettetele in una casseruola, copritele di acqua fredda e cuocetele per circa 30 minuti. Infilzatele con una forchetta o meglio ancora con uno spiedino di metallo: se sono tenere toglietele dal fuoco, altrimenti proseguite la cottura per qualche minuto ancora.</div>
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Scolatele e pelatele ancora bollenti. Mia nonna mi ha insegnato a fare così: tengo la patata in una mano protetta da un panno spesso e pulitissimo (potete usare anche un guanto da forno purché pulito e senza odore di detersivo) e con l'altra mano sbuccio la patata sciacquandomi spesso i polpastrelli sotto l'acqua fredda corrente, per non scottarmi.</div>
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Mescolate le due farine e setacciatele sul piano di lavoro allargandole a fontana. Schiacciate le patate nel centro della fontana allargandole per far uscire il vapore. Quando si saranno intiepidite, cominciate ad impastare con mano leggera incorporando solamente la farina sufficiente a far tenere l'impasto. Raccoglietelo in un panetto e tagliatene un pezzo. Rotolatelo sotto le mani aperte per formare un filoncino spesso un dito, tagliatelo in pezzetti lunghi poco più di 2 cm e passate ogni pezzetto sui rebbi di una forchetta per rigare gli gnocchi.</div>
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Procedete un pezzo alla volta fino ad esaurimento dell'impasto e disponete gli gnocchi ben distanziati tra loro su un vassoio infarinato. </div>
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Mettete a bollire una capace pentola piena d'acqua leggermente salata. Quando l'acqua bolle, versateci gli gnocchi pochi per volta. Appena vengono a galla raccoglieteli con un mestolo forato e trasferiteli i un colapasta posto sopra un piatto fondo. Scolateli per bene, metteteli in una pirofila e irrorateli con l'olio di nocciole. Procedete così fino a che tutti gli gnocchi saranno cotti. Riaccendete il fuoco sotto alla padella del sugo e quando sarà be caldo, aggiungete gli gnocchi facendoli saltare delicatamente fino a che risulteranno ben conditi. </div>
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Serviteli immediatamente cospargendo ogni piatto con qualche pinolo tostato e decorandolo con fettine di fico d'India fresco.</div>
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<b><i>Con questa ricetta partecipo all' MTChallenge n° 59 <a href="http://www.mtchallenge.it/2016/09/05/mtc-59-la-ricetta-della-sfida/">GLI GNOCCHI </a></i></b></div>
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<b><i>in collaborazione con il blog Il bosco di alici</i></b></div>
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<b><i><br /></i></b></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtCrK62285NtylNtSniXi5DbjBTY4BhyudWe1K6sripDsJiICC5xnuvMCgzEiG7L4y7YSwC8oi93cEvBXLV5FOJlrgZLt_-41WY_9DMugVlKlRxdOu34VVtEXvSsEYmB8GGfAyNmU0eW8/s1600/banner_sfidadelmese59-768x367.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="190" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtCrK62285NtylNtSniXi5DbjBTY4BhyudWe1K6sripDsJiICC5xnuvMCgzEiG7L4y7YSwC8oi93cEvBXLV5FOJlrgZLt_-41WY_9DMugVlKlRxdOu34VVtEXvSsEYmB8GGfAyNmU0eW8/s400/banner_sfidadelmese59-768x367.jpg" width="400" /></a></div>
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<b><i><br /></i></b></div>
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<b><i>....e come al solito e anche più del solito le mie foto urlano: " Paolo Picciotto chi????"</i></b></div>
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<b><i>....scusatemi, mi impegnerò di più, promesso!</i></b></div>
robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com30tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-37447743100320871262016-06-27T08:30:00.000+02:002016-06-27T08:22:10.878+02:00Pizza al piatto con gouda di capra al fieno greco, ciliegie grigliate e foglie di ravanello per l'MTC n 58 di Antonietta<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnXEEmHe3O900MQg2yrMedaj8lxHK8OMX9pypl84zVNEZbBWkZH7lCKYwfZnn3qQbTZs_3MQM4-oMHgwondwp8f4y-FCcP8meGulJs5XdzufC3oTouLZGFkX0ZHnaUsSaK9bL20CK6ThI/s1600/pizzas+063.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnXEEmHe3O900MQg2yrMedaj8lxHK8OMX9pypl84zVNEZbBWkZH7lCKYwfZnn3qQbTZs_3MQM4-oMHgwondwp8f4y-FCcP8meGulJs5XdzufC3oTouLZGFkX0ZHnaUsSaK9bL20CK6ThI/s640/pizzas+063.jpg" width="640" /></a></div>
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Si lo so, non ditemi niente. Prima tartasso gli zebedei su quello che non si deve mettere sulla pizza e poi io ci metto l'inverosimile. E' che l'MTC scatena la bambina che c'e' in me, quella che dava da mangiare alle sue bambole tortini di fango e sagatura guarniti di foglie di siepe e petali di ciliegie. Poi io gioco per giocare, mica per vincere. Poi poi questo mese il vero protagonista e' questo meraviglioso impasto, che Antonietta ci ha generosamente illustrato nel suo bellissimo post.<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
Che dai, diciamoci la verita': se si fosse accontentata di pubblicarlo cosi', en passant, come uno dei suoi tanti post di fantastiche ricette, noi ci saremmo limitati ad invidiare le sue pizze da urlo che mortificano quelle della pizzeria da asporto sotto casa nostra e avremmo sospirato un " ...e ma 20 minuti a mano, no no, e chi ha il tempo....la forza....la voglia....8 ore di lievitazione? ...come minimo?!?!....ho i bambini, il lavoro, le lavatrici, la spesa, il marito cozza.....sabato devo anche andare all'Ikea.....no no, la pizza la ordino al telefono, da Mario, che in realta' si chiama Marzuq, ma Mario e' piu' facile.....". Invece la perfida Golino ci ha sfidati per l'<a href="http://latrappolagolosa.blogspot.nl/2016/06/per-la-sfida-n-58-dellmtchallange-la.html">MTChallenge n 58.</a> E allora tutti li', timer sull'ipone e contacalorie al polso, che almeno lo sforzo ci faccia salire con disinvoltura sulla bilancia. Notti insonni a vegliare su lievitazioni lente. Sveglie puntate per fare lo staglio a mano. Pizze mangiate fredde, alle dieci di sera. Foto fatte col flash oppure sul terrazzo della zia Luigia che prende l'ultimo raggio del sole al tramonto. Post scritti e pubblicati all'una del mattino che te li legge solo l'amica che ha appena partorito ed e' in piedi ad allattare o quella che e' stata tenuta sveglia dal concerto estivo in piazza....Tutto normale, tutto regolare. Dopo tutto, siamo MtChallengers, siamo mica caporali!</div>
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L'idea per questa pizza l'ho presa paro paro da internet, non e' farina del mio sacco. Di mio ci ho messo il gouda di capra al fieno greco, uno dei miei formaggi olandesi preferiti, e le ciliegie grigliate, che nella ricetta originale erano aggiunte fresche a fine cottura. Ho sostituito la rucola con le foglie di ravanello solo per la necessita' di smaltire le piantine rimanenti dai trapianti dell'orto e ne ho fatto anche una salsina di accompagnamento che sono sicura che d'ora in poi rivedremo spesso sulla tavola dell'estate di casa Bert-ali. Peccato che la stagione delle ciliegie volga al termine, perche' l'abbinamento e' ottimo anche per un'insolita insalata. Nonostante questo mix di sapori dolce/salato/acido/piccante il risultato finale e' sorprendentemende delicato, tanto che il maritino, dal palato molto piu' deciso del mio, ha preferito la pizza agli agrumi. </div>
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Per la realizzazione della pasta, vi affido alla guida sicura di Antonietta: leggete attentamente<a href="http://latrappolagolosa.blogspot.nl/2016/06/per-la-sfida-n-58-dellmtchallange-la.html"> il suo post</a>, seguite passo passo le sue indicazioni e non dovrete pentirvene. </div>
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In questo caso ho porzionato l'impasto in tre panetti, ma ho comunque steso le pizze fino ad un diametro di 22/24 cm, perche' volevo una pizza piu' alta della precedente. Io ho scelto il metodo della doppia cottura, prima sul fornello e poi in forno, che e' quello che mi ha dato maggiori soddisfazioni. Ho usato una padella piatta dal fondo spesso, che normalmente uso per le crepes o le omelettes semplici. Nella fase di cottura in forno, nell'ultimo minuto ho dato una botta di grill, con lo sportello socchiuso, in modo che la serpentina restasse ben arroventata. Questo per il mio forno, ma si sa che ognuno ha il suo e ci si deve adeguare...</div>
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<i><b>Pizza al piatto </b></i></div>
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<i><b>con gouda di capra al fieno greco</b></i></div>
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<i><b>ciliegie grigliate</b></i></div>
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<i><b>e foglie di ravanello</b></i></div>
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<i><b><br /></b></i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-yke4ZyZpu6OWq4qbPa0eDDBRN_Vtog3lyJjfa0Bnlbc9c05k9YJ4xdwtxQ3YX1bk1JzGKBrGiHigV5uoNXWlumNsd0UpiztyzaaXsl8KNR9_sVoMMs0VCERSP1hjBjtyymzSvpCz52w/s1600/pizzas+066.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-yke4ZyZpu6OWq4qbPa0eDDBRN_Vtog3lyJjfa0Bnlbc9c05k9YJ4xdwtxQ3YX1bk1JzGKBrGiHigV5uoNXWlumNsd0UpiztyzaaXsl8KNR9_sVoMMs0VCERSP1hjBjtyymzSvpCz52w/s640/pizzas+066.jpg" width="640" /></a></div>
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<i>Ingredienti</i></div>
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<i>per 3 pizze da 24 cm circa</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>1 porzione di impasto per pizza al piatto</i></div>
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<i>250 g di gouda di capra al fieno greco</i></div>
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<i>1 mozzarella fior di latte</i></div>
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<i>100 g di caprino fresco</i></div>
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<i>500 g di ciliegie fresche</i></div>
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<i>1 mazzetto di foglie di ravanello freschissime</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>per la salsa di accompagnamento</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>1 mazzetto di foglie di ravanello</i></div>
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<i>1 cucchiaio di erba cipollina fresca tritata</i></div>
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<i>1 cucchiaio di foglie di menta fresca tritate</i></div>
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<i>1 cucchiaino di pasta di semi di fieno greco (facoltativo)</i></div>
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<i>1 cucchiaino di sciroppo d'acero</i></div>
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<i>1 cucchiaio di aceto di mele</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>60 ml di olio extravergine d'oliva</i></div>
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<i>sale</i><br />
<i><span id="goog_927410983"></span><span id="goog_927410984"></span><br /></i>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrS51sxBx4jG-2aGaAN-mf6AJBqaxykG751mTrC9IlsUInmZUxqMeTgFCfN0IRzB6a7tmhsy3_wHM_r8UMQcNyNx2uyaTnONk5reYQ69Up_RdBQb4SDEpaD8aRDlOrcBOQYS19G-C5-wg/s1600/pizzas+015-tile.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrS51sxBx4jG-2aGaAN-mf6AJBqaxykG751mTrC9IlsUInmZUxqMeTgFCfN0IRzB6a7tmhsy3_wHM_r8UMQcNyNx2uyaTnONk5reYQ69Up_RdBQb4SDEpaD8aRDlOrcBOQYS19G-C5-wg/s320/pizzas+015-tile.jpg" width="318" /></a></div>
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<br /></div>
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La pasta di fieno greco si ottiene semplicemente mettendo a bagno un paio di cucchiai di semi in acqua fredda per almeno mezza giornata e frullandoli con qualche goccia di acqua fino ad ottenere un composto cremoso. Ha un sapore molto spiccato di erba amara, ma in questa salsa la si puo' omettere tranquillamente. Io l'ho aggiunta solo per richiamare il gusto del gouda di capra al fieno greco.</div>
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Per la salsa di accomagnamento: lavate e mondate le foglie di ravanello, sminuzzatele a coltello e sbianchitele per un minuto in acqua bollente leggermente salata. Scolatele, conservando un po' dell'acqua di cottura, e mettetele in una ciotola di acqua molto fredda, affinche' mantengano il colore. Frullatele poi insieme al resto degli ingredienti fino ad ottenere una salsa non troppo densa. Se occorre diluitela con l'acqua di cottura conservata in precedenza. Regolate di gusto a piacere.</div>
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Grigliate le ciliegie per tempo, in modo da averle pronte al momento di guarnire la pizza: lavatele, eliminate il picciolo, dividetele a meta' ed eliminate anche il nocciolo. Mettetele in una ciotola con un cucchiaio di olio e mescolate delicatamente, perche' si ungano uniformemente. Scaldate una bistecchiera e poneteci le ciliegie con il lato tagliato verso il basso. Fate grigliare per un paio di minuti controllando attentamente che non brucino. Togliete dal fuoco e tenete da parte. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqTqCKybrhDYFzXC3N0ITU02cMFSEoMXBsqsF_F5iaEjU8RmSS-8MsafRxjEWG-GZjThluHBSa2Igu0WvD63caNLrJGs88Keq_Y-ZBN7xtb8zLPt-CGEs9l_Fr0HBhNC8i9c43tceEzws/s1600/pizzas+013.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="215" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqTqCKybrhDYFzXC3N0ITU02cMFSEoMXBsqsF_F5iaEjU8RmSS-8MsafRxjEWG-GZjThluHBSa2Igu0WvD63caNLrJGs88Keq_Y-ZBN7xtb8zLPt-CGEs9l_Fr0HBhNC8i9c43tceEzws/s320/pizzas+013.jpg" width="320" /></a></div>
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Procedete alla cottura della pizza con il metodo fornello/forno descritto nel post di Antonietta. Una volta effettuata la prima cottura in padella sul fornello, guarnite la pizza solo con la mozzarella ridotta in straccetti e il gouda affettato sottilmente. Mettete in forno per due minuti, sfornate e guarnite con le ciliegie. Rimettete in forno nel ripiano piu' alto, accendete il grill e lasciate lo sportello aperto di uno spiraglio. Lasciate grigliare per un minuto. Togliete dal forno e finite la pizza con la salsa, i fiocchetti di caprino e le foglie di ravanello fresco tagliate a strisce non troppo sottili.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAevK2_WFHJQIKLHHGEeI1ETTAHgvqoPqjKMurIxHhM2QwMWX2C7QUxrwL9ZjsnE7Oy9pnLCQzVYE0hHORZrKp6DfD-GzKv2wS9WAeXiPRH-Fz4SC2P30TiZMrTHSu0HcTvWP3f2QZfVs/s1600/banner+mtc+pizza.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAevK2_WFHJQIKLHHGEeI1ETTAHgvqoPqjKMurIxHhM2QwMWX2C7QUxrwL9ZjsnE7Oy9pnLCQzVYE0hHORZrKp6DfD-GzKv2wS9WAeXiPRH-Fz4SC2P30TiZMrTHSu0HcTvWP3f2QZfVs/s320/banner+mtc+pizza.jpg" width="320" /></a></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>Purtroppo non posso pubblicare le foto dell'impasto prima, durante e dopo la lievitazione, come richiesto dal regolamento, perche' sono rimaste ben custodite nel portatile in stato comatoso e per il momento non c'e' verso di recuperarle. Sono comunque felice di partecipare anche se fuori concorso a questo <a href="http://www.mtchallenge.it/2016/06/mtc-n-58-la-ricetta-della-sfida-e.html">MTChallenge n 58 LA PIZZA</a></i><br />
<i>voluto da Antonietta Golino del blog <a href="http://latrappolagolosa.blogspot.nl/">La Trappola Golosa</a></i></div>
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<i><b><br /></b></i></div>
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robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com24tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-36002841123494360832016-06-26T00:14:00.000+02:002016-06-27T08:22:38.525+02:00Eh no, sulla pizza non si puo'! MTC n 58: sua maesta' LA PIZZA!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiC8QnsSp0S2ojJhOlfDsdtB8PXsC-7MWM-91jEQGNepRL2sBiBsriGF1L0xUphMbDvCPz1BT-mX2THiCV739c019a4REcyMzPoqN_uvBdHhGBOpTXHtkJP3YeFuFuy0w1_keTz-SH-2A8/s1600/pizzas+053.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiC8QnsSp0S2ojJhOlfDsdtB8PXsC-7MWM-91jEQGNepRL2sBiBsriGF1L0xUphMbDvCPz1BT-mX2THiCV739c019a4REcyMzPoqN_uvBdHhGBOpTXHtkJP3YeFuFuy0w1_keTz-SH-2A8/s640/pizzas+053.jpg" width="426" /></a></div>
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<br /></div>
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Margherita. Punto. Al massimo una Napoli. Se proprio sono in vena di follie, una vegetariana con le verdure grigliate. Grigliate. Ho detto grigliate. Non sott'olio. Per carita' non sott'aceto. Di certo non in salamoia! E per l'amore del cielo non, ripeto, non bollite! Questo nelle mie aspirazioni e nel mondo fatato e illusorio delle buone intenzioni. Nella cruda e dura realta', mi sono ritrovata ad ingurgitare le peggio cose elencate alla voce PIZZA nei menu' dei ristoranti.<br />
<a name='more'></a><br />
A partire dalla pasta, che per me deve essere sottile, ma consistente, per sostenere in maniera decorosa il suo condimento; con un bel cornicione alto, gonfio e croccante, ma non secco; ben cotta, ma non bruciata; ben lievitata, da poterla mangiare tranquillamente anche di sera senza sognare la scena dell'Alien che fa cucu' da sotto il tuo sterno in un'eruzione splatter di budella e pizza non digerita. Piuttosto una bella pizza alta al padellino, ma non quelle tristi crepes mollicce che si attaccano al lavoro del tuo dentista, per cortesia! Sul forno a legna, non voglio nemmeno soffermarmi. Passiamo invece in rassegna "tutto quello che non vorreste trovare sulla vostra vostra pizza, ma non avete mai osato chiedere al camerire di portarla indietro": spinaci e/o asparagi e/o broccoli bolliti quando io ho ordinato una vegetariana accertandomi prima con il sunnominato camerire se le verdure fossero o meno grigliate; funghi e/o carciofini in salamoia sulla capricciosa o la 4 stagioni; patatine fritte, mai, in nessun caso; quegli inermi pezzetti di mozzarella di bufala che annegano senza speranza nel loro siero, che li mangi piu' per pieta', per mettere fine alle loro sofferenze che per piacere tuo; fette di pomodoro da insalata, con tanto di semini gelatinosi, tiepide e piu' acide di suor Elisabetta, la mia teacher di Inglese alle medie; chicchi di mais in scatola;...ananas....<br />
Se ho mangiato l'Hawaii o Hawaiana che dir si voglia? Certo che si', vi pare che le mie papille avventurose se la sarebbero fatta scappare? L'ho mangiata al mare, ad Andora, qualcosa come 20 anni fa e non ho piu' sentito l'esigenza di riprovarci. Mi aveva incuriosito l'accostamento ananas prosciutto cotto, perche' avevo da poco letto un romanzo ambientato in Madagascar in cui il protagonista si cucinava proprio un piatto di prosciutto e ananas per colazione...per dire....e per dovere di cronaca la mia pizza Hawaii era bianca, senza pomodoro! E l'ananas era fresco, non in scatola! </div>
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Comunque...fin qui la pizza quella vera, in pizzeria, con il forno a legna. </div>
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A casa mi concedo un po' piu' di liberta', tanto mica e' pizza quella. E' un gastrodivertissement culinar-casalingo. Ben venga anche il caso che: " Mamma ho voglia di pizza!" "E ma non ho il pomodoro e la mozzarella!" "Fa niente, cosa c'e' in casa?" ecco, quelle situazioni li'. Potendo io non mi smuovo dalla mia adorata versione con le verdure grigliate, ma mia figlia ha la sua pere e formaggio: "La vuoi con lo chevre e il timo o con il gorgonzola e il rosmarino?" "Mmmmmmm...non lo so...fifti fifti no?" e cosi' nasce la Pizza Martina, meta' con chevre o pecorino e timo e l'altra meta' con grana o parmigiano o gorgonzola e rosmarino e sopra a tutto delle belle fette di pera grigliate. Oppure c'e' la pizza Paolo: grana, mozzarella e prosciutto crudo. Si taglia a fette, si mangia con le mani, sul divano, davanti alla televisione, birra o vino bianco gelati e rutto libero. Per chi e' capace. Ebbene si'<a href="http://www.lablondefemme.com/"> Bertuzzi</a>, non so fare i rutti. Siamo ancora amiche?</div>
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Questo nell'era ante <a href="http://latrappolagolosa.blogspot.nl/2016/06/per-la-sfida-n-58-dellmtchallange-la.html">Golino</a>. Prima di vedere la luce. Prima di avere anche solo il sospetto che una pizza fatta nel forno di casa potesse dare tanta soddisfazione. E senza nemmeno dover prendere ripetizioni di chimica. Senza dover correre al mulino piu' vicino per avere la farina di vattelapesca da coltivazione biodinamica appena macinata con la pietra di lapislazzuli del Badakhshan. Senza il lievito naturale tramandato da tre generazioni. Solo acqua, farina, lievito e sale. E olio. Di gomito. </div>
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Ci ho provato la prima volta a Thiviers. Con una farina bianca da pasticceria. Con i forni della mia cucina inglese made in turchia che siccome e' bella non deve anche essere funzionale ed efficiente, puo' mica fare tutto lei pora stella!Con il lievito secco vecchio di almeno un anno, ma forse di piu'. Con 17 gradi centigradi in casa e un'umidita' del 125 per cento fuori. E pure dentro. Dentro le ossa, voglio dire. Impastando tra una passata di rastrello all'erba falciata e una potatura agli alberi che tolgono sole alla tartufaia. Senza nemmeno avere il tempo di leggermi il post di inizio sfida, tanto non e' mica la prima volta che faccio la pizza...E' venuta lo stesso? Ovvio che no, che domande! E lo sapevo io, la pizza in casa non riesce, non c'e' storia! Poi ti vedo, giorno dopo giorno, <a href="http://www.mtchallenge.it/2016/06/mtc-n58-gli-sfidanti.html">arrivare delle meraviglie di pizze</a>, che qui in Olanda te le sogni anche in pizzeria: cornicioni bruciacchiati a puntino e cosi' gonfi che si potrebbe andarci a vivere, alveoli che ci si sente dentro l'eco, maglie glutiniche che Missoni ci metterebbe la firma, condimenti da sbavo....e io? No scusatemi...e io no? Ci riprovo! Ah se ci riprovo!</div>
<div style="text-align: justify;">
Pero' non mi fido, lo so che i lievitati sono la mia bestia nera. Devo distogliere l'attenzione. Dai! Faccio la mozzarella! No, aspetta, troppo ambiziosa. Faccio un formaggio a pasta filata. Certo. Molto piu' facile di un buon lievitato, come no! Infatti no. Latte crudo biologico. Ottimo. Cagliata perfetta, dolce e cremosa. Bella densa. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDb4xom3TrQQVgVmaMnbk-LSZgE127erlKq_YIGv-5bnKD6EvR_CRtE-unGFpd8YK0hD6yuwpZ7L9uNY3pD0rSHNrVf3Q7ewtoQsCZ3hjl0cBc48_-Mj3gsuLeZE3qXV-7xE8OWz9vNlM/s1600/mozzarella+fatta+in+casa-tile.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDb4xom3TrQQVgVmaMnbk-LSZgE127erlKq_YIGv-5bnKD6EvR_CRtE-unGFpd8YK0hD6yuwpZ7L9uNY3pD0rSHNrVf3Q7ewtoQsCZ3hjl0cBc48_-Mj3gsuLeZE3qXV-7xE8OWz9vNlM/s400/mozzarella+fatta+in+casa-tile.jpg" width="265" /></a></div>
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<br /></div>
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Ora deve acidificare. Tre ore a 35 gradi. Fatto. Non sta insieme. E' grumosa. Gommosetta. Non si riesce ad affettarla. Nell'acqua a 90 gradi si squaglia. Riesco solo a ricavarne delle palline simil bocconcini. Il resto lo trasformo in cottage cheese, con la panna. Sempre buono. E adesso? Ok, formaggio a pasta filata fallito. Speranze andate in fumo. Fumo. Affumichiamolo!...ho anche i trucioli di ontano!!....e questa volta i vicini, che ormai ci conoscono, non hanno nemmeno chiamato i pompieri. Brava gente. Paziente. Cordiale. Amichevole. </div>
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Le foto a riprova di tutto quello di cui ho sproloquiato qui sopra, arriveranno non appena il portatile uscira' dal coma elettrico indotto da mancanza di comunicazione con il cavo dell'alimentazione. Una roba complicata, ma risolvibile. Spero.</div>
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Un'ultima cosa: prima di cimentarvi, e vi esorto vivamente, con tutto il cuore, a farlo, leggetevi attentamente <a href="http://latrappolagolosa.blogspot.nl/2016/06/per-la-sfida-n-58-dellmtchallange-la.html">il bellissimo post di Antonietta</a> e seguite ogni suo consiglio e fate tesoro di ogni suo suggerimento. </div>
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<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i>Pizza al piatto agli agrumi </i></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i>e formaggio affumicato fatto in casa</i></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i>con doppia cottura fornello forno</i></b></div>
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<b><i><br /></i></b></div>
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<b><i><br /></i></b></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirJSFnR-tH0_clqPiM4uHAJ6CnmeX7wNOw0-qfqDT246AIYYyKsdgojWh5bvWpmNW8vckMTO1-mKyBInof3SllToDmiXYhvVT8Mh1cJZVmOYgYszKcgpdnQ17zANr7yS-oBUhP3_Bw6zA/s1600/pizzas+002.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirJSFnR-tH0_clqPiM4uHAJ6CnmeX7wNOw0-qfqDT246AIYYyKsdgojWh5bvWpmNW8vckMTO1-mKyBInof3SllToDmiXYhvVT8Mh1cJZVmOYgYszKcgpdnQ17zANr7yS-oBUhP3_Bw6zA/s640/pizzas+002.jpg" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><br /></i></b></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Ingredienti:</i></div>
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<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><u>per 3 pizze da 30 cm o 4 da 22 cm</u></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>450 g di farina bianca</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>250 ml di acqua</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>1 cucchiaino da caffe' raso di lievito di birra secco ingranuli</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>12 g di sale</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>2 cucchiai di buccia di arancia in polvere</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><u>per il condimento</u></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>2 mozzarelle affumicate</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>1 mozzarella fior di latte fresca</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>2 limoni biologici</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>4 o 5 cucchiai di fiocchi di latte, tipo jocca</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>timo fresco</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>sale e pepe nero</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><u>per la salsina di accompagnamento</u></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>2 cucchiai di succo di bergamotto</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>2 cucchiai di olio extra vergine di oliva</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>2 cucchiaini di foglie di timo fresche</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDoAO-VXFw67S2vHNup0c1LUFZ1gb73aohr3Rta4jRKzbw7hprSCxhm24VoLo9eFtkNXahyphenhyphenE8LIVlhdycHx-hOeZXFvSPkkxFLFQz_L7fFmd4G9AXIrX_Tarq6-M9GAz3_PmvTfY1LCiE/s1600/combi+impasto+pizza.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDoAO-VXFw67S2vHNup0c1LUFZ1gb73aohr3Rta4jRKzbw7hprSCxhm24VoLo9eFtkNXahyphenhyphenE8LIVlhdycHx-hOeZXFvSPkkxFLFQz_L7fFmd4G9AXIrX_Tarq6-M9GAz3_PmvTfY1LCiE/s320/combi+impasto+pizza.jpg" width="214" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Josefin Slab'; font-size: 15.4px; line-height: 21.56px; margin-bottom: 0cm;">
Misurare l’acqua, versarla in una ciotola, prelevarne una piccola quantità in due tazzine differenti: in una sciogliere il sale, nell’altra il lievito di birra.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Josefin Slab'; font-size: 15.4px; line-height: 21.56px; margin-bottom: 0cm;">
Versare il contenuto con il lievito di birra nella ciotola con l’acqua e iniziare ad aggiungere gradualmente e lentamente la farina setacciata a parte, incorporandola man mano all’acqua, poi finita la farina aggiungere il sale sciolto in acqua e la polvere di arancia, continuare ad amalgamare fino a raggiungere il “punto di pasta”. Il disciplinare dice che questa fase deve durare 10 minuti, a me è durata circa 5/6 minuti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Josefin Slab'; font-size: 15.4px; line-height: 21.56px; margin-bottom: 0cm;">
Ribaltare sul piano da lavoro e lavorare 20 minuti. Non sottovalutare questo tempo: è estremamente necessario per ottenere un impasto non appiccicoso, morbido ed elastico e una pizza soffice e asciutta.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Josefin Slab'; font-size: 15.4px; line-height: 21.56px; margin-bottom: 0cm;">
Piegare e schiacciare ripetutamente, poi all’avvicinarsi dei 20 minuti l’impasto diventerà morbido e sempre più cedevole e infine avrà un aspetto setoso.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Josefin Slab'; font-size: 15.4px; line-height: 21.56px; margin-bottom: 0cm;">
A questo punto riporlo in una ciotola di vetro o porcellana, coprire con pellicola e lasciar lievitare per 2 ore.</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Josefin Slab'; font-size: 15.4px; line-height: 21.56px; margin-bottom: 0cm;">
Procedere alla staglio a mano. Il disciplinare consiglia di ottenere dei panetti da un peso compreso tra i 180 e 250 g che corrispondono a tre panetti da 30 cm circa di diametro o quattro panetti da 22 cm circa di diametro.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Josefin Slab'; font-size: 15.4px; line-height: 21.56px; margin-bottom: 0cm;">
Riporli su un telo <i>non </i>infarinato, perché essendo un impasto ben incordato, non si attaccherà durante la lievitazione, e lasciar quindi lievitare per altre 4/6 ore a una temperatura di 25°C (come previsto dal disciplinare).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Josefin Slab'; font-size: 15.4px; line-height: 21.56px; margin-bottom: 0cm;">
Riscaldare il forno alla massima temperatura insieme alla teglia che servirà per la cottura, senza mai aprire lo sportello. Una volta che i panetti sono lievitati stenderne uno alla volta su un ripiano, stavolta va bene anche il legno, spolverato con farina di semola, <u>senza usare il mattarello</u> ma allargandolo con le mani, dal centro verso il bordo e poi, come fanno i pizzaioli veri, facendolo debordare roteandolo in modo che avvenga un'estensione piu' delicata. Nel frattempo<span style="font-size: 15.4px; line-height: 21.56px;"> scaldare una padella di pietra o ghisa o comunque dal fondo spesso sul fornello della cucina, fino a vederla “fumare”. Trasferirci il disco di pizza senza condire e lasciar cuocere per 2 minuti. Estrarre lo stampo dal forno, trasferirci la pizza, condirla velocemente, prima il formaggio, poi le fette di limone, sale e pepe e un po' di foglioline di timo e lasciar cuocere in forno, nella parte più alta per 4/5 minuti e comunque finchè non risulti bella dorata.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Josefin Slab'; font-size: 15.4px; line-height: 21.56px; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 15.4px; line-height: 21.56px;">Estrarre dal forno e finire con i fiocchi di latte, altro timo e un giro di salsina fatta emulsionando l'olio con il succo di bergamotto e le foglioline di timo. La salsa la potete preparare anche il giorno prima e agitarla bene prima dell'utilizzo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #444444; font-family: 'Josefin Slab'; font-size: 15.4px; line-height: 21.56px; margin-bottom: 0cm;">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5llWFW2ZGwf5HH2IPS0UzbEqWJTW3FT3cmuAFmlXNNY_dOqvl6FqP0dodCaSSpbv197_pnrdrjRwc2tEthYzIE-l9u6oW63meFS-Xwu-9gdXWRSFJ2y6FtshuhsPH2ISDeQMhhb3MGZg/s1600/pizzas+008.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5llWFW2ZGwf5HH2IPS0UzbEqWJTW3FT3cmuAFmlXNNY_dOqvl6FqP0dodCaSSpbv197_pnrdrjRwc2tEthYzIE-l9u6oW63meFS-Xwu-9gdXWRSFJ2y6FtshuhsPH2ISDeQMhhb3MGZg/s320/pizzas+008.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdeb9p63o3fk3WRsirgai31jL1EpQKBlZwQv1VSLIpPY3qobJeVn0rru7Gm_d2UhtBBq8ZFdSqWMpYIn7UzvvC5tRLWxe2TuRYM3c6kf5zhmKaGBBf0gIM-pHLsPyfTJSyCW4aG2TWJiY/s1600/pizzas+056.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdeb9p63o3fk3WRsirgai31jL1EpQKBlZwQv1VSLIpPY3qobJeVn0rru7Gm_d2UhtBBq8ZFdSqWMpYIn7UzvvC5tRLWxe2TuRYM3c6kf5zhmKaGBBf0gIM-pHLsPyfTJSyCW4aG2TWJiY/s320/pizzas+056.jpg" width="320" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirgPjcQyhFDeDVDH0rWASxsj2EZUc6z9GPx3FamfhAVHbbx4aYssjEvLqqI3giDjoDWFMluZAfQWQQrRamDNySXBKb_kWQkjn87zGCI9Jfe4CzgQBmenp_mW-f4JEkRoU4Vm7Y_TJgz5g/s1600/pizzas+057.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirgPjcQyhFDeDVDH0rWASxsj2EZUc6z9GPx3FamfhAVHbbx4aYssjEvLqqI3giDjoDWFMluZAfQWQQrRamDNySXBKb_kWQkjn87zGCI9Jfe4CzgQBmenp_mW-f4JEkRoU4Vm7Y_TJgz5g/s320/pizzas+057.jpg" width="320" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNLR5y1-6p5GvXPvcyi9I7n_rDeSEUUSz6eTXMcsLgbquOar-WzJSXuX6-5M_0SYliX08m6Z02OLT8OlD3s4o_6jjdi3BPTTiYh2yMLy-IpvUvxmNgBxY2wpZKifL_1xs4xzSUZfJQwBM/s1600/pizzas+058.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNLR5y1-6p5GvXPvcyi9I7n_rDeSEUUSz6eTXMcsLgbquOar-WzJSXuX6-5M_0SYliX08m6Z02OLT8OlD3s4o_6jjdi3BPTTiYh2yMLy-IpvUvxmNgBxY2wpZKifL_1xs4xzSUZfJQwBM/s320/pizzas+058.jpg" width="320" /></a></div>
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Con questa ricetta partecipo all<a href="http://www.mtchallenge.it/2016/06/mtc-n-58-la-ricetta-della-sfida-e.html">'</a><a href="http://www.mtchallenge.it/2016/06/mtc-n-58-la-ricetta-della-sfida-e.html">MTChallenge n 58 LA PIZZA</a><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0metE3KGw6Or53LcXhbnaX2iGC2BQAERr_VjxYJZ6GRkK6sdQnDaHbWI0bjqdxMrTi3nv8bV6lQULS_mO7XHP44UWuTpckmzqSLui5xMc007WfGYxAkEsZXftld-5spnG0RtQG7E8ngs/s1600/banner+mtc+pizza.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0metE3KGw6Or53LcXhbnaX2iGC2BQAERr_VjxYJZ6GRkK6sdQnDaHbWI0bjqdxMrTi3nv8bV6lQULS_mO7XHP44UWuTpckmzqSLui5xMc007WfGYxAkEsZXftld-5spnG0RtQG7E8ngs/s320/banner+mtc+pizza.jpg" width="320" /></a></div>
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<br />robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com35tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-85601799403042813802016-04-25T09:30:00.000+02:002016-06-27T08:23:02.151+02:00Mi Frulla una Frolla due: Sablé con farina di mandorle "riciclata" e cocco con confettura di pastinaca al bergamotto per l'MTC n° 56 di Dani&Juri<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvjlNw2vOpYjH6xDMrGlRmuzk7MlyOX0D0vWeI489VyFK4ElTGvU9RD5G46I3_iZMIkw1nM_jWS7-OgVIJB-NdB6yPmG8K10aFC8fftzP6jmz_rzAqHjQORSj_B01ZRwjCplzWpFfCluk/s1600/IMG_0391-horz-horz.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="332" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvjlNw2vOpYjH6xDMrGlRmuzk7MlyOX0D0vWeI489VyFK4ElTGvU9RD5G46I3_iZMIkw1nM_jWS7-OgVIJB-NdB6yPmG8K10aFC8fftzP6jmz_rzAqHjQORSj_B01ZRwjCplzWpFfCluk/s640/IMG_0391-horz-horz.jpg" width="640" /></a></div>
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Da quando abbiamo acquistato la casina francese, ogni anno abbiamo il problema di cosa farne di tutte le mele che raccogliamo. Già qualche anno fa, cercando ispirazione qua e là, soprattutto in rete e principalmente su siti americani, che si sa che Oltreoceano con le mele hanno una certa esperienza, sono venuta a sapere che c'è chi utilizza la salsa di mele per ridurre la quantità di grassi, uova e zucchero nei dolci da forno. Naturalmente ho voluto provare anch'io e il risultato mi ha piacevolmente sorpresa. </div>
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<a name='more'></a>Ho iniziato rivolgendomi alla sempre affidabile <a href="http://www.marthastewart.com/">Martha</a>, prima per la ricetta della salsa e poi per quella dei dolci nei quali utilizzarla. Ho provato anche una ricetta dell'altrettanto brava Stephanie Jaworski di <a href="http://www.joyofbaking.com/breakfast/ApplesauceBreadRecipe.html">Joy of Baking</a>, ricetta che ho replicato più e più volte con diverse minime varianti. Poi ho cominciato a sperimentare con ricette collaudate, riducendo grassi e uova e aggiungendo la mia salsa di mele. Risultati ogni volta eccellenti, mai una delusione. Si trattava sempre, però, di torte da credenza, soffici e umide, magari qualche muffin, una plum cake. Non avevo mai sperimentato con la frolla, anche se l'idea mi frullava in testa già da un po'.<br />
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Quale migliore occasione dell'<a href="http://www.mtchallenge.it/">MTC n° 56</a>, quello in cui Dani&Juri del blog <a href="http://acquaementa.com/la-sfida-mtc-n-56/">Acqua e Menta</a> ci hanno chiamati a confrontarci sul tema dei Biscotti! Ancora non ero arrivata in fondo al loro post di inizio gara e già l'idea si era ben fissata nella mia mente: avrei usato la<a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.fr/2016/04/salsa-di-mele-e-come-usarla-in.html"> salsa di mele </a>a parziale sostituzione di grassi e uova! </div>
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E già che c'ero, magari avrei potuto trovare un degno utilizzo per quel barattolone di polpa di mandorle che giace in attesa già da qualche settimana in freezer. Ogni tanto mi diverto a farmi il "latte" vegetale: anacardi, noci, avena e soprattutto mandorle si prestano benissimo allo scopo. L'unico problema è che, a parte con gli anacardi, mi rimane sempre la polpa delle noci o dei cereali usati e spesso non ho l'occasione immediata di riutilizzarla. Così la congelo e quando ne ho un discreto quantitativo, la trasformo in farina. Basta scongelarla a temperatura ambiente, stenderla su una placca da biscotti coperta di carta da forno e lasciarla asciugare completamente nel forno ventilato a 40° C per un tempo che varia molto in base alla quantità di polpa e ai liquidi che contiene. In genere 3 ore sono sufficienti. Poi la lascio raffreddare completamente a temperatura ambiente e infine la frullo nel mixer da cucina fino a renderla quasi impalpabile. Dopodiché è pronta la farina. Certo, è molto più povera di quella fatta con il seme intero, ma aggiunta ad altre farine fa comunque il suo lavoro. </div>
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Poi perché non trovare il modo di usare le mie amate radici anche in una ricetta dolce? Per non rischiare troppo, mi sono limitata alla pastinaca, che ho già utilizzato con successo in <a href="http://roberta-lavaligiasulletto.blogspot.fr/2013/03/tortine-di-pastinaca-e-zafferano-con.html">una torta.</a> Prendendo il contenitore della polpa di mandorle dal cassetto del congelatore, mi è cascato l'occhio sui cubetti di succo di bergamotto congelato a Gennaio quando ho candito le bucce. </div>
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Così sono nati i miei </div>
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<b><i>Occhi di Bue di Mandorle e Cocco</i></b></div>
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<b><i>con Confettura di Pastinaca al Bergamotto</i></b></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYKgyO45thcVLDEthnGZBmm9EZez6OZVqPhHpZt67_tssUMrtZHEx0tgSfJt3qLcCZ-VKRZ56hQMRINr5utW_ltN_8pNriXsCrkxl_OiQ3SGBgOgtIBooL_Zshnrg5Je18rn0C37qvqjU/s1600/IMG_0391.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYKgyO45thcVLDEthnGZBmm9EZez6OZVqPhHpZt67_tssUMrtZHEx0tgSfJt3qLcCZ-VKRZ56hQMRINr5utW_ltN_8pNriXsCrkxl_OiQ3SGBgOgtIBooL_Zshnrg5Je18rn0C37qvqjU/s640/IMG_0391.JPG" width="382" /></a></div>
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<b><i>Ingredienti</i></b></div>
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<b><i><br /></i></b></div>
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<i><u>per la frolla</u></i></div>
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<i><u><br /></u></i></div>
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<i>100 g di farina di mandorle</i></div>
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<i>100 g di farina di cocco</i></div>
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<i>50 g di fecola di patate</i></div>
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<i>65 g di burro</i></div>
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<i>80 g di <a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.fr/2016/04/salsa-di-mele-e-come-usarla-in.html">salsa di mele</a></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>80 g di zucchero semolato</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 tuorlo</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 cucchiaino di estratto di vaniglia</i></div>
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<i>1 pizzico di sale</i></div>
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<i><br /></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><u>per la confettura</u></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><u><br /></u></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 grossa pastinaca</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>2 o 3 cucchiai di succo di bergamotto</i></div>
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<i>zucchero quanto basta</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>zucchero a velo per decorare i biscotti</i></div>
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglTMKKV-3Dy1x3KDqDfxdJvcJWVZ0AhnQB0CIpFPkvC1_FlWjn8E8CaZnBh9LrDaGjlN8QtwG8n1GIeGZLvPvqoXH7VtH9GHAvGgk2srLWcX0L83-yiSRFcvNZgptN5BZ5goNssqfjKy8/s1600/IMG_0395.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglTMKKV-3Dy1x3KDqDfxdJvcJWVZ0AhnQB0CIpFPkvC1_FlWjn8E8CaZnBh9LrDaGjlN8QtwG8n1GIeGZLvPvqoXH7VtH9GHAvGgk2srLWcX0L83-yiSRFcvNZgptN5BZ5goNssqfjKy8/s640/IMG_0395.JPG" width="444" /></a></div>
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Tirate fuori dal frigorifero il burro, l'uovo e la salsa di mele e teneteli a temperatura ambiente mentre preparate la confettura.</div>
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Lavate, eliminate le estremità e pelate la pastinaca. Tagliatela a cubetti e mettetela in una piccola casseruola. Aggiungete sufficiente acqua fredda per velarne la superficie e portatela a bollore a fiamma bassa e pentola coperta. Lasciatela sobbollire piano per almeno mezz'ora o fino a quando la pastinaca si disferà premendola con una forchetta. Eventualmente continuate ad aggiungere acqua calda, poca per volta. Togliete dal fuoco e riducete in purea con un frullatore ad immersione. Pesate la purea di pastinaca ed aggiungete metà del suo peso in zucchero. Unite anche il succo di bergamotto e riportate al fuoco. Fate bollire piano, sempre mescolando, per una decina di minuti. togliete dal fuoco e fate raffreddare completamente.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Preparate la sablé: lavorate brevemente a mano o in planetaria con la foglia il burro con il sale e la vaniglia. Unite la salsa di mele e lavorate ancora. Unite anche le farine, mescolate precedentemente e sabbiate il tutto, vale a dire lavorate rapidamente con le punte delle dita o in planetaria o con un mixer con i coltelli, ad impulsi di pochi secondi, fino ad ottenere un composto che ricorda delle briciole di pane. Unite anche lo zucchero e l'uovo e lavorate fino ad ottenere un impasto omogeneo. Raccoglietelo a palla, appiattitelo fino ad uno spessore di 3 cm circa, avvolgetelo in pellicola o carta da forno e mettetelo a riposare in frigorifero per almeno 2 ore. Io l'ho lasciato una notte.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Passato il tempo di riposo, accendete il forno a 175° C, stendete l'impasto ad uno spessore di 5 mm e ricavatene dei dischi con un tagliabiscotti da 5 cm di diametro. Con un tagliabiscotti più piccolo, eliminate il centro di metà dei dischi. Fate cuocere in forno già caldo per 12 o 13 minuti, sorvegliando attentamente la cottura negli ultimi minuti e sfornando i biscotti quando i bordi cominceranno a colorirsi.</div>
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Lasciate raffreddare i biscotti sulle teglie per 5 minuti e poi trasferiteli su una gratella a raffreddare completamente. </div>
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Distribuite mezzo cucchiaino di confettura sui dischi e sovrapponete i cerchi. Eliminate eventuali fuoriuscite di confettura dai bordi e riposizionate i biscotti accoppiati sulla gratella. Spolverizzateli di zucchero a velo e sbrigatevi a mangiarne un paio prima che scompaiano!</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJ6TLAkuydQswS7KHtm4R7w0ndC07J60k1kr_O8-YbMPMAnogwHTY12kjWFZmTbpv75s15fEZMcDxGm7p3tu0DlQc6qesjym-LsbjyjIEp5B35HDUqBgR_2KHSrHhrbmbaOX8ZhHeI8EQ/s1600/IMG_0413.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJ6TLAkuydQswS7KHtm4R7w0ndC07J60k1kr_O8-YbMPMAnogwHTY12kjWFZmTbpv75s15fEZMcDxGm7p3tu0DlQc6qesjym-LsbjyjIEp5B35HDUqBgR_2KHSrHhrbmbaOX8ZhHeI8EQ/s640/IMG_0413.JPG" width="400" /></a></div>
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con questi biscotti partecipo all'MTC n° 56 dei blog <a href="http://www.mtchallenge.it/">MTChallenge</a> e <a href="http://acquaementa.com/la-sfida-mtc-n-56/">Acqua e Menta</a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilM97AkS34b6Dvddp4kTtQaf5gwPiSgRCFw3D8o3tJj7bJx9ow_z64zrXFUyRlhj09RoEBMrDFXwz5ddFmyIdKFKrF-WPH6DkwGYKlJuv6GRT4Pg91eSmhwrmxAH1Sxm90j9R2Rl802Ro/s1600/banner+MTC+56+biscotti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilM97AkS34b6Dvddp4kTtQaf5gwPiSgRCFw3D8o3tJj7bJx9ow_z64zrXFUyRlhj09RoEBMrDFXwz5ddFmyIdKFKrF-WPH6DkwGYKlJuv6GRT4Pg91eSmhwrmxAH1Sxm90j9R2Rl802Ro/s400/banner+MTC+56+biscotti.jpg" width="266" /></a></div>
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robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com15tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-8692054356547059362016-04-22T22:46:00.001+02:002018-11-08T16:47:58.632+01:00Salsa di mele e come usarla in sostituzione di grassi e uova nei dolci da forno...e l'apple butter come bonus!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD0Z2k1Zyh7Lf26hELN_4xtjNNXYBOXdp9UGZKaxR2RRwZQejYbIRhxp7Hc0yNwHsHWeHcLyucQrpQM6jjy72QvhWyifg2-2q_5VbD807Zej2i5DvK5YmZrjQRGyueEgFhWjZkJZUffkE/s1600/pink+apple+sauce.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD0Z2k1Zyh7Lf26hELN_4xtjNNXYBOXdp9UGZKaxR2RRwZQejYbIRhxp7Hc0yNwHsHWeHcLyucQrpQM6jjy72QvhWyifg2-2q_5VbD807Zej2i5DvK5YmZrjQRGyueEgFhWjZkJZUffkE/s640/pink+apple+sauce.jpg" width="640" /></a></div>
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Eravamo rimasti alla salsa di mele. E dite la verità che morite dalla curiosità di sapere perché e come la si possa usare per sostituire grassi e uova nei dolci. </div>
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Fondamentalmente il motivo per cui la salsa di mele può essere considerata un valido sostituto per i grassi nei dolci da forno è il suo contenuto in pectina.</div>
<a name='more'></a><br />
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Semplificando molto, la funzione dei grassi, in particolare dell'olio, è quella di "rivestire" la farina impedendo che si combini con i liquidi formando così il glutine. Il glutine è il responsabile dell'aumento di volume di un impasto lievitato, come quelli di pane, pizza e focaccia per capirci, ed è anche quello che da elasticità sia all'impasto stesso che al prodotto finito. Quando invece prepariamo una torta vogliamo che sia soffice e leggera e se facciamo una crostata la vogliamo friabile e che si sciolga in bocca, non compatta ed elastica come una focaccia. Un'adeguata quantità di olio, burro o altri grassi, permette di raggiungere questi risultati.</div>
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La pectina contenuta nella salsa di mele può, entro certi limiti, svolgere la stessa funzione ed inibire l'eccessivo sviluppo di glutine in un impasto. Ma la similarità con i grassi finisce qui. La salsa di mele non può considerarsi un perfetto e sempre valido sostituto di olio e burro in una ricetta. I meccanismi secondo i quali grassi e pectina svolgono il loro compito, sono completamente differenti. </div>
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Olio e burro appartengono alla famiglia dei lipidi e sono idrofobi, cioè non si legano con l'acqua. Quando si combinano con gli amidi, praticamente formano uno scudo protettivo impermeabile attorno alle molecole di farina.</div>
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Dal canto suo la pectina, che è un agente gelificante naturale, è un polisaccaride, esattamente come lo sono gli amidi contenuti nella farina, e non è assolutamente idrofoba, quindi non forma nessuno scudo protettivo. Quello che succede, invece, è che va in competizione con gli amidi per l'assorbimento di acqua. In questo modo molta meno acqua raggiunge le molecole di amido e le proteine responsabili della formazione del glutine, gliadina e glutenina, e di conseguenza si ha una ridotta formazione di glutine.</div>
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Come si traduce tutto ciò per noi che vogliamo solo fare una torta e non trovare la cura per la calvizie? Semplicemente con una grande attenzione a comedovequandoeinchequantità sostituire i grassi di una ricetta con la salsa di mele: troppa pectina e avremo una consistenza gelatinosa, troppo poca e si formerà troppo glutine. Inoltre la pectina possiede la proprietà della sineresi, cioè, una volta che ha gelificato, comincia ad espellere acqua e questo ci darebbe un dolce asciutto e "sgonfio". La pectina diventa idrosolubile alle alte temperature, in gergo tecnico si dice che forma un colloide. Cuocere un impasto contenente pectina a temperature elevate o per un tempo prolungato, la farebbe dissolvere completamente, rendendola del tutto inutile. </div>
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Bisogna anche considerare che la salsa di mele non è pura pectina: contiene anche tante altre sostanze come proteine, acidi e anche lipidi, ma le esatte quantità di queste sostanze dipendono in gran parte da come la salsa di mele è stata preparata ed è quindi praticamente impossibile valutare l'esatto contenuto in pectina. Questo significa che il consiglio di sostituire i grassi 1:1, cioè pari peso o volume, non funziona quasi mai. Altra sostanza contenuta nella salsa di mele è lo zucchero: anche nel caso che non contenga zucchero aggiunto, c'è sempre il fruttosio naturalmente presente nelle mele. Bisognerà quasi certamente ridurre la quantità di zucchero prevista dalla ricetta originale e non sempre è facile, soprattutto nel caso in cui lo zucchero sia usato come ingrediente secco. La salsa di mele può essere usata, con le dovute precauzioni, per sostituire gli olii, ma con il burro c'è qualche difficoltà in più: il gusto è il primo a risentirne, ovviamente, poi c'è il fatto che le proteine del latte hanno proprietà emulsionanti che la pectina può rimpiazzare solo in parte.</div>
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Veniamo ora al ruolo delle uova nelle ricette dei dolci da forno e a come poterle sostituire in tutto o in parte con la salsa di mele. Gran parte del volume di un uovo è costituito da acqua, quindi il loro principale apporto in una ricetta è di liquidi. Le sostanze emulsionanti contenute nell'uovo, favoriscono la combinazione di questi liquidi con i grassi e gli altri ingredienti presenti nella ricetta. In molti casi le uova hanno anche la funzione di intrappolare l'aria dandoci un prodotto soffice e leggero. Ciò si ottiene a volte incorporando aria nell'impasto con l'aggiunta degli albumi montati a neve, oppure semplicemente perché le proteine dell'uovo combinate con quelle della farina intrappolano i gas prodotti dagli agenti lievitanti. </div>
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Anche in questo caso le proprietà chimiche della pectina possono svolgere un ruolo accettabilmente simile a quello delle uova, ma non è mai consigliabile sostituire completamente la quantità di uova prevista in una ricetta con la medesima quantità di salsa di mele.</div>
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Cercando di concludere, quindi, il mio consiglio è di cominciare ad usare la salsa di mele in ricette che prevedano l'impiego di olio invece del burro e di partire sostituendone solo la metà e senza mai superare i 3/4. Se la ricetta richiede 100 ml di olio, utilizzatene 50 ml e altrettanti di salsa di mele. Stesso consiglio per quanto riguarda la sostituzione delle uova: cominciate con metà e poi aggiustate man mano che prendete confidenza con il suo utilizzo. 60 g di salsa di mele sostituiscono un uovo medio intero. Per lo zucchero regolatevi anche secondo il vostro gusto e soprattutto secondo la dolcezza della vostra salsa di mele, cominciando a ridurlo di 1/4: se la ricetta ne richiede 100 g, voi mettetene 75 g. Quasi sicuramente con i primi esperimenti otterrete dolci che se pur gradevoli al palato non saranno paragonabili agli originali, ma con un po' di esperienza e qualche astuzia, sarete presto soddisfatti del risultato.</div>
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Fare in casa la salsa di mele è semplicissimo: basta procurarsi delle mele, meglio se varietà che si prestano alla cottura e biologiche, tagliarle a spicchi senza sbucciarle e senza eliminare il torsolo, metterle in una pentola con acqua sufficiente a velarle e lasciarle cuocere fino a che cominceranno a spappolarsi, circa 30 minuti. Andranno poi passate al passaverdura per eliminare bucce e semi ed ottenere una purea liscia ed omogenea. Se ne fate piccole quantità da consumare subito, potete conservare la salsa di mele così com'è in contenitori a chiusura ermetica e tenerla in frigorifero per una settimana al massimo. se volete conservarla più a lungo, vi consiglio di rimettere al fuoco la purea di mele con il succo di un limone per ogni kg di mele impiegato, lasciarla bollire a fuoco dolce, mescolando continuamente, per una decina di minuti e poi travasarla subito in vasetti di vetro sterilizzati e caldi. Chiudere subito i vasetti con i loro coperchi e lasciar raffreddare completamente. Sottoporre poi i vasetti a sterilizzazione mettendoli in una pentola di acqua fredda facendo attenzione che l'acqua li ricopra per almeno 3 cm, portate a bollore, fate bollire per 20 minuti, togliete dal fuoco e lasciate raffreddare i vasetti nell'acqua. In questo modo la salsa di mele si conserva, in luogo buio e fresco, fino a sei mesi. Al momento di utilizzarla, potete aggiungere zucchero, miele o altro dolcificante a piacere e spezie. Così al naturale è ottima anche come accompagnamento di carni, soprattutto arrosti di maiale, e formaggi. </div>
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E ora che avete la vostra salsa di mele, perché non prendete il coraggio a due mani e non vi cimentate nella preparazione dell'apple butter? Non dovrete fare altro che pesare la purea di mele e per ogni kg aggiungere 300 g di zucchero, il succo e la buccia di un limone biologico ben lavato, 1 cucchiaino di cannella in polvere, 1/2 cucchiaino di chiodi di garofano in povere, 1 cucchiaino di noce moscata o di pepe di Giamaica sempre in polvere. Ovviamente le spezie potete variarle a vostro gusto. Se la vostra salsa di mele fosse particolarmente densa, aggiungete anche un bicchiere di succo di mela. Versate tutto in una capace casseruola, meglio se a fondo spesso ed adatta alle lunghe cotture. Io uso la pentola di coccio oppure la mia pentola speciale per confetture. Portate ad ebollizione a fuoco moderato, mescolando spesso, poi riducete la fiamma al minimo e proseguite la cottura per parecchie ore, mescolando ogni pochi minuti, fino a quando la salsa avrà preso un bel colore ambra scura, dovuto alla caramellizzazione degli zuccheri, e si sarà addensata al punto che mescolando scoprirete il fondo della pentola. Tradizionalmente l'apple butter è pronto quando un cucchiaio di legno infilato nel mezzo sta in piedi da solo. Per me a questo stadio è un po' troppo denso. Togliete dal fuoco e invasate subito in vasetti di vetro perfettamente puliti. Chiudete e lasciate raffreddare. Si mantiene in frigorifero fino a tre mesi, ma si può anche congelare fino ad un anno. Se invece sottoporrete i vasetti a sterilizzazione per 15 minuti, potrete conservarlo a temperatura ambiente, meglio se in luogo buio, per due anni. Ottimo spalmato sul pane e accompagnato con un buon te aromatico, si presta bene anche a farcire biscotti e crostate e, esattamente come la salsa di mele, può sostituire grassi e uova nei prodotti da forno, però dovrete tenere sempre in buon conto il suo gusto spiccato e la sua consistenza soda. </div>
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Vi tenta l'apple butter, ma non volete passare mezza giornata ai fornelli?. Valentina nel suo blog <a href="https://www.profumodilimoni.com/recipe/apple-butter/?fbclid=IwAR1VoIxpsWzFR2BmF_FWN4PcF6lOBQ9PvXcODA86Lf2OzqbK74ukTyOFkH4">Profumo di Limoni</a> ha la soluzione giusta per voi! </div>
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<br />robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-71883152483029076632016-04-22T08:00:00.000+02:002016-11-21T01:12:07.267+01:00Mi frulla una frolla per l'MTC n°56 di Dani&Juri: Frollini di Farina di Grano Germogliato fatta in casa<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCMiRnVLwlvg8CDC1FlL1JfK-ai5TcMRPtfn_DamACeYD7BcBjKZolpqKizXk4tLoCzThvuAAiDRhjD7v27l8fz6dbbAdPc8fBEmJnpgrFmgRlXkeCuUdGiQrEGfGhw8nXQ4mN1dFbYHM/s1600/IMG_0407.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCMiRnVLwlvg8CDC1FlL1JfK-ai5TcMRPtfn_DamACeYD7BcBjKZolpqKizXk4tLoCzThvuAAiDRhjD7v27l8fz6dbbAdPc8fBEmJnpgrFmgRlXkeCuUdGiQrEGfGhw8nXQ4mN1dFbYHM/s640/IMG_0407.JPG" width="640" /></a></div>
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<i><b>Quella:</b> Io ve lo dico. questa qui ha troppo tempo libero. Dobbiamo trovarle un'occupazione.</i></div>
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<i><b>La Prof:</b> Ma se corre già tutto il giorno come un topo avvelenato, povera stella!</i></div>
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<i><b>Quella:</b> Sì, ma fa solo quello che le pare! E poi si perde dietro ad ogni scemenza che legge su internet...</i><br />
<a name='more'></a></div>
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<i><b>La Deborah:</b> Io ce l'avrei un'occupazione da darle: la caccio in soffitta a scopate sui denti e ce la chiudo dentro. Vediamo se si decide a mettere a posto quel rebelot che c'è su, che sono andata ieri a prendere i gerani da metter fuori sui davanzali e non c'era nemmeno lo spazio per camminare. Che poi cosa li ho montati a fare gli scaffali dell'Ikea se lei deve lasciare tutto alla rinfusa sul pavimento....Scatoloni aperti pieni di progetti "in fase di sviluppo" a sentir lei, che invece son pieni di polvere che nemmeno la tomba di Tutankhamon; montagne di informazioni accatastate alla bell'e meglio, in bilico, che se per caso cadono ci seppelliscono tutti quanti siamo; cassetti pieni di sogni talmente passati di moda che non li voglion più nemmeno alla Caritas. Per non parlare dei ricordi: tonnellate di ricordi che non si capisce perché non si decida a buttarli via...crollerà la soletta prima o poi, ve lo dico io!</i></div>
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<i><b>La Prof:</b> Suvvia, non c'è nulla di male nell'essere curiosi, con tanti interessi diversi e un po' volubili!</i></div>
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<i><b>La Deborah:</b> Ah sì? Allora quest'anno a sant'Ambrogio ci va lei a cercare le lucette da mettere al cipresso? Anzi guardi, già che ci siamo, perché domani non va su a scovarmi i cuscini del dondolo? </i></div>
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<i><b>Il Vag:</b> Su su, non litigate signove mie! Non mi sembva il caso di favsi il sangue amavo pev queste quisquilie, pev queste quisquilie. In fin dei conti, si è solo fatta la favina pev<a href="http://acquaementa.com/la-sfida-mtc-n-56/"> i biscotti della sfida, </a>della sfida. E che savà mai?</i></div>
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<i><b>Quella:</b> Appunto! Che bisogno aveva di farsi la farina? Non poteva usare quella del supermercato come fanno tutti? Sempre a volersi distinguere lei!</i></div>
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<i><b>La Prof:</b> Ma no, non è quello il motivo! Lo sapete che è curiosa come una scimmia! E se vede qualcosa in giro che attira la sua attenzione, soprattutto se è collegato alle sue passioni della cucina e del fatto in casa, non riesce a resistere e deve provare. Anche se non ha gli strumenti e le attrezzature necessarie, anzi, proprio per quello!</i></div>
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<i><b>Tragedy: </b>Io non lo so e francamente non è che me ne freghi qualcosa, ma visto che non mi lasciate stare in camera mia al buio a meditare su quanto faccia schifo questa vita, vi dico che poteva anche limitarsi a macinare i semi di grano così com'erano, senza i loro cavoli di germogli.</i></div>
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<i><b>La Prof:</b> E qui ti sbagli, cara ragazza. Ormai non passa giorno senza che qualcuno ci esorti ad abbandonare le farine troppo raffinate, perchè in corso di lavorazione vengono private dei principali elementi nutritivi presenti nel chicco di grano intero. Quello che non sempre ci dicono, è che nelle farine integrali, ammesso che siano veramente integrali e non semplici farine bianche con aggiunta di sola crusca, nelle farine integrali, dicevo, sono presenti anche dei cosiddetti "antinutrienti", cioè delle sostanze, per dirla in termini molto poveri, che rendono indisponibili per l'organismo i preziosi elementi nutritivi contenuti nel chicco. Con la germogliazione, il chicco rilascia i preziosi sali minerali contenuti al suo interno e allo stesso tempo aumenta il suo contenuto in vitamine e proteine. Non si eliminano completamente le sostanze antagoniste, ma sicuramente si ottiene una farina con un migliorato apporto nutritivo. Perché questo avvenga, è sufficiente procurarsi dei chicchi di grano biologico, ovviamente interi, non decorticati o trattati in alcun modo. Vanno bene tutti i grani, anche quelli antichi, la spelta, il farro, così come altri cereali. Si mettono in ammollo in acqua fredda per 12 o massimo 24 ore, avendo l'accortezza di scolarli, sciacquarli e cambiare l'acqua di ammollo almeno un paio di volte. Poi si mettono in un recipiente capace, un grande vaso di vetro coperto con una garza fissata con un elastico o anche una vaporiera di bamboo, e si attende che spuntino i germogli. Di solito bastano 48 ore. Bisognerà solo sciacquarli e scolarli bene ogni 12 ore. Non è poi tutto questo gran lavoro, no? Alla fine si distendono sulla placca del forno e si lasciano asciugare a 40° C per una mezza giornata, aprendo il forno per lasciar uscire il vapore e scuotendoli di tanto in tanto. Ancora qualche ora o anche una notte ad asciugare all'aria e sono pronti per essere macinati. Ora, certo sarebbe meglio avere un piccolo mulino casalingo, ma per i primi esperimenti, può andar bene anche un macina caffè o un macina spezie. Avete sentito il profumo che si spande per casa mentre i chicchi seccano nel forno? Ricorda quell'angolo del Consorzio Agrario dove tenevano i sacchi di cereali e dove andava da piccola con il suo papà, per comprare il mangime per i polli. E il profumo della farina? E' quello del maggengo appena tagliato! E il suo sapore? Il miele di fiori di campo! Vale la pena di lavorare un pochino o no?</i><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwh4jhhSilX1_9jRm0SnNJ88VVs2gkYbWbUGbcjqwts0hAaKJkrdZyxNnP7Po55tqF_ddWSwqO5OUPZxb6cv3-LWHxNvdEX7Yk1yoccT12vctwaMiouwYv_dFY1hCzkZ6HdzZ3cJMdipU/s1600/IMG_0221-horz.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="305" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwh4jhhSilX1_9jRm0SnNJ88VVs2gkYbWbUGbcjqwts0hAaKJkrdZyxNnP7Po55tqF_ddWSwqO5OUPZxb6cv3-LWHxNvdEX7Yk1yoccT12vctwaMiouwYv_dFY1hCzkZ6HdzZ3cJMdipU/s640/IMG_0221-horz.jpg" width="640" /></a></div>
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<i><b>La Deborah:</b> Eh?...Cosa?....Ah mi scusi, devo essermi appisolata....</i></div>
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<i><b>Il Vag:</b> Affascinante, affascinante! Come le spiega lei le cose, cava la mia Pvoffessovessa...</i></div>
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<i><b>Tragedy:</b> Che due maroni.....</i></div>
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<i><b>Quella:</b> E va bene. diciamo che non ha avuto tutti i torti a farsi la farina di grano germogliato. ma la salsa di mele di che ci sa? Solo lei poteva prendere le ricette di due Maestri della Grande Pasticceria italiana e pacciugarle senza ritegno!</i></div>
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<i><b>La Prof:</b> Ohssignurdeldom, mi sembra di essere tornata dietro la cattedra, che il Cielo me ne scampi e liberi...Allora, l'aggiunta della salsa di mele nei dolci da forno, permette di ridurre la quantità di grassi, uova e zucchero in una ricetta. Siamo o non siamo a dieta? Vogliamo vanificare un mese di sacrifici, rinunce, tristezza e nervosismo per partecipare all'MTChallenge? No, vero? </i></div>
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<i><b>Quella:</b> No, no, per carità! Un altro scatto di collera di quella pazza della Tragedy non lo reggerei!! Però che il Cielo scampi e liberi anche noi da un'altra lezione della Prof! Con tutto il rispetto, si intende, ma lasciamo qualcosa anche per i prossimi post, che già quei due poveretti di <a href="http://acquaementa.com/">Dani&Juri </a>hanno avuto la sf...ortuna di vincere l'<a href="http://www.mtchallenge.it/">MTC</a> per colpa di quell'altra amica sua, quella tal <a href="http://www.lacucinadiqb.com/">Pellegrino </a>che parla con la gallina Pina, ci manca solo che debbano perdere mezza giornata per leggerci!!</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<b>Io </b>questa volta sono risoluta ad ignorarli. Consiglio anche a <b>voi </b>di fare altrettanto e passare direttamente alla ricetta. Avete ragione: forse avrei dovuto avvertirvi all'inizio del post....<br />
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<b><i>Frollini all'olio e salsa di mele con </i></b></div>
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<b><i>Farina di Grano Germogliato</i></b></div>
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<b><i>e </i></b><b><i>farcitura di</i></b></div>
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<b><i> Crema di Marroni Burro di Anacardi e Semi di Cacao</i></b></div>
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<b><i><br /></i></b></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPm8dANZ9ILwTNsJnFJMRyE65JtNBZCjaeX7_JIx8LX3QN3bcItWvbUlsSoNC5uBR2E8jK0fuO4VaimjNIQhcZRFQJoHeHMe_RYrvk4CJrT3NCLzWclc0A4n71v49HKHQmsidASWPODcM/s1600/IMG_0409.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPm8dANZ9ILwTNsJnFJMRyE65JtNBZCjaeX7_JIx8LX3QN3bcItWvbUlsSoNC5uBR2E8jK0fuO4VaimjNIQhcZRFQJoHeHMe_RYrvk4CJrT3NCLzWclc0A4n71v49HKHQmsidASWPODcM/s640/IMG_0409.JPG" width="426" /></a></div>
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<i><br /></i></div>
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<i><u>Ingredienti per la frolla:</u></i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>250 g di farina di grano germogliato</i></div>
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<i>50 ml di olio extravergine d'oliva delicato</i></div>
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<i>50 ml di olio di nocciole</i></div>
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<i>70 g di salsa di mele</i></div>
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<i>25 g di tuorlo d'uovo</i></div>
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<i>70 g di zucchero a velo</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 cucchiaino di estratto di vaniglia</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 pizzico di sale</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>Ingredienti per la farcitura:</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>2 cucchiai di<a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.fr/2011/11/crema-di-marroni-al-cioccolato_12.html"> crema di marroni</a></i></div>
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<i>2 cucchiai di burro di anacardi</i></div>
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<i>2 cucchiai di semi di cacao sbriciolati</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>Cioccolato fondente, cacao in polvere e semi di cacao per guarnire</i></div>
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<b><i><br /></i></b></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjE3LeqKZL1AdZVrBLJbVhMcOML4CmUY2edI1gqZv49W3qmRZmPKqZ9-MJw7AT5Bl84SWkx-2zWNz-RtOzTHnKzueizVarjHzHf-vfLn6iFN20SQM4SlWH9jlbz13YNNjrPXuctAJVdig8/s1600/IMG_0399.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjE3LeqKZL1AdZVrBLJbVhMcOML4CmUY2edI1gqZv49W3qmRZmPKqZ9-MJw7AT5Bl84SWkx-2zWNz-RtOzTHnKzueizVarjHzHf-vfLn6iFN20SQM4SlWH9jlbz13YNNjrPXuctAJVdig8/s640/IMG_0399.JPG" width="640" /></a></div>
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Mescolate gli olii, la vaniglia, lo zucchero e i tuorli fino ad ottenere un composto omogeneo. Aggiungete la salsa di mele e mescolate ancora per amalgamare completamente. Unite anche il sale e infine la farina. Lavorate il meno possibile, con rapidità e delicatezza, ma fino a formare un impasto liscio ed unforme. Formate una palla, appiattitela in un disco di circa 3 cm di spessore e avvolgetelo con pellicola trasparente. Lasciate riposare in frigo per almeno 8 ore. Nel frattempo mettete a bagno 60 g di anacardi in acqua fredda.<br />
Accendete il forno statico a 175%<br />
Stendete l'impasto ad uno spessore di 3 mm e con un tagliabiscotti da 5 cm di diametro, ricavate dei dischi. disponeteli su delle teglie da forno, distanziandoli circa due centimetri uno dall'altro. Infornate in forno già caldo per circa 10' o fino a quando i bordi cominceranno a colorirsi. Togliete dal forno, lasciate intiepidire i biscotti per un paio di minuti e poi trasferiteli su una gratella fino a completo raffreddamento.<br />
Scolate gli anacardi e macinateli con un frullatore ad alta velocità o un frullatore ad immersione fino ad ottenere una crema liscia e senza pezzi evidenti. Prelevate due cucchiai di "burro" di anacardi e mescolateli con pari quantità di crema di castagne e i semi di cacao sbriciolati. Spalmate metà dei biscotti con mezzo cucchiaino di crema ciascuno e sovrapponete i rimanenti biscotti. Fate sciogliere a bagno maria del cioccolato fondente, io ne ho usato uno all'85% di cacao, e tuffateci i biscotti farciti in modo che vengano per metà ricoperti di cioccolato. Deponeteli nuovamente sulla gratella affinché l'eccesso di cioccolato scoli e spolverizzateli con un pizzico di cacao amaro e qualche briciola di semi di cacao.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2mZnxbxCG0HWk0mHQ-9JtknK3Ux5NYtvpww0U5XtKGdCLLr30SbKH9FCBq8Gf2DJF0EH9WWoYZWFsvCmY8U9hkWOjLpEum3xvm-S93qCL32_jdbqNBMyBgYOdgPbjyrR7u6M-Eg6aKIg/s1600/IMG_0410.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2mZnxbxCG0HWk0mHQ-9JtknK3Ux5NYtvpww0U5XtKGdCLLr30SbKH9FCBq8Gf2DJF0EH9WWoYZWFsvCmY8U9hkWOjLpEum3xvm-S93qCL32_jdbqNBMyBgYOdgPbjyrR7u6M-Eg6aKIg/s640/IMG_0410.JPG" width="426" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjj-q3wTB8YHThl7BRW2c-EPCA0oCAweyAgDIKxtbSF9ypuyV6Do9fWqG1Di9H_4R7cO2-xtQx1VK-CWndWoC-adNaZVbevatpGngWINGcHY8ngTROq7OGNp4QirkaKQD6vmTGCRZiSVTw/s1600/IMG_0379.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjj-q3wTB8YHThl7BRW2c-EPCA0oCAweyAgDIKxtbSF9ypuyV6Do9fWqG1Di9H_4R7cO2-xtQx1VK-CWndWoC-adNaZVbevatpGngWINGcHY8ngTROq7OGNp4QirkaKQD6vmTGCRZiSVTw/s640/IMG_0379.JPG" width="426" /></a></div>
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Biscotti rustici sia nel sapore che nella consistenza, si prestano benissimo ad essere presentati nelle forme classiche delle ciambelline e dei torcetti, ma il contrasto con la ricchezza e la raffinatezza della farcitura e della glassatura li rendono davvero originali e insoliti. </div>
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Con questi biscotti partecipo all<a href="http://www.mtchallenge.it/2016/04/mtc-56-la-ricetta-di-aprile.html">'MTChallenge n° 56 </a></div>
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dei blog <a href="http://www.mtchallenge.it/">MTChallenge</a> e <a href="http://acquaementa.com/">Acqua e Menta</a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjno-uy_4xZ8WRbt3dVMzytR3pxUPHNiNsb6a5q4ZaTA5E6Uh7XzCRrod4et19lHRLMg5WF5psV63YLNHdOE3uYl-IgTrZiaN8-shJVVGTEoIWK27AsTvzbIa1y15Lm74eQorsUhlFU-FI/s1600/banner+MTC+56+biscotti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjno-uy_4xZ8WRbt3dVMzytR3pxUPHNiNsb6a5q4ZaTA5E6Uh7XzCRrod4et19lHRLMg5WF5psV63YLNHdOE3uYl-IgTrZiaN8-shJVVGTEoIWK27AsTvzbIa1y15Lm74eQorsUhlFU-FI/s320/banner+MTC+56+biscotti.jpg" width="212" /></a></div>
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<br />robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com16tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-9277445267953339782016-04-11T10:26:00.000+02:002016-06-27T08:25:12.328+02:00Ruth Stout e l'orto senza fatica! parte seconda<b><i>...Continua da<a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.nl/2016/04/ruth-stout-e-lorto-senza-fatica.html"> qui</a></i></b><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEN6sbs5L91TCOr6XXtD5bjYzLA-nCnQDHmuRPO1jiPqWkCN3NaI2XG42mDDMvxm37P0Ml1rkH8KJqReGvycwhCPjLcIaRwrQi-s2RClSRdI2K3VeDtxIk7e1GnZ3iTT9f0UJHpx4UOUo/s1600/Ruth+and+Alfred.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="390" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEN6sbs5L91TCOr6XXtD5bjYzLA-nCnQDHmuRPO1jiPqWkCN3NaI2XG42mDDMvxm37P0Ml1rkH8KJqReGvycwhCPjLcIaRwrQi-s2RClSRdI2K3VeDtxIk7e1GnZ3iTT9f0UJHpx4UOUo/s400/Ruth+and+Alfred.jpg" width="400" /></a></div>
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All'epoca del suo trasferimento in campagna insieme al marito, Ruth sapeva poco o nulla di giardinaggio. Chiese consiglio ai suoi vicini che, ovviamente, la orientarono verso le pratiche tradizionali. Per i primi 15 anni, quindi, la Stout coltivò il suo orto e il suo giardino zappando e vangando la terra, distribuendo fertilizzanti, concimi e antiparassitari chimici, strappando erbacce, annaffiando e così via. Per le operazioni più pesanti, come la vangatura di primavera, si avvaleva dell'aiuto di un giardiniere che però era sempre in ritardo, lasciando la povera Ruth a macerare nella frustrazione di non poter cominciare a seminare e piantare i suoi adorati ortaggi.<br />
<a name='more'></a><br />
Tutto questo finì dopo una conversazione con le sue piante di asparagi. Avete capito bene. Lo dice lei nel documentario, mica me lo sono inventato. Stando alle sue parole, una mattina di inizio Aprile, mentre si aggirava sconsolata nel suo scarmigliato orto e il giardiniere ancora non si era fatto vivo, notò che gli asparagi abbandonati a loro stessi per tutto l'inverno stavano germogliando. Così chiese loro: "Ma se voi non avete bisogno che il terreno sia vangato, perché devo vangarlo per le altre piante?" e i saggi asparagi le risposero: " Non devi! Vai e pianta!" e lei così fece. E continuò a farlo fino alla fine. Come ho detto, all'epoca in cui fu girato il documentario in cui lei stessa parla della sua vita e del suo lavoro, Ruth Stout aveva già 91 anni eppure continuava a produrre ortaggi sufficienti per due persone per tutto l'anno. Non solo li coltivava, ma li cucinava e preparava il surplus per la conservazione. Oltre a questo sbrigava da sola tutte le faccende domestiche e si occupava della corrispondenza, rispondendo ad un considerevole numero di lettere di ammiratori e appassionati di giardinaggio che le scrivevano per chiederle consigli o semplicemente per ringraziarla per i suoi libri. Tutte queste attività non le svolgeva mai oltre le 11 del mattino e senza nemmeno far delle gran levatacce, ma alzandosi quando ne aveva voglia, in genere tra le 6 e le 8. A suo dire la ragione per cui le riusciva di portare a termine tutti i suoi compiti in così poco tempo, stava nel fatto che l'orto ed il giardino le portassero via pochissimo tempo, dato che non vangava o zappava, non spargeva fertilizzanti o antiparassitari, non diserbava e nemmeno annaffiava. Piantava e raccoglieva. Tutto qui. Non si preoccupava nemmeno di fare il compost. Piantava. Raccoglieva. Stop.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2jQH7mAe6BUb9x1KqdO5V5YDFFVA0ogWqW28uOG01p5zl2vcODpsDH5JwB7Q6DhFEv8JM3QHYjGk4qIuteNp-mOyHDbAsXA2UnLcUqft313tfX4FdVUBY1WorPmND6rN4YUN3Zj0FXdQ/s1600/Ruth.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2jQH7mAe6BUb9x1KqdO5V5YDFFVA0ogWqW28uOG01p5zl2vcODpsDH5JwB7Q6DhFEv8JM3QHYjGk4qIuteNp-mOyHDbAsXA2UnLcUqft313tfX4FdVUBY1WorPmND6rN4YUN3Zj0FXdQ/s400/Ruth.jpg" width="329" /></a></div>
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Il suo segreto? Fieno! Una spessa pacciamatura di fieno mantenuta per tutto l'anno. Nemmeno fieno di prima scelta, al contrario fieno muffito, inutilizzabile per l'alimentazione del bestiame e quindi reperibile gratis o a poco prezzo. Non potete trovare facilmente delle belle balle di fieno muffo? Niente paura: paglia, erba e foglie secche, persino aghi di pino e scarti di cucina, segatura, trucioli. Qualunque materiale organico che vada in decomposizione può fare al caso vostro. Quanto ve ne occorre? Almeno il doppio di quello che pensate possa bastare. Seriamente, quando Ruth scrisse il suo primo libro sull'argomento, ormai coltivava in questo modo già da un discreto numero di anni e non si era mai presa la briga di segnarsi le quantità di materiali impiegate. Fortuna che qualcuno dei suoi seguaci fu più accorto e oggi possiamo dire che per un orto di circa 200 mq possono volerci fino a 25 balle da 25 kg l'una o circa 6 q di fieno sfuso. Ma chi lo coltiva un orto di queste dimensioni? In ogni caso Ruth consiglia di cominciare con uno strato di almeno 20 cm, per essere sicuri che le erbacce non possano superarlo scoraggiandoci fin da subito a proseguire con questa tecnica.</div>
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Ma tutto sto fieno pieno di semi di erbacce di campo, non finirà per infestare l'orto facendoci raggiungere l'obiettivo esattamente opposto a quello desiderato? Beh, provate voi a seminare un prato e a coprirlo con 20 cm di pacciamatura e poi ditemi se l'erba è cresciuta. Questo ci porta ad un altro quesito? Come crescono le piantine dentro una simile quantità di fieno o altro materiale? Come si semina? Come si trapianta? A parte il fatto che la pacciamatura può essere sparsa con largo anticipo e che quindi per quando è tempo di seminare in campo aperto i nostri iniziali 20 cm si saranno ridotti a 5 o 6 al massimo per effetto del calpestio o della pioggia o della naturale decomposizione, seminare o trapiantare nel fieno non è molto differente che farlo nel terriccio smosso: si scosta la pacciamatura quel tanto che basta a scoprire il terreno, si distribuiscono i semi rispettando le stesse distanze tra seme e sulle fila che sono consigliate per la semina tradizionale e si ricoprono con un velo di terra. Con l'andare del tempo, tutto quel materiale organico che avrete continuato a spargere nel vostro orto, vi darà un terreno così ricco, umido, soffice e fertile, che potrete anche piantare e seminare accorciando le distanze e aumentando di conseguenza la produzione per metro quadrato. </div>
<div style="text-align: justify;">
Ma quando è il momento migliore per pacciamare? Adesso! Davvero, qualunque giorno è quello giusto. A meno che non abbiate deciso di usare solo foglie secche, nel qual caso siete costretti ad aspettare che cadano dagli alberi in autunno. Se proprio avete bisogno di pianificare e organizzare, cominciate quanto meno a raccogliere i materiali dei quali pensate di servirvi. Non preoccupatevi che cose come la segatura o le foglie di certe piante, come le querce, siano sconsigliate perché rendono il terreno troppo acido. Molte specie di piante amano il terreno acido e se proprio notate che alcune soffrono per il ph troppo basso, semplicemente aggiungete della cenere o della calce per correggerne l'acidità. Alcune foglie sono troppo coriacee e si decompongono con difficoltà? Meglio! Dureranno più a lungo. Meno lavoro per voi!<br />
Ogni quanto va rinnovata la pacciamatura? Ogni qual volta lo riteniate necessario: se notate chiazze di terreno scoperto oppure se vedete far capolino piante indesiderate.</div>
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Riassumendo, cos'ha inventato la signora Stout? Assolutamente nulla, come lei stessa afferma. Di certo non ha inventato la pacciamatura, dato che quella è un brevetto di madre natura che ogni anno lo rimette in pratica facendo cadere le foglie dagli alberi. Sicuramente non è stata nemmeno la prima ad utilizzare questo stratagemma nel suo orto. Di sicuro è stata la prima a far un gran baccano attorno all'argomento, scrivendo libri, tenendo conferenze e facendo corsi e dimostrazioni pratiche. Solo per questo motivo oggi si parla di Metodo Stout. Lei di certo non ha mai molto amato i vari titoli "nobiliari" che le venivano attribuiti, come quello di "Regina del Mulch". Nei suoi sogni di bambina sicuramente non si vedeva diventare famosa come "rinomata pacciamatrice". Non trovava nemmeno tanto divertente il fatto che, ad ogni occasione sociale, nell'attimo stesso in cui lei compariva la conversazione si spostasse su argomenti quali le lumache o la cavolaia. Era anche preoccupata dall'eventualità che se uno psicologo durante un test di associazione di idee avesse tirato fuori termini come "immondizia" o "fieno ammuffito" qualcuno dei suoi pazienti avrebbe potuto rispondere " Ruth Stout!"<br />
Va altresì sottolineato che la Stout scrisse nove libri in poco più di 20 anni, tutti autobiografici, ma solo tre di essi si occupano di giardinaggio. Naturalmente io conto di leggerli tutti e nove e ci aggiungo anche la sua biografia scritta nel 2013 da Sandra Knauf :<a href="http://www.amazon.com/Whole-Ruth-Biography-Stout-ebook/dp/B00E7B7998/ref=sr_1_2?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1460359560&sr=1-2"> " The Whole Ruth: a Biography of Ruth Stout"</a>.<br />
E se ancora non sono riuscita a farvela amare come la amo io, sentite questa: faceva giardinaggio completamente nuda!<br />
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Ed ora, signore e signori, ecco a voi in tutti i suoi splendidi 91 anni, la meravigliosa unica e sola<br />
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<b><i>Ruth Imogene Stout</i></b></div>
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<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/GNU8IJzRHZk/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/GNU8IJzRHZk?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
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<b><i><br /></i></b></div>
....sì lo so, il video è in Inglese con i sottotitoli in Ungherese, ma è il meglio che sia riuscita a trovare.</div>
robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-41062154735312276732016-04-10T10:11:00.001+02:002016-08-23T00:25:02.969+02:00Ruth Stout e l'orto senza fatica!<div style="text-align: justify;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjB4zgopcyg0yAKmz1Z9cqkzT-_3zXuLJxuftBjcuhsHXLNvYOhrOMKuTwOAdWr2bJq9WzmbGuo2NTvu8m-vAOOVsxrVpXW2XDw2z_Frt0e9F1y_RIQVgTA7WgOaSp9ncaC7r8gV6Yz0M/s1600/ruth+stout.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="390" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjB4zgopcyg0yAKmz1Z9cqkzT-_3zXuLJxuftBjcuhsHXLNvYOhrOMKuTwOAdWr2bJq9WzmbGuo2NTvu8m-vAOOVsxrVpXW2XDw2z_Frt0e9F1y_RIQVgTA7WgOaSp9ncaC7r8gV6Yz0M/s640/ruth+stout.jpg" width="640" /></a></div>
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Ruth Imogen Stout, nata a Topeka, Kansas il 14 Giugno 1884. Avrebbe potuto vivere tutti i suoi 96 anni con l'unico segno distintivo di essere la "zia" di Nero Wolfe, il famoso, eccentrico investigatore privato nato dall'immaginazione e dalla penna di suo fratello Rex Stout. Non lo fece. Visse una vita semplice e piena, tranquilla e avventurosa, ortodossa e anticonformista. Libera. </div>
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Io avrei sicuramente potuto vivere tutta la mia vita senza mai venire a conoscenza del suo passaggio su questa Terra, non fosse che abbiamo qualcosa che ci unisce al di là del tempo e delle distanze di ogni altra natura che ci separano. Entrambe abbiamo un profondo interesse nell'ottenere il massimo risultato con il minimo impiego di mezzi. Si chiama "principio di economicità", non pigrizia! Chiariamolo un volta per tutte!<br />
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Il campo dove sia la Signora Stout che io più desideriamo impiegare questo saggio principio, è ...il campo, appunto. Inteso come orto, ovviamente. Conosciamo, però, un po' meglio questa donna straordinaria, prima di passare a parlare del suo contributo al "no dig-no till".<br />
Vive in Kansas, insieme ai genitori e a otto tra fratelli e sorelle, fino ai 18 anni. In un documentario a lei dedicato girato nel 1975, quando Ruth aveva già 92 anni, è lei stessa a parlare degli anni della sua infanzia e dell'influenza avuta dai genitori, dal nonno e da tutta la sua famiglia sulla sua educazione e formazione. La madre non si affidava a sistemi impositivi, limitandosi a dare ai suoi figli gli strumenti necessari a giudicare da soli se un comportamento fosse corretto oppure no. Mi ha colpito molto l'esempio che la Stout porta di questo tipo di educazione: la signora Lucetta Elizabeth Todhunter Stout, pur non essendo mai andata a scuola, amava molto leggere, ma voi capite bene che con nove figli ritagliarsi del tempo tutto per sè da dedicare a questo passatempo non fosse cosa facile. Ogni volta che aveva un minuto libero dalle incombenze domestiche e si sedeva in soggiorno con un libro in mano, immancabilmente arrivava il moccioso di turno con qualche infantile richiesta. Allora lei escogitò uno stratagemma molto efficace: teneva un catino di acqua freddissima su un tavolino vicino a lei. Ogni volta che qualcuno dei suoi figli la disturbava, lei gli chiedeva di farsi più vicino e poi: " Oh guarda! Hai il viso tutto sporco, vieni che te lo lavo...." Ovviamente i piccoli non gradivano quella gelida attenzione materna e per evitarla, preferivano girare al largo. Un genio!<br />
Il padre, dal canto suo, non amava interferire, ma ha sempre spronato i figli a pensare in maniera autonoma e a comportarsi secondo coscienza, senza imporre agli altri le proprie regole di comportamento. Sorprende molto che, pur essendo cresciuta in questa atmosfera libertaria e sicuramente insolita per l'epoca, all'età di 17 anni la Stout si unisca a Carrie Nation nella sua lotta al commercio di alcool, cosa che la portò a partecipare attivamente ad atti di vandalismo che valsero alla Nation l'arresto e a lei l'obbligo di frequentare la scuola estiva. Sempre nel documentario del 1975, tenerissimo è il suo ricordo di quanto si sentisse ferita da questa imparità di trattamento.<br />
C'è un altro aneddoto della sua infanzia che io trovo particolarmente significativo; un triste giorno, il loro cane morì. Ruth stava alla finestra, piangendo, osservando i fratelli che seppellivano l'amata bestiola sotto un albero del giardino. Entrò il nonno che la vide e poi le mise le mani sulle spalle e dolcemente la sospinse verso un'altra finestra, dalla quale si vedeva un cespuglio di rose, da lei stessa piantato qualche tempo prima, completamente e meravigliosamente fiorito. Il nonno le disse solamente: " Stavi guardando fuori dalla finestra sbagliata."<br />
All'età di 18 anni, Ruth si trasferisce a New York, dove fa esperienze lavorative diverse, dall'operaia alla proprietaria di sala da tè nel Greenwich Village, con un breve intervallo come assistente in uno spettacolo di lettura della mente, naturalmente fasullo, ma sicuramente intrigante per l'epoca. Nel 1923 si reca in Russia, insieme ad un gruppo di Quakeri, per prestare assistenza e aiuto durante una terribile carestia.<br />
Nel Giugno del 1929, sposa Alfred Rossiter, figlio di un uomo di affari di origini tedesche trasferitosi a New York con la famiglia nel 1894. L'anno seguente Alfred propone a Ruth di andare a vivere in campagna e lei prontamente accetta. I due acquistano una proprietà di 55 acri, circa 22 ettari, a Redding, Connecticut. Qui Alfred appende al chiodo la sua laurea in Psicologia conseguita alla Columbia University e si dedica totalmente alla sua vera passione: la tornitura del legno. Ruth comincia così ad appassionarsi al giardinaggio. Il resto è un altra storia.....<br />
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<b><i><a href="http://continua...../">Continua</a><a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.it/2016/04/ruth-stout-e-lorto-senza-fatica-parte.html"> qui</a></i></b><br />
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robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-66568083878395748352016-03-18T12:56:00.000+01:002016-06-27T08:25:57.920+02:00"Not my mother's fish soup" per l'MTC 55 di Anna Maria<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhExG15rUveH3znfYY5hGNn1ZF9crYKHgqS6R9ZqqjKfYWU7fIveE9XJ1-9XFw9nJRW4sMez0DXjjga6Flxjd9c_gpnXWywCa10-kTvVonrwAx10tEUcIVkaAv2yIfKnn5yRjG233HptzE/s1600/ritocco+7.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhExG15rUveH3znfYY5hGNn1ZF9crYKHgqS6R9ZqqjKfYWU7fIveE9XJ1-9XFw9nJRW4sMez0DXjjga6Flxjd9c_gpnXWywCa10-kTvVonrwAx10tEUcIVkaAv2yIfKnn5yRjG233HptzE/s640/ritocco+7.JPG" width="425" /></a></div>
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Perché è la prima cosa alla quale ho pensato. Perché è l'unica e sola. Perché per me "zuppa di pesce" è quasi sinonimo di mamma. Mai mangiata altra. Mai cucinata. Mai nemmeno ordinata al ristorante. Sapevo che nulla avrebbe potuto reggere il confronto ed era inutile andare in cerca di delusioni. </div>
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La zuppa di pesce della mia mamma è la fumante perfezione in un piatto. Non solo per me, ma per chiunque abbia avuto la fortuna di assaggiarla. Mio marito non mangiava pesce quando l'ho conosciuto. Non ne voleva sentire nemmeno l'odore. Il giorno in cui mangiò per la prima volta la zuppa della suocera, dopo, ubriaco di piacere, mi sussurrò all'orecchio: "La zuppa di pesce della tua mamma è meglio del sesso!". Io lo presi comunque come il più bello dei complimenti e questo la dice lunga su quello che quel piatto rappresenta per me.</div>
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Non solo la zuppa, il pesce in generale, per me, è quello cucinato dalla mia mamma. Soprattutto se a pescarlo era stato mio papà la mattina dello stesso giorno. Per quasi trent'anni abbiamo avuto un piccolo appartamento in affitto ad Andora, in provincia di Savona, e mio padre, che adorava il mare, ma non la spiaggia, aveva una barchetta: Aldebaran, una vecchia pilotina bianca. Tutte le mattine all'alba si alzava, andava a bussare alla porta di Achille, vicino di appartamento, amico e compagno di uscite in mare, e insieme si dirigevano in bicicletta al piccolo porto turistico.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9nMIt4hizkibcohHAwjCpFs-6nFhBHSI0CCGaUOsRhn5DKR4chzuYkywiA664tXckQLe3VNAiIYUKmTkNQzuEkfqZ-OhTzVmf9USTu-cvBFc8cQUjVDzDh68k2MqKKqr5kqWSN0GDuqY/s1600/scansione0001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="454" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9nMIt4hizkibcohHAwjCpFs-6nFhBHSI0CCGaUOsRhn5DKR4chzuYkywiA664tXckQLe3VNAiIYUKmTkNQzuEkfqZ-OhTzVmf9USTu-cvBFc8cQUjVDzDh68k2MqKKqr5kqWSN0GDuqY/s640/scansione0001.jpg" width="640" /></a></div>
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<i>"Il Giusepp" a destra con gli occhiali da sole e "l'Achille" a sinistra</i> <i>a bordo di Aldebaran</i></div>
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Per anni l'unico pesce che mangiassi sono stati i boniti e le palamite che pescavano loro e che molto spesso nuotavano ancora quando arrivavano a casa. Mia madre passava ore a pulirli e a preparali per il freezer oppure a metterli sott'olio. Quando le quantità erano davvero esagerate, barattava qualche pesce con la sua amica Rina, in cambio dei totani pescati da suo marito Alfredo. Anche il totano ripieno arrosto della mia mamma è leggenda! Spesso si ritrovavano tutti a tavola insieme, mamma e papà, Dina e Achille, Rina e Alfredo, per sontuosi pranzi a base di pesce. E se Rina portava la sua famosa crostata con la confettura di pomodori verdi, allora la festa era davvero completa. La sua ricetta per la pasta frolla è ormai la nostra ricetta di famiglia. Non ho mai sentito l'esigenza di modificarla o sostituirla. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Insomma, son cresciuta viziata e questo ha fatto sì che io nei confronti del pesce di pescheria abbia sempre avuto una certa diffidenza. Lo conosco poco, lo acquisto raramente, lo pulisco con estrema difficoltà, lo cucino solo al forno e non l'ho mai sfilettato. Mi correggo: non l'avevo mai sfilettato. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Sarebbe stato meglio che avessi continuato a non sfilettarlo.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Attendo la sfida sulla zuppa di pesce da sempre, fin dalla mia prima partecipazione all'MTC. Ho gioito quando ho appreso che finalmente l'ora era giunta. Ne approfitto per ringraziare <a href="http://www.lacucinadiqb.com/2016/02/vietato-vietare-ovvero-tartare-di-rana.html?spref=tw">Ele&Mich</a> per aver avuto il coraggio di eleggere la ricetta di Anna Maria vincitrice della loro meravigliosa sfida sul miele. Ovviamente ringrazio anche e di tutto cuore quella meraviglia della natura che è <a href="http://www.lacucinadiqb.com/">Anna Maria Pellegrino </a>per averci chiamato ad incrociare gli ami su questa sfida all'ultima lisca. Non trovo parole per descrivervi questa Donna, non esistono superlativi che la possano definire. Bisognerebbe inventarne uno e, a dire la verità, ci avevo anche pensato, poi ho ritenuto che l'Accademia della Crusca avesse già avuto il suo bel daffare per quest'anno. Quindi Pellegrino accontentati di sapere che hai tutta la mia stima, la mia ammirazione, la mia simpatia ed il mio affetto. E basta, che altrimenti sembra che mi stia ruffianando il terzo giudice.</div>
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Ritorniamo seri. Gioia a mille nell'apprendere che <a href="http://www.mtchallenge.it/2016/03/mtc-n-55-la-ricetta-della-sfida.html">la ricetta della sfida n° 55</a> di quello che è il più bello ed il più longevo dei contest sul web era il Brodetto di Pesce. Un fortunato caso ha voluto che il giorno della pubblicazione io fossi in quel di Genova in compagnia di un gruppo di meravigliose folli donne: partita da Milano con <a href="http://tatanora.blogspot.nl/">Nora</a>, abbiamo trovato ad attenderci al binario 17 di Genova PP quel raggio di sole che è la<a href="http://fabianadelnero.blogspot.nl/"> Fabiana Del Nero</a>, accessoriata con bottiglia di prosecco (appena acquistata, perché quella che si era portata da casa l'aveva dimenticata sul treno), cavatappi (anche quello appena comprato, ancora imbustato, perché la bottiglia rimasta sul treno aveva il tappo da champagne e quindi lei, giustamente, non aveva ritenuto necessario portare il cavatappi ) e bicchieri, mica di plastica o di carta, no no, veri calici di vetro, accuratamente avvolti in tovaglioli di carta e riposti, uno per uno, in borsine porta bottiglie in tessuto. Al binario avrebbe dovuto trovarsi anche <a href="http://lacucinapiccolina.blogspot.nl/2016/02/mtc-54-bigne-con-baccala-cremoso-al.html">Vittoria</a>, ma non c'è, non arriva, non risponde al cellulare. Pazienza. Stappiamo. Brindiamo. A noi! Lì, sul binario 17 di Genova PP. Alle 10,45 di un mattino di Lunedì. I passanti ridono e ci fanno gli auguri. Certamente abbiamo qualcosa di importante da festeggiare, pensano. Non possono sapere quanto abbiano ragione! Ci avviamo all'uscita, con i bicchieri in mano. Lì incontriamo la Vitto. Spunta un altro calice. Altro giro. Altro brindisi. Bottiglia vuota. A pranzo ci raggiunge anche <a href="http://secucinosorrido.blogspot.nl/">Giulietta</a>. Ci abbracciamo, lei ed io, per la prima volta. Ora che siamo tutte insieme, davanti a vassoi di specialità genovesi e caraffe di bianco della casa, si parla anche della ricetta della sfida. Finalmente posso fare la zuppa di pesce della mia mamma!! Mai fatta prima e quindi mai pubblicata sul blog, proprio in attesa di questa occasione. Quella sera stessa, con ancora un sorriso ebete e beato stampato in faccia, ripasso la ricetta con mia mamma. </div>
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Devo però attendere di rientrare a casa, in Olanda. Passano i giorni. Il dubbio si insinua. Leggo e rileggo il bellissimo post di Anna Maria, la sua ricetta, il regolamento e le indicazioni della Gennaro. Sarò all'altezza? Non solo della leggendaria zuppa di pesce della nonna Maria, ma delle aspettative di cotanto terzo giudice? Identità e diversità. Creatività plausibile. Ansia. Devo anche fare i conti con il Mare del Nord. Non sono capace di cucinare il pesce. Paura. Anice. La Del Nero, quel giorno a Genova, diceva qualcosa a proposito dei liquori a base di anice. E finocchio, dico io. Finocchio e anice. In casa mia i superalcolici "svampano" nella bottiglia, perché nessuno li tocca. Il nostro sidro. All'anice. La Gennaro ha detto vino bianco rigorosamente non aromatico. Quando mai le diamo retta?</div>
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<b><i>La mia Zuppa del Mare del Nord</i></b></div>
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<b><i>con Finocchio e sidro secco all'Anice</i></b></div>
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<b><i>e</i></b></div>
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<b><i> Gallette ai semi di Carvi</i></b></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCqhheHdm1BX1y7Ju6B9owGJTENIG8oR3YT5bWFSJvAmJ6scoRVjuvvoC1KXNf0oUpG7jbYv71G5VecrPR_FV7ZkOOztBjPCGVtO3QzaetS0UYVHQFjoEvSqXDvMNw_w_hcP1LzKcims4/s1600/ritocco+9.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCqhheHdm1BX1y7Ju6B9owGJTENIG8oR3YT5bWFSJvAmJ6scoRVjuvvoC1KXNf0oUpG7jbYv71G5VecrPR_FV7ZkOOztBjPCGVtO3QzaetS0UYVHQFjoEvSqXDvMNw_w_hcP1LzKcims4/s640/ritocco+9.JPG" width="426" /></a></div>
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<b><i>Ingredienti per due</i></b></div>
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<b><i><br /></i></b></div>
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<i>Per il brodo:</i></div>
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<i>1 rode poon, gallinella</i></div>
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<i>2 wijting, merlani</i></div>
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<i>1 piccola pastinaca</i></div>
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<i>1 carota</i></div>
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<i>1 gambo di sedano</i></div>
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<i>1 cipolla steccata con due chiodi di garofano</i></div>
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<i>4 o 5 grani di pepe bianco</i></div>
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<i>1 cucchiaio di aceto di mele</i></div>
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<i>2 cucchiai di olio di oliva</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>Per la zuppa:</i></div>
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<i>filetti di kabeljauw, merluzzo e heilbot, halibut</i></div>
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<i>1 inktvis, calamaro</i></div>
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<i>12 garnalen, gamberi, solo le code</i></div>
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<i>500 g tra mosselen, cozze, e kokkels, cuori di mare</i></div>
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<i>150 ml di sidro aromatizzato all'anice</i></div>
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<i>1 piccolo finocchio</i></div>
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<i>1 piccolo porro</i></div>
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<i>1 spicchio di aglio</i></div>
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<i>1 peperoncino rosso lungo</i></div>
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<i>2 cucchiai di olio di olive nere</i></div>
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<i>1 cucchiaino di semi di finocchio macinati</i></div>
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<i>sale</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>Per il sidro:</i></div>
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<i>150 ml di sidro secco </i></div>
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<i>3 stelline di anice stellato</i></div>
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<i>1 cucchiaino di semi di anice</i></div>
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<i>3 bacche di pepe di Jamaica pestate</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>Per le Gallette:</i></div>
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<i>250 g di farina di grano integrale</i></div>
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<i>125 g di farina di segale</i></div>
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<i>125 di farina di avena</i></div>
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<i>1 cucchiaino di semi di carvi</i></div>
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<i>1 bustina di lievito di birra secco</i></div>
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<i>1 cucchiaino di sciroppo di malto per panificazione</i></div>
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<i>1 cucchiaino di sale</i></div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrlluts8vabgCg3O662agAlLDLWjnYqMkFbGZ4NvzURArBJIpxyUo5sG2NNUsvG5KYws9EIz33yXJlbzGRNlXVezqPvYyRS-lPm8cAKoyjE6sT-GrviDAJG_M7zQnOMmlIHk_MKQBdRqo/s1600/zuppa+di+pesce+ingredienti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrlluts8vabgCg3O662agAlLDLWjnYqMkFbGZ4NvzURArBJIpxyUo5sG2NNUsvG5KYws9EIz33yXJlbzGRNlXVezqPvYyRS-lPm8cAKoyjE6sT-GrviDAJG_M7zQnOMmlIHk_MKQBdRqo/s640/zuppa+di+pesce+ingredienti.jpg" width="640" /></a></div>
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Ho preparato il sidro con un giorno di anticipo, portandolo a primo bollore insieme alle spezie e lasciandolo macerare coperto per tutta la notte. Al mattino l'ho filtrato e tenuto in un bicchiere coperto da un piattino fino al momento di utilizzarlo.</div>
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Ho pulito le cozze e spurgato i cuori di mare, lasciandoli a bagno in acqua e sale per due ore, sciacquandoli sotto l'acqua corrente e ripetendo l'operazione più volte. </div>
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Io ci ho provato a sfilettarli da sola i pesci, lo giuro. Quello che ne è rimasto ricordava molto da vicino quelle scene dei documentari in cui l'operatore chiuso in una gabbia di metallo allunga un'esca allo squalo di turno e quello la azzanna e se ne va via scodinzolando con brandelli di pesce che gli penzolano dalle fauci. Quindi ho raccolto i miseri resti della gallinella e dei merlani e li ho messi in pentola così com'erano: a brandelli appunto. Li ho rosolati nell'olio già caldo e poi coperti con circa due litri di acqua freddissima. Ho portato a bollore e poi ho aggiunto le verdure. Ho lasciato cuocere a pentola scoperta per circa un'ora. Ho tolto le verdure ed i pezzi più grossi e coriacei, ed ho passato tutto al passa verdure elettrico e poi ancora da un colino a maglie fitte, premendo bene con una spatola di gomma per ottenere più polpa possibile. Ne è risultato un brodo corposo e vellutato, ma ancora liquido al quale ho aggiunto pochissimo sale.</div>
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Preparate le gallette impastando tutti gli ingredienti con 280 ml di acqua a temperatura ambiente. Lavorate l'impasto a lungo, fino ad ottenere una palla liscia e non appiccicosa che lascerete lievitare fino al raddoppio del volume. A me c'è voluta un'ora e mezza. Dividete l'impasto in una dozzina di palline, che dovrete poi stendere con il mattarello ad uno spessore di circa mezzo centimetro. Lasciate riposare le gallette per almeno 40 minuti, coperte con un panno. Accendete il forno a 220° e al termine del tempo di riposo. praticate dei fori sulle gallette e infornatele su teglie leggermente infarinate. Abbassate la temperatura a 200° e fate cuocere per 10'. Sfornatele e trasferitele su una gratella a raffreddare.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEFf08593pQcfJIi9RTxlYIK7xhcGnjEGvnK3GjFy4Qu5JTdxoZ7t5bF773DtDyFISddUMcUXPZ_7wxmz2jffim83JaSKiMlEgLemVIF7kO4Y7J3YIdLRVx9n6hPKmeGrPMNQfJxwSf4g/s1600/ritocco+11.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEFf08593pQcfJIi9RTxlYIK7xhcGnjEGvnK3GjFy4Qu5JTdxoZ7t5bF773DtDyFISddUMcUXPZ_7wxmz2jffim83JaSKiMlEgLemVIF7kO4Y7J3YIdLRVx9n6hPKmeGrPMNQfJxwSf4g/s320/ritocco+11.JPG" width="235" /></a></div>
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<i>Con lo stesso impasto, potete realizzare una pagnotta dalla quale ricavare delle fette che potrete tostare e strofinare con uno spicchio di aglio. </i></div>
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Pulite ed affettate il porro. Dividete il finocchio a metà per il senso della lunghezza, lasciandogli le barbe più tenere e fresche. Tagliate una metà a tocchetti e l'altra in quattro spicchi. Tritate lo spicchio d'aglio. Eliminate il gambo del peperoncino, dividetelo a metà per il senso della lunghezza e toglietegli i semi ed i filamenti interni. Ricavate da ciascuna metà delle striscioline di 1 cm di larghezza. </div>
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Tagliate la sacca del calamaro ad anelli non troppo spessi. Tagliate i filetti di pesce a tocchi grossi. </div>
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In una casseruola larga e non troppo alta, scaldate l'olio e fateci appassire tutte le verdure, tranne gli spicchi di finocchio. Aggiungete i semi di finocchio in polvere e mescolate per distribuirli uniformemente. Lasciate stufare le verdure per qualche minuto a fiamma molto bassa e pentola coperta. Aggiungete anche gli spicchi di finocchio e coprite con tre o quattro mestoli di brodo di pesce. Lasciate cuocere a fuoco dolce per dieci minuti. Nel frattempo in due pentole separate, fate aprire le cozze e i cuori di mare insieme al sidro all'anice. Raccogliete i frutti di mare con un mestolo forato man mano che si aprono e filtrate poi il liquido di cottura facendolo passare da un colino coperto con una garza doppia. Aggiungetelo alle verdure e cominciate ad unire i pesci. Prima i tentacoli e gli anelli del calamaro, dopo un paio di minuti i gamberi, lasciate cuocere altri due o tre minuti ed unite i pezzi di merluzzo e halibut ed i filetti di gallinella e merlano o quel che ne rimaneva, nel mio caso. Fate cuocere per pochi minuti, senza mescolare, e intanto sgusciate metà delle cozze e dei cuori, che aggiungerete alla zuppa all'ultimo minuto, giusto il tempo di scaldarsi. Tenetene qualcuno con il guscio per decorare i piatti.</div>
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Al momento di servire, spezzate due gallette con le mani e disponetele sul fondo dei piatti individuali, raccogliete i pesci con un mestolo forato e divideteli il più equamente possibile tra i piatti. Dividete i tentacoli del calamaro e mettetene metà in ogni piatto. Distribuite il brodo rimasto e decorate ogni piatto con le cozze ed i cuori di mare nei loro gusci.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZlgVUE3Ga-q6b8B0BO6vB3nHs0CQp3cjvO2HjNKDty-iY2EdPBNJSxqNzWZHRJqchxkDkrtQ6ByoFQ4XIF6IAHlqkTRW6yJEREPFZ0x1_VFfiP3H1hajC14AliKLw9O0gUQ-3rQGHfE4/s1600/ritocco+4.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="246" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZlgVUE3Ga-q6b8B0BO6vB3nHs0CQp3cjvO2HjNKDty-iY2EdPBNJSxqNzWZHRJqchxkDkrtQ6ByoFQ4XIF6IAHlqkTRW6yJEREPFZ0x1_VFfiP3H1hajC14AliKLw9O0gUQ-3rQGHfE4/s400/ritocco+4.JPG" width="400" /></a></div>
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Grazie ad <a href="http://www.lacucinadiqb.com/2016/03/brodetto-delladriatico-o-broeto-de.html">Anna Maria</a> del blog La cucina di qb e al suo <a href="http://www.mtchallenge.it/2016/03/mtc-n-55-la-ricetta-della-sfida.html">MTC n° 55 sul Brodetto di Pesce</a>, ho finalmente abbandonato il nido e spiccato il volo con le mie sole ali.</div>
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E' quindi con commozione e profonda gratitudine che partecipo con questa ricetta.</div>
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<br />robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com40tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-28034688558185052822016-02-19T15:06:00.000+01:002016-06-27T08:26:26.159+02:00La Radice Quadrata dell'Ape per l'MTC n° 54 di Ele&Mich<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhW0xBwK0WOhkKlwP03X5DWSjW_eaHnIn_J7HzMmivY1PgjHnzVB2YX09KH_6ZnA7oHj-2SA395sZZgAHqDpmJQre_eRJIsr2G48u76Y6WoJcijIiOSk5XMkVfCRvvG5yZcEZs_p4tI9Hc/s1600/miele+005.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="457" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhW0xBwK0WOhkKlwP03X5DWSjW_eaHnIn_J7HzMmivY1PgjHnzVB2YX09KH_6ZnA7oHj-2SA395sZZgAHqDpmJQre_eRJIsr2G48u76Y6WoJcijIiOSk5XMkVfCRvvG5yZcEZs_p4tI9Hc/s640/miele+005.JPG" width="640" /></a></div>
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E' andata più o meno così:</div>
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Siamo tutti riuniti, in piedi, immobili attorno all'isola della microcucina della bomboniera olandese. Il silenzio è assordante quanto il rumore del motore di un jet in decollo. O forse sono solo i miei acufeni, non so. Comunque nessuno parla. Stiamo osservando, analizzando, studiando, considerando i due piatti pronti per le foto: stessa ricetta, differente presentazione. Uso spesso il miele anche nelle mie ricette salate, soprattutto nei condimenti delle insalate o per caramellare le verdure, sia in padella che al forno. Questa volta, però, c'è di mezzo un<a href="http://www.mtchallenge.it/2016/02/mtc-n-54-la-ricetta-della-sfida-e.html"> MTC</a> tutto sul <a href="http://burro-e-miele.blogspot.nl/2016/02/mtc-54-la-ricetta-della-sfida-di.html">Miele</a></div>
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</div>
<div style="text-align: justify;">
e con due giudici d'eccezione. Una di loro, poi, la amo quasi come una figlia. Non la voglio certo deludere. Inoltre a questo giro, colpa anche della Gennaro, abbiamo deciso di impegnarci per trovare un titolo che non sia il solito snocciolamento di ingredienti che più che il nome di una ricetta, ricorda sempre una lista della spesa. Dato che qui nel Condominio ci dividiamo in sei lo stesso neurone catatonico, non è impresa da poco.<br />
<a name='more'></a></div>
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<br /></div>
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<i>Quella: Scusatemi ragazzi, ma non mi viene in mente proprio nulla. Che poi queste robe orrende cosa vuoi che ti ispirino? Non so.....Coso e Cosa?....può andare secondo voi? </i></div>
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<i>Io: Ti sei persa un'altra bella occasione per fare silenzio</i></div>
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<i>Quella: Almeno sono corti!</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>Io: Giusto quello!</i></div>
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<i>La Prof: Su su benedette figliole, smettetela di litigare e tornate a concentrarvi</i></div>
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<i>Tragedy: Ma per favore! Non me ne può fregare di meno....posso tornare a dormire?</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>Io: No! Serviamo tutti. Per una volta vedi di fare uno sforzo anche tu!</i></div>
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<i>Tragedy: Siamo ancora tutti vivi, no?</i></div>
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<i>Io: Non ti rispondo nemmeno, guarda! Almeno siamo riusciti a scegliere quale delle due presentare nel post?</i></div>
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<i>Il Vagionieve: A me piacciono molto i bicchievini, i bicchievini....sono oviginali e modevni, modevni...e poi avevamo tanta voglia di cose movbide e questi vicovdano un dolce al cucchiaio, al cucchiaio....</i></div>
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<i>Quella: Io voto per la mattonella, la trovo più nelle mie corde...</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>Io: Non farmi associare corde e mattoni alla tua persona, per favore....</i></div>
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<i>Quella: prrrrrrrrrrrrrrrr</i></div>
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<i>La Deborah: Io sto con il Ragioniere: bicchierini anche per me!</i></div>
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<i>Tragedy: Non che me ne freghi qualcosa, ma tanto per dire dico la mattonella</i></div>
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<i>La Prof: Bicchierini</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>Io: Mattonella anche per me....quindi siamo in perfetta parità...presentiamole tutte e due, tanto la ricetta è comunque una! Ok, questo almeno è deciso. Ora fuori 'sti benedetti nomi!</i></div>
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<i>La DebortaH: E ma non è mica facile, neh! Non so, inventiamoci una storia di un'ape, che incontra una mucca e insieme si mettono a coltivare un orto, ma tutto quello che riescono a produrre son cavoli e radici....e allora la mucca dice all'ape: " Andiamo a chiamare una gallina.....</i></div>
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<i>Io: Ma per favore!! Siam mica Bottura....</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>Il Vag: Abbiamo fatto tutto con i pvodotti acquistati al mevcato dei pvoduttovi biologici,biologici, pevché non le chiamiamo entvambe TOVNANDO DAL MEVCATO, DAL MEVCATO?</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>Io:..... Altre idee??</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>La Prof: Allora, analizziamo bene: nella mattonella abbiamo come protagonisti una rapa, che è una radice, il miele, che è prodotto dalle api, una forma quadrata.......</i></div>
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<i>Io: Celo!! Celo!!......(suspense)......LA RADICE QUADRATA DELL'APE!</i></div>
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<i>Quella: Fatemi uscire immediatamente da qui!! Me ne voglio andare SUBITO!</i></div>
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<i>Io: Magari potessi!!</i></div>
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<i>La Prof: Mo no dai che è carino! A me piace! Gli darei un dal 7 all'8! </i></div>
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<i>Tragedy: Va bene anche per me, basta che la finiamo subito con 'sta minchiata, che mi viene da piangere.....</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>Il Vag: Mi piace, mi piace...e pev i bicchievini, i bicchievini? Cosa ne pensate di DANS LA VEVVINE L'ABEILLE MET SES VACINES?</i></div>
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<i>Tutti: Eeeeeeeeeh?</i></div>
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<i>La DeboraH: Dice di chiamarla DANS LA VERRINE L'ABEILLE MET SES RACINES!</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>Tutti:........................................................................</i></div>
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<i>La DeboraH: Cos'avete da guardare? Ho una laurea in Letteratura Francese e allora?</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>Tutti:........................................................................</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<i>Io: Bello! Mi piace molto!</i></div>
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<i>Quella: No basta, io mi suicido subito!</i></div>
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<i>Tragedy: No bella mia, ci sono prima io!!</i></div>
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<i>La Prof: Calma, calma...allora i nomi delle ricette son decisi. Resta solo da trovare una spiegazione per le scelte fatte...</i></div>
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<i>Io: Invece no! E' proprio questo il bello! Non c'è niente da spiegare. Dopo tutto, siamo o non siamo Il Condominio?</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i><br /></i></div>
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<b>La Radice Quadrata dell'Ape</b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>ovvero</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>Mousse di Bleu d'Auvergne</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>Gelatina di aceto di Kaki e miele di Colza</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>Bavarese di Rapa gialla e radice di Curcuma al Timo</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>Roggebrood</i></div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
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</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4sHbab0Bnfz7RD246RsTHy1s5JfPsDvGnjh1qbXi226Y3r_PQw_MWOhNbe2qI984W2qWh61uqAGFL5TnskPhQ9_LXWmqPYpEwk8cbEEQO_a1xWnh9CMSxru8TajANBHE3K2hI85utj5A/s1600/miele+014.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4sHbab0Bnfz7RD246RsTHy1s5JfPsDvGnjh1qbXi226Y3r_PQw_MWOhNbe2qI984W2qWh61uqAGFL5TnskPhQ9_LXWmqPYpEwk8cbEEQO_a1xWnh9CMSxru8TajANBHE3K2hI85utj5A/s640/miele+014.JPG" width="425" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
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<i>Ingredienti per 4 o 6 porzioni</i></div>
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<i><br /></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><u>Per il Bavarese di Rapa gialla:</u></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>2 rape gialle</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>500 ml circa di latte intero fresco</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 pezzetto di radice di curcuma di circa 2 cm</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>1 rametto di timo</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>2 tuorli</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>200 ml di panna fresca da montare</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>8 g di gelatina in fogli</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>sale</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><u>Per la Gelatina di Aceto di Kaki e Miele di Colza:</u></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>100 ml di aceto di kaki o di mele</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>50 ml di acqua</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>100 ml di Miele di Colza biologico</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>5 g di gelatina in fogli</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><u>Per la Mousse di Bleu d'Auvergne:</u></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>150 g di Bleu d'Auvergne o altro erborinato maturo</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>2 cucchiai di latte</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>150 ml di panna fresca da montare</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>2 g di gelatina in fogli</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><u>Per montare la mattonella:</u></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>pane nero di segale integrale a fette</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><u>Per servire:</u></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>Insalata di cavolo riccio viola </i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>con rapa gialla e germogli di porro</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>condita con vinaigrette di</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i>olio di noci, aceto di kaki e miele di colza</i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Cominciate dal bavarese: lavate le rape, eliminate le estremità, pelatele e tagliatele a dadini. Mettetele in un pentolino e copritele di latte. Aggiungete il rametto di timo e la radice fresca di curcuma, pelata e tagliata a lamelle sottili. Ne basteranno 5 o 6 lamelle. Coprite e portate a bollore a fuoco dolce. Proseguite la cottura fino a quando la rapa di disferà premendola don una forchetta, circa 45 minuti. Scolate le rape cotte riservando il liquido di cottura. Frullatele fino ad ottenere una purea fine e liscia e pesatene 200 g. Mettete a bagno i fogli di gelatina in acqua fredda per almeno 10 minuti. In una ciotola sbattete leggermente i tuorli. Misurate il latte in cui avete cotto le rape fino ad averne 200 ml. Se non fosse sufficiente, aggiungete altro latte fresco. Riportatelo al fuoco fino al primo bollore, poi, lentamente, unitelo a filo ai tuorli nella ciotola, mescolando delicatamente, ma continuamente. Riportate nuovamente al fuoco bassissimo e fate cuocere fino a quando la crema velerà il cucchiaio. Non dovrà mai bollire. Fuori dal fuoco, unite la gelatina ben strizzata, mescolando fino a completo scioglimento. Lasciate intiepidire per una decina di minuti, mescolando spesso per evitare che si formi la pellicina in superficie, poi unite la purea di rapa gialla. Lasciate raffreddare completamente. Montate la panna ben ferma e uniteci la crema di rapa gialla poco alla volta, mescolando con estrema delicatezza per non far smontare la panna. La consistenza dovrà rimanere spumosa, senza diventare mai liquida. Aggiungete un pizzico di sale, ma veramente poco.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Per realizzare la mattonella, ho usato dei coppa pasta quadrati: ho ritagliato con il coppa pasta delle fette di pane di segale, lasciandole sul fondo. Con il sac a poche ho poi distribuito uno strato di circa 1 cm di bavarese di rapa gialla e messo tutto in frigorifero a solidificare. Potete scegliere anche delle formine da bavarese o da budino oppure presentarla in bicchierini.</div>
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Per fare la gelatina, scaldate l'aceto e l'acqua in un pentolino fino a primo bollore. Aggiungete il miele e mescolate fino a quando sarà completamente sciolto. Togliete dal fuoco e unite anche la gelatina, precedentemente ammollata e ben strizzata. Mescolate ancora fino che la gelatina sarà dissolta, filtrate e tenete a temperatura ambiente. Quando il bavarese sarà solidificato, versate negli stampini circa 1 cm di gelatina e rimettete in frigorifero fino a solidificazione. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Nel frattempo preparate la mousse di formaggio: in un pentolino e a fuoco molto dolce fate sciogliere il Bleu con due cucchiai di latte, mescolando con una piccola frusta affinché si sciolga in maniera uniforme fino a formare una crema liquida e liscia. Togliete dal fuoco e unite la gelatina, sempre ammollata e strizzata. Fate raffreddare mescolando spesso, poi unite la panna montata ben ferma. Distribuite la mousse negli stampini, riempiendoli fino al bordo e livellando bene con una spatola. Fate raffreddare per almeno 4 ore o anche tutta la notte. </div>
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Per sformare le mattonelle, passate la lama di un coltello, con molta delicatezza, lungo i bordi del coppa pasta e premete delicatamente ma con fermezza sul pane di segale alla base. Meglio fare questa operazione quando le mattonelle sono ancora ben fredde di frigorifero, ma vi consiglio di tenerle almeno mezz'ora a temperatura ambiente prima di servirle. </div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihs5f8WaSVHVrfEnErQvxE6ZecWNm-f6LVkPCuTvH2-lCzWYAxXEE5BVAjdu9J9o0LT39BZtIsW_-7Pwk-ymjjKL1YFFInyDvcQSjoYLT8aw57RO4qi8SVYYHLKB3CBsG0jUPOugaRTFs/s1600/miele+010.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="390" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihs5f8WaSVHVrfEnErQvxE6ZecWNm-f6LVkPCuTvH2-lCzWYAxXEE5BVAjdu9J9o0LT39BZtIsW_-7Pwk-ymjjKL1YFFInyDvcQSjoYLT8aw57RO4qi8SVYYHLKB3CBsG0jUPOugaRTFs/s400/miele+010.JPG" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<br /></div>
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Per l'insalata di cavolo riccio, procedete come segue: lavate e sgocciolate bene le foglie di cavolo. Ovviamente scegliete le più tenere del cespo. Eliminate completamente la costa centrale, poi tagliate le foglie in striscioline sottili. Mettetele in una ciotola e cospargetele con un pizzico di sale. Massaggiate bene e a lungo le foglie con i polpastrelli, in modo che il sale sia uniformemente distribuito, poi lasciatele macerare per circa mezz'ora. Nel frattempo lavate una rapa gialla, eliminate le estremità e poi, senza pelarla, tagliatela in 4 spicchi che affetterete molto sottilmente. Preparate una vinaigrette mescolando energicamente due cucchiai di olio di noci, tre cucchiai di aceto di kaki o di mele e un cucchiaio di miele di colza. Potete ridurre l'aceto, se preferite, ma io trovo che i cavoli ne richiedano di più di altre verdure. Versate la vinaigrette sulle foglie di cavolo e mescolate molto bene, sempre con le punte delle dita, per distribuire il condimento in modo uniforme. Lasciate macerare altri dieci minuti. Unite anche le rape e i germogli di porro, mescolate un'ultima volta e servite.</div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Devo dire che raramente una mia ricetta mi ha emozionato tanto al primo assaggio. Difficilmente sono totalmente soddisfatta. Questa è una di quelle volte in cui si sente di aver preso dei rischi, di aver camminato un po' sul filo del rasoio e di non essersi fatti nemmeno un graffio. Nonostante la presenza di sapori forti e decisi, il risultato finale è sorprendentemente delicato, anche se molto complesso. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi27n3GWMUU6Byl-QHrFNfw2yUZKzJWIUSAugtRJTUk78wDtQ90AHeJnaVIwFGZ-KqrFbNgomkLNjMbe0ZyxJ-x8s9lOxehrASPsFY_aUamXYNPEHGu4Wrr8qjvvCCxPtjkoA00ToXV0GY/s1600/002.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi27n3GWMUU6Byl-QHrFNfw2yUZKzJWIUSAugtRJTUk78wDtQ90AHeJnaVIwFGZ-KqrFbNgomkLNjMbe0ZyxJ-x8s9lOxehrASPsFY_aUamXYNPEHGu4Wrr8qjvvCCxPtjkoA00ToXV0GY/s400/002.JPG" width="266" /></a></div>
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<i><br /></i></div>
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L'aceto di kaki è fatto in casa, con lo stesso metodo dell'<a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.nl/2015/11/come-fare-in-casa-laceto-di-mele.html">aceto di mele</a>, ma, ovviamente, utilizzando le bucce dei kaki vaniglia. Ha una nota pungente molto gradevole, ma un'acidità bassa, più simile a quella dell'aceto di mele che dell'aceto di vino. Quindi dovendolo sostituire, opterei decisamente per un buon aceto di mele organico e non filtrato. Ho deciso di utilizzare il miele di colza, dato che è prodotto con i bei fiori gialli della Brassica Napus, appartenente alla stessa famiglia della rapa gialla, da non confondersi con la barbabietola gialla. Se mai decideste di provarlo, acquistatelo solo se prodotto biologicamente, perché le coltivazioni di colza OGM sono molto dannose per le api. Approfondirò l'argomento nel mio prossimo post. Ha una consistenza cremosa e un colore che va dal giallo paglierino al bianco. Molto profumato, ha però un gusto delicato che ben si abbina ai sapori decisi di questo piatto. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Come dicevo, la rapa gialla non va confusa con la barbabietola gialla: la prima è una brassicacea, della stessa famiglia dei cavoli e della rutabaga, alla quale assomiglia nella forma, anche se di dimensioni molto più ridotte; la seconda è un'amarantacea o chenopodiacea che dir si voglia. La rapa gialla da cruda ha un sapore particolare, a metà tra il gambo di broccolo e il rafano, ma molto più delicato. Una volta cotta predomina l'amarognolo. </div>
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<br /></div>
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<b>Dans la Verrine l'Abeille met ses Racines</b></div>
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<br /></div>
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxUSvLJN1R-lWXp95hzXoeUGxxPX1-Dr8hkJZ2WCd3op9sY6ZvSmzrZFzOMOO8mQX1NCnZcsmdTX0AaVzVypRnbbgaIvcbAMV_iyxCAzrBMeH39yZ5fLcN2QDLRai2xG4Ok2AjTB_fT9U/s1600/miele+020.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxUSvLJN1R-lWXp95hzXoeUGxxPX1-Dr8hkJZ2WCd3op9sY6ZvSmzrZFzOMOO8mQX1NCnZcsmdTX0AaVzVypRnbbgaIvcbAMV_iyxCAzrBMeH39yZ5fLcN2QDLRai2xG4Ok2AjTB_fT9U/s400/miele+020.JPG" width="295" /></a></div>
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgg9SlQ_0XiyCPsimIUWPviL6bXqkb4HMRScCCx9TDCjOtst-6NIWtl3MWYSNT7rbmenPyt1vxVqkRbkGu1VGHtWc2AYLD_GrE7wgvNuCHiE_l8t0Wp-pn23oWi-4uF7gOGDK0OahtpBvo/s1600/miele+019.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgg9SlQ_0XiyCPsimIUWPviL6bXqkb4HMRScCCx9TDCjOtst-6NIWtl3MWYSNT7rbmenPyt1vxVqkRbkGu1VGHtWc2AYLD_GrE7wgvNuCHiE_l8t0Wp-pn23oWi-4uF7gOGDK0OahtpBvo/s400/miele+019.JPG" width="267" /></a></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEix72Ty9o6kvpU-pzMXBJ67gPVlvlq9YAkj9Nb-rFYvAC6BQ5CADzm-1ANuuL6OQw0ZCv4ixpswRpQHnE1-_obQP-PoCM9-fMK8g4IXI9tBh_KTKtnD3iiMVjzmcBiOxG8B65jaM8hOIpw/s1600/miele+028.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEix72Ty9o6kvpU-pzMXBJ67gPVlvlq9YAkj9Nb-rFYvAC6BQ5CADzm-1ANuuL6OQw0ZCv4ixpswRpQHnE1-_obQP-PoCM9-fMK8g4IXI9tBh_KTKtnD3iiMVjzmcBiOxG8B65jaM8hOIpw/s400/miele+028.JPG" width="400" /></a></div>
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Stessa ricetta, solo che qui va fatta per prima la gelatina, che andrà fatta solidificare in uno strato sottile che poi taglierete in cubetti da disporre sul fondo del bicchierino. Il resto fatelo sciogliere a bagno marina per distribuirlo sul bavarese una volta che si sarà rappreso. La tecnica per realizzare questi bicchierini obliqui la trovate<a href="http://roberta-lavaligiasulletto.blogspot.nl/2013/03/detto-fatto-i-mou-dini-di-valentina.html"> qui</a>.</div>
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E questo è davvero tutto. </div>
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Sono felicissima di partecipare con questa ricetta all'MTC n° 54 </div>
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<a href="http://www.mtchallenge.it/2016/02/mtc-n-54-la-ricetta-della-sfida-e.html">IL MIELE</a></div>
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dei blog <a href="http://www.mtchallenge.it/">Mtchallenge </a>e <a href="http://burro-e-miele.blogspot.nl/">Burro e Miele</a> di Eleonora e Michael</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhehrN8WwscmbufPdo3rfG6oMaohiRs2ZMZeZ2DLZHySBUCyOY9PMP8UnDK2sDD4UtGhP4TFncCiS5WVXeoNFNkNRawpltLjwKz4BQblu5qHjFYIo4NXWu-8MCTQnwo2biviYvTlQIp5lo/s1600/banner+mtc+54.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhehrN8WwscmbufPdo3rfG6oMaohiRs2ZMZeZ2DLZHySBUCyOY9PMP8UnDK2sDD4UtGhP4TFncCiS5WVXeoNFNkNRawpltLjwKz4BQblu5qHjFYIo4NXWu-8MCTQnwo2biviYvTlQIp5lo/s1600/banner+mtc+54.jpg" /></a></div>
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robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com42tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-19549545036210726422016-01-31T20:22:00.000+01:002016-02-01T15:20:28.166+01:00No dig gardening, l'orto senza fatica...o quasi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTXmWIcnUB6ZUJPq2vddzHPtK7yBBPNTzDRpyd84XW7Q2KDzlQ1vAOEpiAp5e1Mkg42HUh8Cw_eZMao3y4AatrJpNcm_GGw76tIvb1l7FH8-sK173gKthm_bIGX86dRU40A2UpBJSvlRE/s1600/no+dig+garden.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTXmWIcnUB6ZUJPq2vddzHPtK7yBBPNTzDRpyd84XW7Q2KDzlQ1vAOEpiAp5e1Mkg42HUh8Cw_eZMao3y4AatrJpNcm_GGw76tIvb1l7FH8-sK173gKthm_bIGX86dRU40A2UpBJSvlRE/s400/no+dig+garden.jpg" width="400" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTjhAIQ8nKyE5T089j07q2gC4O6_a0T6em_VqOLTfowsTLIormKgkhQYKWGWSveo3jYHo2h9vEfOHgEDBVqUofKfe-LdUyt407SMlQYWLUFyR_HharUxeM3KizwTFqfYIne9jtN3Bj03o/s1600/no+dig.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTjhAIQ8nKyE5T089j07q2gC4O6_a0T6em_VqOLTfowsTLIormKgkhQYKWGWSveo3jYHo2h9vEfOHgEDBVqUofKfe-LdUyt407SMlQYWLUFyR_HharUxeM3KizwTFqfYIne9jtN3Bj03o/s400/no+dig.jpg" width="400" /></a></div>
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No dig gardening: fare giardinaggio senza scavare, dove scavare sta anche per zappare, vangare o erpicare, fare insomma tutte quelle operazioni di lavorazione del terreno che si ritiene siano necessarie per la buona riuscita di un orto o di un giardino. Impossibile? A quanto pare no.</div>
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Tutto comincia, come del resto l'intera filosofia della Permacultura, da Masanobu Fukuoka, un visionario microbiologo giapponese che verso la fine degli anni '30, all'età di 25 anni, decide di abbandonare una promettente carriera come fitopatologo e di ritornare a coltivare la terra di famiglia. Qui getterà le basi di quella che oggi è nota come Agricoltura Naturale o anche Agricoltura del Non Fare. Nel 1958 scriverà e pubblicherà a sue spese un libro che descrive la sua esperienza. Questo libro verrà tradotto in Inglese solo nel 1975 a cura di Larry Kom, uno dei suoi molti studenti, con il titolo di "The One straw revolution", tradotto in italiano come "La rivoluzione del filo di paglia". Per la sua importanza come ispiratore dei principi fondamentali sui quali si basa la moderna Permacultura, Fukuoka, con la sua vita, la sua visione e la sua opera, merita un capitolo a parte. Più di uno a dire il vero.</div>
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Dalle intuizioni e dall'opera di Fukuoka, nasce altresì l'Agricoltura Sinergica di Emilia Hazelip, che ha avuto il grandissimo merito di rielaborare il metodo del maestro giapponese per adattarlo al ben diverso clima Europeo e in particolare a quello caldo e secco del Sud della Francia.</div>
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Contemporaneamente ai riusciti esperimenti di Fukuoka in Giappone, anche in Europa, principalmente in Inghilterra, così come negli Stati Uniti e in Australia, si comincia a parlare di tecniche di coltivazione che traggono ispirazione dalle antiche pratiche contadine pre industriali. </div>
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F.C. King, capo giardiniere a Levens Hall nel South Westmorland, nel 1946 pubblica un libro dal titolo "Is diggin necessary?" cioè "E' proprio necessario scavare?" e due anni dopo un altro giardiniere, A. Guest, pubblica "Gardening Without Digging" "Fare giardinaggio senza scavare". </div>
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Altro personaggio che riceverà presto, su questo blog, le dovute attenzioni da parte della sottoscritta, è l'eccentrica Ruth Stout, che nel 1961 darà alle stampe il suo libro più famoso "Gardening Without Work" "Giardinaggio senza fatica", nel quale descrive come nel suo orto e nel suo giardino lei non compia alcuna azione tradizionale di lavorazione del terreno, ma si limiti ad aggiungere materia organica quando serve. Stando alle sue parole, "...all'età di 87 anni produco ortaggi per due persone per tutto l'anno, facendo tutto il lavoro da sola e congelando il surplus. Curo diverse aiuole di fiori, scrivo una rubrica settimanale, rispondo ad un impressionante quantità di lettere, sbrigo le faccende domestiche e cucino...e tutto prima delle 11 del mattino." Non è adorabile? E tutto questo grazie al fatto che il suo metodo le fa risparmiare un bel po' di tempo e fatica nell'orto. Merita un approfondimento, non trovate? </div>
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Anche l'australiana Esther Deans si fa promotrice del metodo No Dig e nel 1977 pubblica a sua volta un libro dal titolo "Growing Without Digging" "Coltivare senza scavare" dove illustra la sua tecnica di lasagna gardening, che alternando strati di materiali organici diversi, permette di coltivare ovunque, anche sul cemento!</div>
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Tutte queste tecniche, nella pratica anche molto differenti tra loro, hanno un comune denominatore nel riconoscere che tutti gli organismi viventi presenti nel terreno, creano una comunità, una rete di interscambio che è di fondamentale importanza per lo sviluppo, la salute e la produttività delle piante. Affinché questa rete non si spezzi, è necessario che il terreno venga disturbato il meno possibile. E' ormai opinione diffusa che lavorazioni del terreno frequenti e ripetute nel tempo, lo impoveriscano e lo espongano a rischio di erosione da parte del vento e di dilavazione da parte delle piogge, soprattutto su terreni in pendenza. Il terreno si compatta quando piove e si spacca nei periodi di siccità. Inoltre molti dei microrganismi benefici che vivono sotto la superficie, muoiono quando vengono esposti all'aria e alla luce. Terreni impoveriti e maltrattati vengono più facilmente attaccati dalle piante infestanti, richiedendo sempre maggiori quantità di sostanze chimiche per potersene liberare. </div>
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Con il metodo No Dig, si può risparmiare tempo e fatica favorendo i normali processi naturali e lavorando insieme ad essi per raggiungere i nostri obiettivi, oltretutto con risultati migliori. </div>
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Abbiamo già visto, con la tecnica del <a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.it/2016/01/cippato-di-ramaglie-fresche-e-lorto.html">cippato di ramaglie</a>, come sia possibile costruire fertilità sulla superficie del terreno imitando quello che è il naturale processo di formazione del suolo nelle foreste, cioè la decomposizione e la trasformazione di materiale organico depositatosi nel tempo. Lombrichi e microfauna vengono incoraggiati e, a mano a mano che la loro presenza aumenta, l'aerazione e la struttura del terreno ne beneficiano. Col tempo lo strato superficiale, anche in un terreno inizialmente argilloso, diventa scuro e soffice, con una buona struttura e ricco di sostanze nutritive. Aumenta anche la proliferazione di funghi, come le micorrize, e batteri benefici i quali hanno l'importantissima funzione di trasformare i sali minerali e gli altri nutrienti presenti nel suolo e di renderli disponibili in modo che vengano più facilmente assorbiti dalle radici. Gli ortaggi coltivati in questo modo, spesso crescono più forti e resistenti alle malattie rispetto a quelli coltivati con metodi tradizionali in campi in cui il terreno è stato lavorato in profondità. Soprattutto tuberi e radici sembrano beneficiarne e quando vengono raccolti, pare siano anche più puliti! Altro tempo risparmiato! Anche le piante infestanti smettono di rappresentare un problema: una volta soffocate dall'iniziale strato di materia organica e dalla pacciamatura, faranno solo sporadiche apparizioni, soprattutto a causa dei semi portati dal vento, e sarà facile estirparle una a una.</div>
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Insomma, il suolo ha una sua propria vita e se sappiamo trattarlo con il rispetto che merita, lui ci saprà ricompensare.</div>
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Come si realizza, quindi, un orto con il metodo No Dig? Io me lo sono fatto spiegare da <a href="http://www.charlesdowding.co.uk/">Charles Dowding</a>, una vera autorità in materia. Mr. Dowding ha alle spalle ben 35 anni di esperienza accumulata coltivando diversi appezzamenti a scopo commerciale. Attualmente in soli 1000 mq coltivati con questo metodo e in modo organico e intensivo, produce più di 1000 kg di lattughe all'anno, destinate al mercato, oltre a svariati ortaggi che invece vende direttamente con il sistema di abbonamento alle cassette settimanali. Ho scelto di seguire i suoi consigli, perché per alcuni anni ha coltivato un appezzamento di terreno nel Sud Ovest della Francia e quindi conosce bene il clima della regione dove anch'io avrò il mio orto, un giorno. Inoltre ha all'attivo ben sette libri sull'argomento, tiene corsi e conferenze e prosegue con i suoi esperimenti. I suoi progressi, successi ed insuccessi compresi, si possono seguire quasi giorno per giorno sul suo sito costantemente aggiornato e ricchissimo di informazioni. </div>
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Stando ai suoi consigli, realizzare un orto con il metodo No Dig, sembra piuttosto facile, almeno sulla carta: bisogna per prima cosa individuare una parte del nostro giardino che riceva almeno 6 ore di luce diretta al giorno. Fate attenzione che non ci siamo alberi o arbusti che possano fare ombra nei mesi invernali, quando il sole è più basso all'orizzonte. Nel caso, se possibile, è meglio eliminarli.</div>
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L'ideale, per sopprimere l'erba e le eventuali piante perenni presenti sul terreno senza bisogno di estirparle, è preparare l'area in autunno, spargendo uno spessore di 3/5 cm di compost direttamente sull'erba che va poi coperto con del materiale per pacciamatura. Qui la scelta varia tra teli di politene, cartone spesso o uno spesso strato di giornali. Il tutto andrà tenuto in posizione con dei pesi, ad esempio pietre o mattoni. Ora non resta che aspettare che le radici delle piante erbacee soffochino e muoiano: per le piante annuali potrebbero essere sufficienti due o tre mesi, ma le piante perenni possono richiedere fino a sei mesi. Sollevate la pacciamatura e controllate: se vedete dei filamenti bianchi in superficie, vuol dire che qualche radice è ancora viva. Però le piante saranno bianche per mancanza di fotosintesi e questo indebolirà anche le radici. Ricoprite tutto e aspettate ancora.</div>
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Se la pazienza non è il vostro forte, e di sicuro non è il mio, si può in alternativa aumentare lo strato di compost fino a 15 cm e, se la stagione lo consente, procedere immediatamente con la semina o il trapianto. Non è necessario mettere dei giornali o del cartone al di sotto del compost, perché uno strato così spesso è praticamente impenetrabile per ogni pianta, ad eccezione forse dei cardi. In quel caso uno strato di cartone spesso è consigliabile. Anche il cippato di legna torna utile in questa tecnica, solo che se lo si sparge in quantità sufficiente ad uccidere l'erba, cioè ad uno spessore di almeno 15/30 cm, bisognerà attendere circa due anni prima di poterci coltivare qualcosa e anche in quel caso, meglio utilizzarlo per i trapianti che per la semina diretta.</div>
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Quindi, ripeto, se abbiamo fretta, l'ideale e uno strato consistente di compost maturo. Può sembrare esagerato, ma Dowding ricorda che fino a prima dell'avvento dei fertilizzanti chimici, era pratica comune aggiungere ingenti quantità di compost e letame per nutrire il terreno. Pratica che è stata quasi completamente abbandonata, dalla fine degli anni 40, in favore dei prodotti di sintesi, che comunque non nutrono adeguatamente tutti gli organismi viventi del suolo, i quali, invece, sono così importanti allo sviluppo ed al benessere delle nostre piante.</div>
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Chi ha avuto pazienza ed ha scelto il primo metodo, una volta che compost e pacciamatura hanno finito il loro lavoro, può seminare o trapiantare nello strato di terra scuro. Le radici troveranno da sole la strada verso il terreno sottostante. Dowding ha un terreno argilloso e tutte le sue piante radicano senza problemi, spingendosi persino nei vialetti di servizio, quelli sui quali si cammina e si percorrono con la carriola. Questo perchè un terreno indisturbato, riconquista e mantiene una struttura a nido d'ape, con sacche di aerazione che facilitano lo sviluppo degli apparati radicali.</div>
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Lo strato superficiale delle nostre aiuole, andrà sempre mantenuto concimato con il compost che spargeremo una volta l'anno, meglio se in autunno così che le gelate invernali spacchino i grumi più grossi. In primavere sarà sufficiente una leggera lavorazione superficiale per accertarsi che la struttura del terreno sia la più fine possibile e poi si potrà procedere alle semine o ai trapianti. Comunque il compost lo si può spargere in ogni periodo dell'anno, anche in considerazione della stagionalità dei diversi ortaggi: dove abbiamo coltivato i porri o altri ortaggi invernali, ad esempio, si farà in primavera dopo l'ultimo raccolto. Lo spessore sarà sempre dai 3 ai 5 cm e Dowding consiglia di spargere materiale organico, come sfalci d'erba, foglie o compost non ancora maturo, anche sui vialetti di servizio tra le aiuole, perché anche da lì le nostre piante possono trarre nutrimento o trovare umidità, soprattutto se i bordi sono liberi, senza alcun tipo di contenimento. Un'aggiunta di compost all'anno è sufficiente per due raccolti. </div>
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Mi sa che dovremo costruire altri <a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.nl/2015/05/to-compost-or-not-to-compost.html">cassoni per il compostaggio</a>!</div>
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Grazie per essere arrivati fin qui e arrivederci alla prossima!</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgm2egbvA4jG7LaA4JcuNiU5_5-APTCmW2JlFUDvnzb0T1f96oVIA29uPc7NWDXJhLWgd5ch8TTIbpy4TTjN_t27jrdV0nz_zNW2dITjpGsiLDjEqGDZOOGwQeGRluFqr0FxNFBsbE8g-k/s1600/brf-branches-broyees.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgm2egbvA4jG7LaA4JcuNiU5_5-APTCmW2JlFUDvnzb0T1f96oVIA29uPc7NWDXJhLWgd5ch8TTIbpy4TTjN_t27jrdV0nz_zNW2dITjpGsiLDjEqGDZOOGwQeGRluFqr0FxNFBsbE8g-k/s400/brf-branches-broyees.jpg" width="400" /></a></div>
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<i>....<a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.it/2016/01/cippato-di-ramaglie-fresche-e-lorto_17.html">Continua da qui</a></i><br />
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Ovviamente per prima cosa dovremo procurarci del cippato di legna verde. Le alternative sono due: o ve lo comprate o ve lo fate da voi. Alcuni fortunati che vivono vicino a parchi cittadini e che conoscono gli operai delle aziende che si occupano della loro manutenzione, forse riuscirebbero anche a farseli consegnare gratuitamente, dato che, come dicevo, per le aziende è un costo doverli smaltire. Bisogna però assicurarsi che siano effettivamente composti di legno verde appena triturato e che contengano un massimo del 20% di legno di resinose, come pini e abeti o anche ficus o faggi, e che non contengano legno di piante dannose, come il noce nero, ad esempio. Lo stesso discorso vale se si acquista il cippato presso i garden center.<br />
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Per questo motivo, il maritino ed io abbiamo optato per la seconda opzione, cioè quello di produrcelo da noi. Oltretutto c'è un bel po' di pulizia da fare tra le piante del nostro terreno, soprattutto nella tartufaia, che nessuno ha mai mantenuto a dovere e che ora si è trasformata in un boschetto che non permette al terreno di avere la giusta esposizione ai raggi solari per consentire ai tartufi di proliferare. Così abbiamo deciso di rinunciare a fare e a farci i regali di Natale e di risparmiare i soldi per l'acquisto di un biotrituratore. Penso che dovremo rinunciare anche ad altro per un po' di tempo, ma spero che la spesa che stiamo per affrontare si trasformi in un buon investimento per i futuri raccolti.</div>
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Ora che abbiamo il nostro cippato di ramaglie, non resta che spargerlo dove occorre. Qui ci sono differenti teorie: c'è chi consiglia una leggera lavorazione del terreno, anche solo con l'erpice a mano, e un interramento di un paio di cm del cippato, che verrà poi coperto con altri 3 cm di pezzetti di legno; altri sostengono che si possa spargerlo direttamente sul prato, senza ulteriori lavorazioni, avendo magari solo l'accortezza di tagliare l'erba rasoterra; altri ancora consigliano di coprire l'area che si vuole coltivare con fogli di giornali bagnati, come nel lasagna gardening, e di procedere poi con lo spargimento del cippato. In ogni caso, lo spessore deve rimanere tra i 3 e i 10 cm. Per quanto riguarda il periodo, molto dipende dalle esigenze e dalle intenzioni: come semplice pacciamatura per scoraggiare la crescita di erba e piante indesiderate, si può fare tutto l'anno; se si ha intenzione di coltivarci degli ortaggi, invece, la cosa migliore sarebbe spargerlo a fine Autunno o inizio Inverno dandogli tempo di maturare per i trapianti primaverili. C'è però chi ha utilizzato i resti delle potature di fine inverno procedendo dopo poche settimane al trapianto di ortaggi fatti partire in serra e anche chi trapianta subito dopo aver sparso il cippato, in qualunque momento del periodo vegetativo delle specie coltivate prescelte, quindi anch'io intendo sperimentare un po' di tutto e vedere cosa mi darà maggiori soddisfazioni. Riguardo all'uso del cippato nel frutteto, il consiglio generalmente è quello di spargerlo senza paura intorno al tronco degli alberi adulti e consolidati, ma di lasciare invece un po' di terra libera intorno al tronco dei giovani alberi appena piantati, almeno per un paio di mesi o un'intera stagione. Si può poi procedere a coprire tutto il terreno a fine Autunno, ad esempio, questo anche per proteggere le giovani radici dalle gelate invernali.</div>
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Il cippato ideale per questa tecnica di coltivazione è dato dai giovani rami di piante decidue come querce, castagni, aceri e betulle. I rami vanno scelti tra quelli con un diametro inferiore ai 7 cm perché quelli più grossi hanno un rapporto Carbonio/Azoto troppo elevato e richiederebbero aggiunte di Azoto per potersi decomporre. Inoltre i rami più giovani sono quelli con il maggior contenuto in zuccheri e proteine e di conseguenza apportano maggiori nutrienti al terreno. Cosa importante: bisogna cercare di triturare le ramaglie quando hanno poche foglie verdi, o al limite eliminarne la maggior parte prima di procedere alla triturazione. Questo va fatto sia per non alterare il rapporto Carbonio/Azoto del cippato, sia perché nelle foglie verdi sono presenti sostanze chimiche facilmente attaccabili da batteri che entrerebbero in competizione con lo sviluppo dei funghi benefici dei quali, invece, si vuole favorire la proliferazione; al contrario di quello che accade quando le foglie sono secche e quelle stesse sotanze chimiche, legate ai pigmenti marroni, vengono rilasciate in perfetta armonia con l'attività fungina.<br />
Si potrebbe pensare che spargere frammenti di legno sul terreno ne aumenti l'acidità, ma, lo scopro ora, a quanto pare questo è un mito! E' vero che durante la prima fase della decomposizione, cioè quando le fibre di cellulosa iniziano a degradarsi, può esserci un rilascio di sostanze acide, ma studi fatti nel corso di diversi anni hanno dimostrato come in terreni trattati con la tecnica del RCW, in realtà, si sia rilevato un lieve aumento del Ph, cosa benefica per molte colture.<br />
Ad essere sincera, la prima domanda che mi è venuta in mente quando ho cominciato ad interessarmi all'uso del cippato di ramaglie fresche, è stata: " Ma se alla fine tutto 'sto legno si deve decomporre per avere effetti benefici sul terreno, perché non utilizzare direttamente il compost?" La risposta l'ho trovata molto presto: lo RCW o BRF che dir si voglia, è un ammendante pedogenetico, cioè capace di rigenerare o anche creare del vero e proprio suolo. Il compost, in cui la materia base proviene da fonti organiche diverse, ha la funzione di nutrire la vita del suolo e di fornire nutrimento alle piante, mentre lo RCW può ricostruire, migliorare e mantenere la struttura del suolo, la sua fertilità e la sua stabilità anche nel lungo termine. Il processo del compostaggio provoca una perdita di materiale organico, mentre la combustione enzimatica favorisce l'eliminazione dei polifenoli e degli organismi patogeni. Infatti in una pila di compost ben attiva, assistiamo ad un rapido calo del livello del materiale, quando la decomposizione procede nel modo giusto. Con la tecnica del legno frammentato, tutta la materia organica va ad arricchire la struttura del suolo, senza alcuna perdita. Soprattutto se mischiato allo strato superficiale di terreno, il cippato da solo basta a fornire tutti gli elementi essenziali e il suolo non mostra alcuna carenza.<br />
Io direi che sono piuttosto convinta da questa tecnica. Non resta che provare!...e poi parleremo anche dell'orto senz'acqua.<br />
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<i>Continua....</i><br />
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Fonti:<br />
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<a href="http://www.motherearthnews.com/organic-gardening/gardening-techniques/building-garden-soil-wood-mulch-zmaz10onzraw.aspx?PageId=1">Mother Earth News</a><br />
<a href="http://aggra.org/">Aggra.org</a><br />
<a href="file:///C:/Users/Roberta/Downloads/doc6_cor.pdf">"Le bois rameal et les mécanisme de fertilité du sol"</a><br />
<a href="http://www.healthy-vegetable-gardening.com/vegetable-garden-mulch.html">Healthy Vegetable Gardening</a><br />
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robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-16735233472934835902016-01-19T23:23:00.000+01:002016-01-19T23:24:57.488+01:00Minestra di mischiato potente con lenticchie rosse, ceci e zeeuwse mosselen met wit wijn<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_eZOKWfQ60SFxAXw-Y2fHnCN-aUcuZcWQ2chmIp1P4YYMR0BpT9yKbUDbu9-iKBpXfZgn6fsLxVIy67E3tkHOTXI84g6lzKEKOFvMdEr3kNAoOjvCToQkUzg7yvwdkw6_TuhV59pOhww/s1600/12482982_10207203464837500_652596373_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_eZOKWfQ60SFxAXw-Y2fHnCN-aUcuZcWQ2chmIp1P4YYMR0BpT9yKbUDbu9-iKBpXfZgn6fsLxVIy67E3tkHOTXI84g6lzKEKOFvMdEr3kNAoOjvCToQkUzg7yvwdkw6_TuhV59pOhww/s640/12482982_10207203464837500_652596373_o.jpg" width="480" /></a></div>
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Nel 2015 devo essere stata proprio brava, perché Babbo Natale mi ha portato dei regali bellissimi, alcuni anche buonissimi! Tra questi uno in particolare, arrivatomi grazie all'intercessione della mia bloggamica <a href="http://www.sosidolcesalato.com/">Rosaria</a>: due chili e mezzo di ottima pasta di Gragnano prodotta dal <a href="http://www.pastificiodeicampi.it/">Pastificio dei Campi</a>! Io l'ho trovato un gesto di una generosità commovente, che spero un giorno potrò ricambiare in maniera adeguata, ma ho il sospetto che possa anche essere l'ultimo atto di una personale crociata della Orrù, ormai votata a farmi cambiare idea in materia di pasta al dente.</div>
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<a name='more'></a><br />
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Tutto ha inizio da uno scambio di battute su Facebook, durante il quale io confesso di non amare la pasta al dente e di preferirla cotta. Non scotta, ma cotta! A questo punto lei, da campana d.o.c. ( campana nel senso che è nata e vive in Campania, non che sia rintronata! ) ha un mezzo coccolone dallo spavento e dalla preoccupazione che io, oltre a rendermi rea di oltraggio ad uno dei capisaldi dell'italica gastronomia, stia anche mettendo a rischio la mia saluta e quella dei miei commensali. Il giorno seguente mi dedica<a href="http://www.sosidolcesalato.com/2015/11/pasta-indice-glicemico.html"> un pippone di post</a> sul suo blog nel quale, dati scientifici - che sono il suo campo - e autorevoli pareri di riconosciuti esperti alla mano, snocciola ragioni, motivi, princìpi e fondamenti secondo i quali la pasta si deve mangiare solo e solamente al dente! Il fatto è che, leggendo il suo post e arrivando alla seguente definizione di pasta al dente:</div>
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"<span style="font-family: inherit;"><i><span style="background-color: white; color: #444444; font-size: 17.6px; line-height: 20px;">Per pasta </span><span style="color: #444444; font-size: 17.6px; line-height: 20px;">"<b>al dente</b>"</span><span style="color: #444444; font-size: 17.6px; line-height: 20px;"> si intende una pasta morbida all'esterno e leggermente dura all'interno: per capirci, la sezione del maccherone presenta un sottile anello interno più scuro, lo spaghetto un puntino più scuro (appena posso ti faccio una foto). Insomma, deve opporre una leggera resistenza alla masticazione, ....leggera ho detto"</span></i></span></div>
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mi rendo conto che alla fin fine la Orrù ed io la pasta la mangiamo cotta nello stesso modo! Da dove viene allora il fraintendimento? Dalla moda! </div>
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Lasciate che mi spieghi meglio fornendo degli esempi che sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti: vanno di moda i pantaloni a vita bassa e come per incanto ovunque fanno capolino elastici di mutande, quando non preludi di solchi tra i glutei; vanno di moda le scarpe a punta e all'improvviso i pronto soccorsi si riempiono di vittime di risibili incidenti provocati dall'impossibilità di controllare quei dodici centimetri di prolunga artificiale dei loro piedi; vanno di moda i pantaloncini corti e centimetro dopo centimetro gli orli risalgono inarrestabili la china delle chiappe e li trasformano in perizomi; vanno di moda gli occhiali con grandi lenti e vedi gente girare con il viso nascosto dietro visiere da taglialegna e così via, potrei continuare con dozzine di esempi simili. E' come se ci fosse una gara a chi è più alla moda che purtroppo si traduce sempre in ridicoli eccessi. </div>
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La moda del cibo non fa differenza. Con questo non voglio dire che la pasta al dente sia una moda, tutt'altro: le ragioni di gusto e salute elencate nel bel post di Rosaria sono sacrosante e assolutamente condivisibili. Dico però che c'è la moda del "più al dente", che, nelle cucine dei ristoranti come in quelle di casa, vede una corsa cronometro alla mano a chi scola la pasta un millesimo di secondo prima di tutti gli altri, col risultato che ultimamente capita che la pasta, invece di <i>opporre una leggera resistenza alla masticazione</i>, ti obblighi ad uno sgranocchiamento da castoro! Per non parlare della pasta fatta in casa, che a volte ti da la sensazione di mangiare la farina a cucchiaiate direttamente dal sacchetto! </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Non capisco poi il perché di questa mania. Non è che esista un premio internazionale per il "Miglior maccherone crudo". Non mi sembra che Cracco abbia scritto un libro dal titolo " Se vuoi fare il figo, infilza la vongola con lo spaghetto". Non esiste il grado di cottura "più al dente", perché più al dente di al dente, c'è solo " poco cotto "! </div>
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Io, si sa, sono per il giusto mezzo e tra questo e la colla da manifesti, trovo che ci sia sicuramente spazio sufficiente per farci stare una pasta cotta a puntino o se proprio preferite, al dente. </div>
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Rosaria mi ha generosamente inviato il suo prezioso e gradito regalo con un'unica raccomandazione, che suona più come un'esortazione implorante alle mie orecchie: " Non me la rovinare!"</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Spero di non averlo fatto! </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
Orrù, con tutto il mio affetto ti dedico la mia terza ed ultima proposta per l'<a href="http://www.mtchallenge.it/2016/01/la-ricetta-della-sfida-n-53.html">MTC</a> della<a href="http://lacucinapiccolina.blogspot.nl/2016/01/mtc-n53-la-ricetta-della-sfida-di.html"> Vitto</a>. Una minestra che vuole celebrare un ideale gemellaggio tra Olanda e Campania, anzi meglio, tra Sud Italia e Sud Ovest dei Paesi Bassi, ovvero la regione dello Zeeland, zona vocata all'allevamento della cozza, orgoglio e vanto di quei luoghi tanto da meritarsi addirittura un monumento</div>
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<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjt73I4zMZj8xnh3PZyjqXYlaSThvqNrPhXkzh6Sz164RmC5iAVMLvmF0805fXUw8r5MnjN97om6ULSkzmqKXCAm8WXBkCSq27Tdvt4UfF-sW53Rx4OeOvBvk9wu-F5eFbhZ7BRu1YS_yY/s1600/monumento+alla+cozza.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjt73I4zMZj8xnh3PZyjqXYlaSThvqNrPhXkzh6Sz164RmC5iAVMLvmF0805fXUw8r5MnjN97om6ULSkzmqKXCAm8WXBkCSq27Tdvt4UfF-sW53Rx4OeOvBvk9wu-F5eFbhZ7BRu1YS_yY/s400/monumento+alla+cozza.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Monumento alle cozze, porto di Bruinisse, Zeeland, Paesi Bassi<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</td></tr>
</tbody></table>
<div>
Lo so che le lenticchie non ti piacciono, ma dammi fiducia: quelle rosse decorticate che ho usato io, hanno un sapore molto delicato, servono più che altro a dare cremosità al piatto. Al limite mettine un po' meno e aumenta i ceci.</div>
<div>
Per accentuare l'accento <i>nederlandese</i> del piatto, ho cotto le cozze con il vino bianco ( wit wijn ) e gli aromi tipici della ricetta tradizionale di queste parti.</div>
<div>
<div>
<br /></div>
<div>
<div style="text-align: center;">
<i><b>Minestra di mischiato potente</b></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><b>con lenticchie rosse, ceci</b></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><b>e</b></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><b>Zeeuwse mosselen met wit wijn</b></i></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyh6yWhO1KT3vzoxk0CoP0NZnPU0lYxY3hk-JF_R2GmVz1F00aTgSnfFC_TJtmHMHrNqAcqr1YZwIT4psp9aWquEmrFidzckLvMj4ZtltO1KWBCwDvvyEWV9bwCIAdXh8M2j4U3sGPg58/s1600/12507613_867122540070713_5933474524634414191_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyh6yWhO1KT3vzoxk0CoP0NZnPU0lYxY3hk-JF_R2GmVz1F00aTgSnfFC_TJtmHMHrNqAcqr1YZwIT4psp9aWquEmrFidzckLvMj4ZtltO1KWBCwDvvyEWV9bwCIAdXh8M2j4U3sGPg58/s400/12507613_867122540070713_5933474524634414191_n.jpg" width="300" /></a></div>
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<div style="text-align: center;">
<i>Ingredienti per 4 persone:</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>250 g di lenticchie rosse decorticate</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>300 g di ceci già lessati</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>250 g di mischiato potente</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>1,5 kg di cozze fresche col guscio</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>2 cucchiai di olio extravergine d'oliva</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>1 carota</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>1 porro</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>1 cipolla</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>1 scalogno</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>1 spicchio d'aglio </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>2 foglie di alloro</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>200 ml di vino bianco secco</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>sale e pepe nero</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>prezzemolo tritato per guarnire</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
La sera prima mettete a bagno 100 g di ceci secchi. La mattina scolateli, sciacquateli e metteteli in una casseruola. Unite un cucchiaino di bicarbonato, mescolate bene, poi coprite con abbondante acqua fredda. Fate cuocere a fuoco moderato e a pentola coperta per circa 45 minuti o fino a quando i ceci saranno ben cotti e teneri, ma non sfatti. Scolateli e teneteli da parte.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sciacquate le lenticchie rosse con acqua corrente, mettetele in una casseruola abbastanza capace da contenere anche la pasta, aggiungete 600 ml di acqua fredda, lo scalogno tagliato a spicchi e una foglia di alloro. Fate cuocere per circa 25 minuti o fino a che cominceranno a spappolarsi. Togliete la foglia di alloro.</div>
<div style="text-align: justify;">
Pulite le cozze lavandole sotto l'acqua corrente, eliminando la barbetta e raschiando col coltello ogni impurità attaccata al guscio. Lavate, mondate ed affettate tutte le verdure.</div>
<div style="text-align: justify;">
In una pentola capace, fate scaldare l'olio ed uniteci l'aglio pelato e diviso a metà. quando sarà dorato eliminatelo. Versate in pentola la cipolla, il porro e la carota e lasciateli stufare per una decina di minuti a pentola coperta e fuoco basso. Unite anche il vino e la foglia di alloro e fate prendere bollore. Versate le cozze nella pentola, mescolando bene perché gli aromi siano ben distribuiti. Coprite, alzate un po' la fiamma e lasciate cuocere per 8 o 10 minuti o finché le cozze saranno aperte e i molluschi ben cotti.</div>
<div style="text-align: justify;">
Scolatele raccogliendo il liquido di cottura che va filtrato, versato in un pentolino e portato a bollore fino a ridursi della metà. Sgusciate le cozze conservandone alcune nel loro mezzo guscio per decorare i piatti.</div>
<div style="text-align: justify;">
Cuocete il mischiato potente in abbondante acqua salata. Due o tre minuti prima del tempo di cottura indicato sulla confezione, prelevate due mestoli di acqua della pasta e aggiungeteli alle lenticchie. Unite anche il liquido di cottura delle cozze e i ceci e fate riprendere il bollore, sempre a fuoco basso. Scolate la pasta e versatela nella pentola con il resto, mescolando bene. Appena riprende il bollore, aggiungete le cozze sgusciate, mescolate, togliete dal fuoco e servite subito decorando ogni piatto con le cozze tenute da parte e una spolverata di prezzemolo tritato. A piacere aggiungete una macinata di pepe e un filo d'olio extravergine.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E mentre io vi auguro <i>Eet smakelijk!</i>, la Orrù vi dice <i>Buòn appetìt!</i></div>
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<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Questa ricetta partecipa all'MT Challenge n° 53 del mese di Gennaio 2016 "Minestroni e Zuppe"</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>dei blog <a href="http://www.mtchallenge.it/">MTChallenge</a> e <a href="http://lacucinapiccolina.blogspot.nl/">La cucina piccolina</a></i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i><br /></i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUHiSXm3soAPuEDbxeMso-wFjcsOb4Km3LkBugYdWvvIH236Afaf7vZ9IDQ_WzZhdbnU97TjY2ef0b_uRDGsXKmSF5RbX5Zo018JtTjnKyVihWSDlmF5pFePpHKWS9h9T2Jlz07mXN7Pw/s1600/banner+MTC+Gennaio+2016.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="230" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUHiSXm3soAPuEDbxeMso-wFjcsOb4Km3LkBugYdWvvIH236Afaf7vZ9IDQ_WzZhdbnU97TjY2ef0b_uRDGsXKmSF5RbX5Zo018JtTjnKyVihWSDlmF5pFePpHKWS9h9T2Jlz07mXN7Pw/s320/banner+MTC+Gennaio+2016.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
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robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com18tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-42737063625849035802016-01-17T13:06:00.001+01:002016-01-29T13:11:14.115+01:00Cippato di ramaglie fresche e l'orto senz'acqua, parte prima<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitvP3QIa5Cbp7d3e_UCUY2aqxl1M5VmvBrqcoBVrc6zgE-IUO8FJJfQ3dcXlf9blLKWPpnbfAP1n4n8xBGbWJdeh9lWl4GdNduUa-DM5UImssrE-HvFU2yGH3QRoff2H-qfjgkO8nv8m8/s1600/RCW.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitvP3QIa5Cbp7d3e_UCUY2aqxl1M5VmvBrqcoBVrc6zgE-IUO8FJJfQ3dcXlf9blLKWPpnbfAP1n4n8xBGbWJdeh9lWl4GdNduUa-DM5UImssrE-HvFU2yGH3QRoff2H-qfjgkO8nv8m8/s640/RCW.jpg" width="640" /></a></div>
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Chiunque si ponga come obiettivo di coltivare qualcosa, sia l'appassionato di giardinaggio come l'agricoltore professionista, arriva prima o poi ad una considerazione cruciale: " Mi serve della buona terra!" Io non faccio eccezione. La necessità di fabbricarmi del buon suolo mi si è parata subito davanti agli occhi la prima volta che ho posto piede sul terreno della casina francese: gran bel pascolo, ma tirarci fuori un orto decente non sarebbe stato un lavoro da nulla. Il problema è che io sono di una pigrizia proverbiale e l'idea di spaccarmi la schiena a dissodare mezzo ettaro di terreno in pendenza, non mi attira nemmeno un po'. Sorpresa sorpresa, non ce n'è bisogno! Alzate pure tutte le sopracciglia che vi pare, ma è proprio così. Appendo vanga e zappa al chiodo e invece di scavare, impilo, accumulo, stratifico....</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
Ci sono molte tecniche differenti che consentono di migliorare la qualità del proprio terreno e di mantenerla e, anzi, incrementarla nel tempo. Ho intenzione di sperimentarne diverse, un po' per mia curiosità personale, un po' perché essendo del tutto priva di esperienza, spero di trovare quella che più mi si confà. A dire la verità mi sono già cimentata l'anno scorso in una sorta di<i> <a href="https://madmimi.com/s/4d48f4?o=pm">lasagna gardening</a></i><a href="https://madmimi.com/s/4d48f4?o=pm"> </a>con risultati più che soddisfacenti: a metà Ottobre le piante di pomodoro erano ancora in piena produzione e le zucche Hokkaido, che normalmente producono uno o due frutti, sono arrivate a darmene fino a cinque per pianta!<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-bXMMXfLHslAlh7oXxRaAGLvuBzB_ru0LBLZI88L216BTQy0G31UweFfLx_Sa71HNutykwj02sVYSN6BL2T4wOMKM-DXEd6OKf5cmGvGR5Y7GYEfEuGIIM1pBUMkBwle6btgMDyVUXuo/s1600/IMG_3844.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-bXMMXfLHslAlh7oXxRaAGLvuBzB_ru0LBLZI88L216BTQy0G31UweFfLx_Sa71HNutykwj02sVYSN6BL2T4wOMKM-DXEd6OKf5cmGvGR5Y7GYEfEuGIIM1pBUMkBwle6btgMDyVUXuo/s320/IMG_3844.JPG" width="320" /></a></div>
<br />
E dire che non ho fatto altro che stendere direttamente sul prato dei fogli di giornale, coprirli con terriccio da vaso, pacciamare con circa 10 cm di erba secca e mettere a dimora subito le piantine che avevo seminato in vaso qualche settimana prima.</div>
<div style="text-align: justify;">
Anche <a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.nl/2015/05/sepp-holzer-il-contadino-ribelle-e-la.html">l'hugelkultur</a> mi ha dato parecchie soddisfazioni, ma ha richiesto un po' più di fatica....<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsGUqV9Ky6oNafWpEi4Irix3opKWeZqlYKJs0ATPx6UqjCHv9qFD9qPp0wlMTayfDF8VdFrnFkoWVKinqmj1NIdt9CeWHRSP414LCG046Qga4UQCgT8WmNWewcQ7OYsy8s-oMv5wTylJM/s1600/IMG_3851.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsGUqV9Ky6oNafWpEi4Irix3opKWeZqlYKJs0ATPx6UqjCHv9qFD9qPp0wlMTayfDF8VdFrnFkoWVKinqmj1NIdt9CeWHRSP414LCG046Qga4UQCgT8WmNWewcQ7OYsy8s-oMv5wTylJM/s320/IMG_3851.JPG" width="320" /></a></div>
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Dall'esperienza dello scorso anno, ho sicuramente imparato che uno dei primi provvedimenti da prendere è quello di istallare un impianto di irrigazione efficiente, economico ed ecologico. Ne stiamo prendendo in considerazione diversi, ma già sappiamo che metteremo a buon uso i 200 metri di tubo poroso che abbiamo trovato dimenticati nella legnaia.<br />
La lunga siccità della scorsa estate, però, mi ha anche fatto capire che è consigliabile, se non necessario, riuscire a ridurre l'evaporazione dell'acqua dal suolo per avere "il massimo rendimento con il minimo impiego di mezzi". Nella mia praticamente incessante raccolta di informazioni per cercare di trovare soluzioni a questo e ad altri problemi, mi sono imbattuta in una tecnica relativamente recente, che consiste nel pacciamare il terreno con cippato di legna verde. Conoscevo già l'utilizzo, ormai molto diffuso, di coprire aiuole e vialetti con pezzetti di corteccia di pino trattata per sopprimere le erbacce e sapevo anche che i resti della potatura di alberi da frutto, siepi ed arbusti, se sminuzzati in un biotrituratore, possono essere aggiunti al compost, ma sinceramente scopro solo ora che, con le dovute accortezze, si può spargere legno triturato direttamente sul suolo, ottenendo il duplice risultato di scoraggiare la crescita e lo sviluppo di piante indesiderate e, nel contempo, di migliorare la composizione chimica e fisica del terreno sia dell'orto che del frutteto.<br />
Ho detto che la tecnica è relativamente recente, in realtà studi scientifici sull'argomento sono iniziati in Canada già verso la fine degli anni '70. Tutto partì dall'intenzione dell'allora ministro del Territorio e delle Foreste. Edgar Guay, di trovare un utilizzo per i milioni di metri cubi di ramaglie che costituivano il sottoprodotto della silvicoltura e delle varie attività forestali e che ogni anno andavano smaltiti con dispendio di energie, tempo e mano d'opera. Il primo esperimento sul campo iniziò nell'estate del 1978 sotto la direzione di un nucleo di studiosi che, oltre a Guay stesso, comprendeva Lionel Lachance e Alban Lapointe. Nel 1982 al gruppo si aggiunse l'allora professore di Silvicoltura dell'Università Laval di Quebec City, Gilles Lemieux. Fu proprio quest'ultimo, nel 1986, a coniare il termine "ramial wood" o "bois rameal", in francese, per indicare il tipo di legno utilizzato in questi esperimenti, cioè quello proveniente dai rami più giovani e quindi più sottili di una pianta. Siccome poi il metodo prevede di utilizzare questo materiale spezzettato, si aggiunse anche il termine "chipped", in inglese. o "fragmenté" in francese. Quindi questa tecnica va sotto il nome di "Ramial Chipped Wood" o RCW oppure "Bois Rameal Fragmenté" BRF e con queste sigle è conosciuta più o meno ovunque. In italiano si può tradurre come Cippato di Ramaglie.<br />
Comunque la si voglia chiamare, questa tecnica innovativa parte, come è giusto che sia, dall'osservazione della natura e dal modo in cui lo strato fertile di suolo si forma nelle foreste, cioè attraverso la decomposizione di foglie, rami caduti, frutti, semi, pigne e anche tronchi. Lo studio canadese e gli altri che sono seguiti e che continuano a tutt'oggi, soprattutto in Francia, hanno stabilito che questa dieta ad alto contenuto di fibre sembra essere proprio quello di cui molti suoli hanno bisogno per guadagnare, ritrovare o mantenere la loro buona salute, garantendo così ottimi ed abbondanti raccolti.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgINaf9fBvG64clatu-ZL3VgEUF4VEnQnsOjn4LjsYeM0coHElwLNjMdEXXmlGTEKbawyGp6aF3CZf6fZaKnVYRAcp2nsxOcCUNLBWsBB18aMiZ-fqVB6Mjzix6iUycsMH5ZU2LkaeOiE/s1600/RCW+humus.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="247" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgINaf9fBvG64clatu-ZL3VgEUF4VEnQnsOjn4LjsYeM0coHElwLNjMdEXXmlGTEKbawyGp6aF3CZf6fZaKnVYRAcp2nsxOcCUNLBWsBB18aMiZ-fqVB6Mjzix6iUycsMH5ZU2LkaeOiE/s400/RCW+humus.jpg" width="400" /></a></div>
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Ora potrei attaccare un pippone similscientifico su funghi, batteri, lombrichi, zuccheri, proteine, Azoto e Carbonio e come tutte queste cose insieme operino per far sì che la magia si compia, ma non lo farò, tranquilli. Mi limiterò a descrivere come il BRF possa fare magie per me e le mie necessità.<br />
Ricapitolando: mi serve della buona terra, con poca fatica, in poco tempo e che richieda poca acqua. A tutte queste esigenze il BRF risponde in maniera positiva: decomponendosi lo strato di pezzetti di legno si trasforma in poco tempo in terreno fertile e ricco di sostanze nutritive per le giovani piante; le caratteristiche chimico fisiche del nuovo terriccio, saranno tali da renderlo capace di autoregolarsi in materia di umidità; non richiede faticose lavorazioni del terreno.<br />
Soprattutto quest'ultimo aspetto mi affascina molto e non solo perché sono pigra e, quando possibile, evito di fare troppa fatica. Qui però si apre tutto un nuovo capitolo che va sotto il titolo di "No Till Gardening" e che merita un post tutto suo, magari anche più di uno.<br />
Torniamo invece alla capacità del BRF di trattenere l'umidità del suolo.<br />
Anche in questo caso vorrei evitare il più possibile lunghe e complesse spiegazioni scientifiche, quindi per dirla in parole povere, l'azione di funghi e batteri trasforma il legno triturato in humus che, per la sua struttura spugnosa, ha una notevole capacità di ritenzione idrica arrivando ad assorbire quantitativi di acqua fino a 20 volte superiori il proprio peso.<br />
Fin qui, anche se molto semplificata, la teoria. Adesso vediamo cosa occorre fare per mettere in pratica questa tecnica.<br />
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<b><i>Continua<a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.nl/2016/01/cippato-di-ramaglie-fresche-e-lorto.html"> qui</a></i></b></div>
robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-1927103298989847912016-01-14T14:19:00.000+01:002016-01-17T11:20:41.485+01:00Zuppa di radici arrostite con germogli di ravanello crema agrodolce di aceto di more fatto in casa e pane di farro alla feccia di sidro fatti in casa pure loro sia il pane che il sidro<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOlFhz2uqsF7rzHWIx1EUZFr7kFwSKPEWsr9cBlbrd2eOjU643nAr3qRcKukCMu94sBZ5tXA1PHpZ2TWd9EcGp0dreUM97hdJ5iFvCs22ep8nfzvGnqaL8kHKUjuumuNRWWbNNbSxYj54/s1600/034.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="494" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOlFhz2uqsF7rzHWIx1EUZFr7kFwSKPEWsr9cBlbrd2eOjU643nAr3qRcKukCMu94sBZ5tXA1PHpZ2TWd9EcGp0dreUM97hdJ5iFvCs22ep8nfzvGnqaL8kHKUjuumuNRWWbNNbSxYj54/s640/034.JPG" width="640" /></a></div>
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Il titolo è lungo abbastanza Gennaro?</div>
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Chi mi conosce sa bene quanto io odi andare a fare la spesa. A volte penso che il mio sogno di avere una fattoria autosufficiente, nasca più da questa mia avversione piuttosto che dal desiderio di indipendenza. Più invecchio e peggio diventa. anche perché negozi e supermercati sono sempre più tristi. E' deprimente vedere il cibo impacchettato e allo stesso tempo trovare la varietà nei reparti del "fresco" sempre più ridotta. Qui in Olanda, poi, anche al mercato non è che cambi granché: a parte il fatto che frutta e verdura non sono incellofanate, la scelta è sempre tra quella ventina di ortaggi, tutto l'anno. Se per un qualche miracolo ti capita di trovare un frutto particolare e di stagione, come minimo costa due euro e no, non al chilo, ma al pezzo! </div>
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<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
E pensare che la Natura ci regala così tanta varietà...Sono convinta che si potrebbe vivere per un anno intero senza mangiare due volte lo stesso cibo! E quanti colori potremmo portare in tavola, una gioia per gli occhi prima ancora che per il palato. E profumi! E consistenze! E sapori!...una tavolozza praticamente infinita che nelle mani giuste si potrebbe trasformare in meravigliose opere d'arte culinaria...</div>
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Io il mio orto lo voglio dipinto con tutti i colori dell'arcobaleno! Non sprecherò tempo e fatica a coltivare lattughe verdi, pomodori rossi o cavolfiori bianchi. Cioè sì, coltiverò anche quelli, ma accanto alle lattughe rosse, ai pomodori neri e ai cavolfiori arancioni! Non arricciate i vostri graziosi nasini, non parlo di ibridi selezionati in laboratorio, ma di antiche varietà che sono rimaste nel dimenticatoio per decine di anni e che ora stanno tornando, anche se lentamente, a far bella mostra di sé. Del resto il primo pomodoro visto da un europeo era giallo, non rosso, e le carote sono diventate arancioni solo tre secoli fa, grazie a dei giardinieri olandesi che le hanno volute di quel colore in omaggio alla casa reale degli Orange. Mi piace particolarmente la storia del già citato cavolfiore arancione: il primo fu trovato una quarantina di anni fa in un campo di cavolfiori bianchi, in Canada, frutto di una spontanea mutazione genetica che provoca un aumento del contenuto in beta-caroteni, i precursori della vitamina A. Partendo da quel primo esemplare, attraverso una serie di incroci, si è ottenuta una varietà stabile di cavolfiore arancione che è poi stata introdotta sul mercato. Quindi sì, c'è lo zampino dell'uomo, ma solo per aiutare la Natura ad esprimere il suo desiderio di varietà. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcr0uI0H2UfD97WGblesdisZMet-74P446VrsCy1f22gPNXN-IbkYWMeQ7fSEKxN9TfQZTIWsvCvPU47nYDBa9fJ1fvVNsZCbSdgEMFRn2dplRvHfBxYk0FnKz82XRdHJMUHWObOzoLHM/s1600/rainbow+vegetables.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcr0uI0H2UfD97WGblesdisZMet-74P446VrsCy1f22gPNXN-IbkYWMeQ7fSEKxN9TfQZTIWsvCvPU47nYDBa9fJ1fvVNsZCbSdgEMFRn2dplRvHfBxYk0FnKz82XRdHJMUHWObOzoLHM/s1600/rainbow+vegetables.jpg" /></a></div>
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Da quando vivo in Olanda, proprio per la scarsa varietà di ortaggi, ho rivolto la mia attenzione alle rape e alle radici più in generale scoprendo un mondo tutto nuovo, per me, di sapori e colori. Sedano e cavolo rapa, rutabaga, pastinaca, radice di prezzemolo, scorzonera, rafano e barbabietola sono stati i primi e ormai sono spesso protagonisti delle mie ricette. Ultimamente trovo, con relativa facilità, anche dei coloratissimi mix di rape o di carote biologiche alcune delle quali di una bellezza sorprendente.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidrHSp7J5vseGezUuV8mO40-ECCkX0syKXushBB5OKa1RPIz_qSALwikLz52WHdekpWqBmi6sIFAAYvVIN-fQSXAg8EBWKxRoz8Yrp7KbLBW6iRlxCTdMBx_ry1fWKG7i939uDpRT7A64/s1600/IMG_2162.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidrHSp7J5vseGezUuV8mO40-ECCkX0syKXushBB5OKa1RPIz_qSALwikLz52WHdekpWqBmi6sIFAAYvVIN-fQSXAg8EBWKxRoz8Yrp7KbLBW6iRlxCTdMBx_ry1fWKG7i939uDpRT7A64/s400/IMG_2162.JPG" width="300" /></a></div>
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Per la mia seconda proposta per <a href="http://lacucinapiccolina.blogspot.nl/">Vittoria</a> e il suo <a href="http://www.mtchallenge.it/2016/01/la-ricetta-della-sfida-n-53.html">MTC n° 53</a>, che ci vede incrociare i mestoli su Minestroni e Zuppe, ho utilizzato proprio rape e carote gialle e bianche per farne un passato dal gusto delicatissimo, reso interessante dalla cottura in forno. Per dargli un po' più di brio, ho giocato con l'agro dolce, che mi piace tanto, unendo il colore e il sapore intenso della barbabietola arrostita in padella, il fresco piccantino dei germogli di ravanello e la profumata acidità di una crema fatta a partire da una riduzione di aceto di more fatto da me, l'estate scorsa, mettendo a macerare le more selvatiche che crescono abbondanti intorno a casa nostra (almeno quelle che son riuscita a salvare da due bimbi golosi di nome Lolo e Nenè!!) in aceto di vino rosso, profumato con rosmarino, timo e bacche di pimento.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGHmIYvRMmoEDCY9nm_pFejY-Kf8JGpQGfQlOLLK5ESfmyrI8Z6TVhBA9F56mJoZ_rnmZNAo5IuPv4SjGLbaF7izQjDBdMMajLStKuwfOBq3R5iACmQ9TDPSU6FwZB4s8vgHDs0q8BFsc/s1600/aceto+di+more.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGHmIYvRMmoEDCY9nm_pFejY-Kf8JGpQGfQlOLLK5ESfmyrI8Z6TVhBA9F56mJoZ_rnmZNAo5IuPv4SjGLbaF7izQjDBdMMajLStKuwfOBq3R5iACmQ9TDPSU6FwZB4s8vgHDs0q8BFsc/s640/aceto+di+more.jpg" width="640" /></a></div>
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E ora veniamo al pane di feccia di sidro....e lo so che siete arrivati tutti subito qui, saltando tutto lo sproloquio precedente! Perché dite la verità che siete curiosi come scimmie di sapere cosa cavolo sia la feccia di sidro e per quale cavolo di ragione ad una persona sana di mente possa venire l'idea di mangiarsela. Non essendo del tutto sana di mente, a quest'ultima domanda non saprei rispondere, però posso dirvi che la feccia altro non è che quel che resta, diciamo lo scarto, della fermentazione del vino e quindi anche del sidro, che è un vino a tutti gli effetti, ma fatto con le mele invece che con l'uva. Tre anni fa, il maritino ed io, con le buonissime mele superbiologiche e di varietà antiche che raccogliamo a Thiviers, abbiamo cominciato<a href="http://vadoavivereincampagna.blogspot.nl/2015/11/il-nostro-sidro.html"> questa bella avventura della produzione del sidro</a>. Stiamo ancora sperimentando e, di conseguenza, facendo qualche errorino, tipo che quest'anno il sidro è venuto una mezza schifezza, perché abbiamo voluto provare un nuovo lievito....ma sto divagando. Il punto è che ogni volta che travasiamo il sidro dal fusto della prima fermentazione alla damigiana, sul fondo rimane la feccia, appunto, che ha un buonissimo profumo di lievito. Ha, però, anche un sapore disgustoso, amarissimo e acido, e per questo motivo l'abbiamo sempre buttata via senza troppe remore. Leggendo i blog dei miei colleghi produttori casalinghi di sidro e altre bevande fermentate, ho poi scoperto che c'è chi la utilizza per farne il pane. Tutto qui. Nessuna informazione, indicazione o ricetta, ma il tarlo ormai s'era fatto casa nel mio cervello. Ho dovuto provare. Avrei al limite buttato qualche etto di farina, ma dovevo togliermi la curiosità. Ho cominciato semplicemente a impastare 500 g di farina bianca con 300 ml di feccia e l'ho lasciata in una ciotola coperta con un panno umido, senza troppe speranze. Dopo circa quattro ore, ho notato un incoraggiante rigonfiamento sotto il panno e, scoprendo la ciotola, mi sono ritrovata ad osservare un'inaspettata cupola di morbida pasta perfettamente e orgogliosamente lievitata! Temendo che il gusto amaro e acido della feccia si sentisse ancora, ho pensato di neutralizzarlo aggiungendo uovo, latte, burro, zucchero ed altra farina. Ho messo l'impasto in uno stampo rettangolare imburrato e infarinato e ho lasciato che lievitasse tutta notte, sempre coperto con il panno. La mattina dopo ho infornato per circa un'ora a 180° ed ho ottenuto il più soffice e dolce pane in cassetta della mia vita!! Un successone! Dopo altri due tentativi simili andati a buon fine, ho voluto dare fiducia alla feccia e provare a fare un pane più rustico. Ho scelto la farina di farro biologica e proceduto sempre con la doppia lenta lievitazione e il risultato è questo:</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVwQ5GgyLYf4JCcq69a_OswYiE-tFsZ3JO3yXU-Td08tbnF1bkCNb7tWOuOjVjJXIVjzNfACydRpLvHIMe8TThFCVsFC1U8Iv_F_g77k_yMHpXuNBCJlIcfQHM380mangEOjwKtrY-lJM/s1600/pane+di+farro+alla+feccia+di+sidro.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="267" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVwQ5GgyLYf4JCcq69a_OswYiE-tFsZ3JO3yXU-Td08tbnF1bkCNb7tWOuOjVjJXIVjzNfACydRpLvHIMe8TThFCVsFC1U8Iv_F_g77k_yMHpXuNBCJlIcfQHM380mangEOjwKtrY-lJM/s640/pane+di+farro+alla+feccia+di+sidro.jpg" width="640" /></a></div>
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<b><i>Zuppa di radici arrostite</i></b></div>
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<i>Ingredienti:</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>2 rape gialle</i></div>
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<i>2 rape bianche</i></div>
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<i>1 carota gialla</i></div>
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<i>1 carota bianca</i></div>
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<i>1 testa d'aglio</i></div>
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<i>1 l di brodo vegetale</i></div>
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<i>1 barbabietola già cotta</i></div>
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<i> germogli di ravanello o altro, facoltativi</i></div>
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<i>sale e pepe</i></div>
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<i>3 cucchiai di olio extra vergine d'oliva</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<b><i>Crema di aceto di more</i></b></div>
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<i>Ingredienti: </i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>60 ml di aceto di more+2 cucchiaini</i></div>
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<i>25 g di burro</i></div>
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<i>3 g di amido di mais ( la punta di un cucchiaino )</i></div>
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<i>1 cucchiaino di miele</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<i>per servire:</i></div>
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<i>pane casereccio</i></div>
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<i><br /></i></div>
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<b><i><br /></i></b></div>
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Accendete il forno a 220°:</div>
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Lavate e pelate le rape. Lavate le carote spazzolandole sotto l'acqua corrente, ma non pelatele. Tagliate l'aglio ametà per il senso della larghezza, senza pelarlo. Eliminate le estremità sia alle rape che alle carote, tagliatele a pezzi non troppo piccoli e mettetele in una ciotola. Unite due cucchiai d'olio, un pizzico di sale e una generosa macinata di pepe bianco e mescolate bene. Trasferite le verdure in una teglia o in una pirofila in cui possano stare in un unico strato, senza sovrapporsi, unite l'aglio con la parte tagliata verso il basso e infornate, abbassando la temperatura a 200° dopo 5 minuti. Fate cuocere per 30/35 minuti rigirandole un paio di volte.</div>
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Nel frattempo scaldate il brodo filtrato e preparate la crema: in un pentolino versate l'aceto di more, portatelo a bollore a fuoco vivo, poi abbassate la fiamma e lasciate ridurre quai del tutto, fino a quando l'aceto velerà appena il fondo del pentolino ed avrà una consistenza sciropposa. Togliete dal fuoco e aggiungeteci il burro, mescolando vigorosamente per farlo sciogliere amalgamando lo sciroppo di aceto. Unite anche l'amido sciolto in poche gocce d'acqua, due cucchiaini di aceto di more e un cucchiaino di miele. Riportate al fuoco, bassisimo, e fate addensare la crema. Tenete in caldo. </div>
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Togliete le verdure dal forno, mettetele in una casseruola aggiungendo anche tre o quattro spicchi d'aglio cotto e copritele con il brodo caldo. Portate a bollore e lasciate sobbollire a fuoco basso e pentola coperta per 15 minuti. </div>
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Frullate molto finemente, eventualmente aggiungendo dell'altro brodo a poco a poco, fino ad ottenere una crema non liquida che passerete poi da un colino a maglie non troppo fitte. Tenete in caldo.</div>
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Versate il rimanente cucchiao d'olio in un pentolino antiaderente e fateci rosolare per un paio di minuti e a fuoco vivace la barbabietola rossa tagliata a cubetti. Raccogliete i cubetti di barbabietola con un mestolo forato e nell'unto del padellino, fate scaldare le fette di pane.</div>
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Componete i piatti versando due mestoli di crema di radici arrostite ed aggiungendo una cucchiaiata di barbabietola, una piccola manciata di germogli di ravanello, un cucchiaio di crema di aceto di more e due fette di pane fritto. </div>
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Il rimanete aglio cotto in forno, potete utilizzarlo frullando la polpa con un cucchiaio d'olio di oliva e un pizzico di sale per farne una cremina da servire come accompagnamento oppure potete usarla per velare le fette di pane prima di aggiungerle alla zuppa.</div>
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Più che un post, un parto!! ...e la creatura partecipa orgogliosa e divertita all'<a href="http://www.mtchallenge.it/2016/01/la-ricetta-della-sfida-n-53.html">MTC n°53</a> dei blog <a href="http://www.mtchallenge.it/">MTChallenge</a> e<a href="http://lacucinapiccolina.blogspot.nl/"> La cucina piccolina</a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCzomLONwysKQoXoTp421M8wpDvdGq_G05neERvGLU5Dr008H6KIEDGnE71rT1if1sNMozp0VyPeQ76Zu-Q2co1-ofEwe_5SgY8dlCZoAhqTfrNOkrgnMwe0OZvp4TLTyT-uvwN9E8yUQ/s1600/banner+MTC+Gennaio+2016.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="287" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCzomLONwysKQoXoTp421M8wpDvdGq_G05neERvGLU5Dr008H6KIEDGnE71rT1if1sNMozp0VyPeQ76Zu-Q2co1-ofEwe_5SgY8dlCZoAhqTfrNOkrgnMwe0OZvp4TLTyT-uvwN9E8yUQ/s400/banner+MTC+Gennaio+2016.jpg" width="400" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgz0QKsKAKk3-0bGUcI9VWmZi_IPAR-yL3fDOlJnMvPBZqwiuxQ8WzUhcVHqc873xI2AlHICu4yQ1X69-asd5Q51C7-AB_VP7KTv6aVMyCOt17i8_8ZPT0WGu1X6g45HPCdAXG36ytKJIs/s1600/2002-01-01+00.00.00-12.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="634" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgz0QKsKAKk3-0bGUcI9VWmZi_IPAR-yL3fDOlJnMvPBZqwiuxQ8WzUhcVHqc873xI2AlHICu4yQ1X69-asd5Q51C7-AB_VP7KTv6aVMyCOt17i8_8ZPT0WGu1X6g45HPCdAXG36ytKJIs/s640/2002-01-01+00.00.00-12.jpg" width="640" /></a></div>
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Prima di attaccare con i soliti sproloqui da psicopatica che precedono la descrizione della ricetta, lasciatemi spendere due parole sui motivi che mi hanno fatto cambiare idea e mi hanno riportata tra voi: mi mancavate!</div>
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Comunque, quando ho cominciato a valutare la possibilità di un mio rientro in quello che è il gioco più bello del web, inevitabilmente, come da Regolamento di Condominio, ho dovuto sollecitare un'assemblea straordinaria per mettere la questione all'Ordine del Giorno. Non starò qui ad annoiarvi con la trascrizione integrale del Verbale d'Assemblea, ma ritengo che sia interessante sapere come sia andata la votazione finale, così saprete tutti come regolarvi in futuro e con chi vi troverete ad avere a che fare e se siano essi estimatori o detrattori ....o Tragedy.</div>
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<i>QUELLA: " E va bene! Se proprio ci tieni a fare patetiche figuracce davanti a tutti e a farti prendere in giro per le tue insulse ricette, le tue orribili foto e quei ridicoli titoli pieni di ingredienti assurdi e nomi impronunciabili...."</i></div>
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<i>LA DEBORA<b>H: </b>" Basta che poi non mi chieda di salirle le borse della spesa fino al terzo piano, che c'ho una certa e poi avrei anche qualcos'altro da fare, non è che son qui a sua disposizione....."</i></div>
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<i>IL VAGIONIEVE: " Ma volentievi, volentievi....Ci tevvei davvevo molto a tovnave a giocave con la cava contessa Van Pelt, Van Pelt....."</i></div>
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<i>TRAGEDY: " Sai che c-bip-o me ne frega a me....."</i></div>
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<i>LA PROF: " Non vedo perché no, cara la mia ragazza! Io, tutto sommato, lo trovavo divertente, molto interessante e sempre istruttivo...."</i></div>
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L'ho preso come un voto unanime e quindi, rieccomi qui. Ora bando alle ciance senza senso e passiamo subito alla ricetta. </div>
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Questo mese siamo chiamati dalla carissima <a href="http://lacucinapiccolina.blogspot.nl/2016/01/mtc-n53-la-ricetta-della-sfida-di.html">Vittoria</a> del blog La cucina piccolina a una sfida all'ultimo cucchiaio su<a href="http://www.mtchallenge.it/2016/01/la-ricetta-della-sfida-n-53.html"> " Il minestrone e le zuppe "</a>. Io davvero non potrei essere più felice. L'unica difficoltà l'ho incontrata nel dover ridurre la scelta alle sole tre proposte che, da regolamento, possono partecipare. </div>
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Già solo sentir parlare di minestrone mi catapulta agli anni, sempre più lontani, della mia infanzia ed adolescenza, quando la mia mamma preparava fantastiche minestre di verdura con gli ortaggi coltivati dal mio papà nell'orto dietro casa. A volte ci metteva anche un pezzo di cotenna presa da uno dei bei prosciutti toscani appesi in cantina e quando era il momento di disossarli, anche l'osso andava ad insaporire il minestrone. Oppure c'erano le croste del Parmigiano, che papà pescava dalla pentola e divideva in parti uguali. Ricordo ancora il sapore dei piselli teneri che sgranocchiavo di nascosto, se mi capitava di dover aiutare a sgusciarli. Ricordo anche quanto mi stavano antipatici i fagiolini: dovevo togliere le estremità, una per una, e poi il filo...che noia....Quando sono stata più grande, di malavoglia mi toccava passare parte dei pomeriggi estivi a lavare, pulire, mondare, sbucciare, tagliare, cubettare o affettare tutte le verdure per riempire i sacchetti che poi andavano conservati in freezer. Però poi quando scendevo in cantina e sollevavo il pesante coperchio del grosso congelatore a pozzetto, mi rincuorava e mi dava grande soddisfazione vedere tutto quel ben di Dio. Credo che sia nato lì il mio amore per le dispense ben fornite. Un altro bel ricordo legato alle minestre di casa mia è quello dei minestroni freddi che ci portavamo come "pranzo al sacco" nelle calde domeniche estive passate al lago, così come le fumanti minestre di cappelletti o la stracciatella che la mamma metteva nei thermos nelle fredde domeniche d'inverno in cui andavamo a sciare e che mangiavamo seduti in macchina, ai piedi delle piste da sci alla Presolana, ai Piani di Bobbio o a Monte Campione... Quanto lavoro in più si sobbarcava la mia mamma anche nell'unico giorno libero. Eppure sono sicura che lo facesse volentieri e con grande piacere, pregustando quelle poche ore di divertimento con la famiglia e gli amici....</div>
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Per la prima proposta che ho il piacere di sottoporre a Vittoria, ho scelto una ricetta nata come svuotafrigo, messa insieme in quattro e quattro otto in una sera dello scorso Novembre, a Thiviers, al termine di una grigia, fredda, piovosa e faticosa giornata di lavoro passata a piantare alberi da frutto. La pastinaca è ormai ospite fissa sulla nostra tavola invernale, l'ho usata persino nei dolci. I Flower Sprouts, invece, sono una novità di quest'anno. In pratica sono come dei Cavoletti di Bruxelles: la pianta è molto simile e i piccoli ortaggi crescono sul lungo fusto esattamente così come avviene per i più famosi "cugini". Solo che invece di sembrare dei cavoli cappucci in miniatura, assomigliano a dei minuscoli cavoli a foglia riccia, di un bel verde scuro e con bellissimi steli viola. Pare siano ricchissimi di vitamine, soprattutto B12, C e D, al punto da essersi guadagnati il titolo di superfood. Il gusto è quello tipico dei cavoli, ma più delicato e dolce. Possono essere consumati crudi in insalata, ma si prestano bene anche a brevi cotture. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglx04W3xiVqOJ5Hka5Ni3lH23Vr-lQZuQ5adWxPhTFMspM5q2Oxpe1WPWqM_oxTWSJwAQgdvKHhKwSImy6TKKyBPo21BplW2EGV2pI-evHcTG2FcSqoMaNR1xFOabdWTgLFutF6-XSplo/s1600/flower+sprouts.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="248" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglx04W3xiVqOJ5Hka5Ni3lH23Vr-lQZuQ5adWxPhTFMspM5q2Oxpe1WPWqM_oxTWSJwAQgdvKHhKwSImy6TKKyBPo21BplW2EGV2pI-evHcTG2FcSqoMaNR1xFOabdWTgLFutF6-XSplo/s400/flower+sprouts.jpg" width="400" /></a></div>
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Un'ultima nota sul sale di-vino: da un paio di anni, dopo aver scoperto l'esistenza di questo affascinante e profumato condimento, mi diverto a sperimentare tecniche diverse e combinazioni di ingredienti per creare questi sali che in cucina, a dirla tutta, son divertenti da usare più che realmente determinanti per il gusto finale di una ricetta. In questo caso ho scelto, anche per il suo colore, un sale imbevuto di vino precedentemente infuso con gli aromi tipici del vin brulé: mela, buccia di arancia, chiodi di garofano, cannella e zucchero. </div>
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<i>Passato di pastinaca</i></div>
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<i> con flower sprouts caramellati al miele</i></div>
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<i>Ingredienti per due:</i></div>
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<i>2 pastinache, circa 300 g</i></div>
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<i>2 patate medie</i></div>
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<i>1 scalogno</i></div>
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<i>1 piccola cipolla</i></div>
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<i>1 gambo di sedano</i></div>
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<i>2 cucchiai di grasso d'anatra o oca</i></div>
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<i>sale e pepe bianco macinato al momento</i></div>
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<i>1 cucchiaio di aceto di mele</i></div>
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<i>1 l di brodo vegetale o di pollo leggero</i></div>
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<i>200 g di Flower Sprouts o Cavoletti di Bruxelles</i></div>
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<i>2 cucchiai di olio EVO</i></div>
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<i>2 cucchiai di miele</i></div>
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<i>1 cucchiai di salsa di soya</i></div>
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<i>1 spicchio d'aglio tritato, facoltativo</i></div>
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Preparate prima tutte le verdure: lavate, pelate e tagliate a tocchetti le pastinache e le patate, sbucciate e affettate lo scalogno e la cipolla, tagliate il sedano a striscioline. Mettete a scaldare il brodo precedentemente filtrato. In una casseruola a fondo spesso, fate scaldare il grasso. unite prima lo scalogno, la cipolla e il sedano e lasciateli ammorbidire a fuoco dolce e pentola coperta, mescolando spesso e controllando che non brucino. Aggiungete anche le pastinache e le patate, salate, pepate poco e lasciate insaporire per un paio di minuti. Coprite con il brodo caldo e aggiungete anche l'aceto. Coprite la pentola e lasciate cuocere sempre a fuoco dolce per circa 45 minuti o fino a quando le verdure saranno ben tenere. Nel frattempo, mondate i cavoletti eliminando l'estremità del gambo e le foglie più esterne, se dovessero essere danneggiate. Mettete sul fuoco una casseruola con dell'acqua non salata. Quando bolle, tuffateci i cavoletti e attendete che riprenda il bollore. Preparate una ciotola con acqua molto fredda. Lasciate sobbollite i cavoletti per un minuto, poi raccoglieteli con un mestolo forato e trasferiteli nella ciotola di acqua fredda. Scolateli bene e stendeteli du un panno pulito ad asciugare un po'Togliete dal fuoco la minestra di verdura, frullatela e passatela da un colino a maglie non troppo fitte. Dovrete ottenere una crema liscia e non troppo liquida. Tenete in caldo mentre preparate i cavoletti. Tagliateli a metà per il senso della lunghezza. Versate l'olio in una padella antiaderente e quando sarà caldo, uniteci i cavoletti con il lato tagliato rivolto verso il basso. Coprite, abbassate la fiamma e lasciate cuocere per circa cinque minuti. Nel frattempo mettete il miele e la salsa di soya in un pentolino, aggiungete anche lo spicchio d'aglio tritato se lo volete, e scaldate tutto fino a bollore. Togliete il coperchio alla padella, alzate la fiamma per far evaporare tutto il liquido e accertatevi che i cavoletti siano ben caramellati, poi togliete dal fuoco, versate il condimento al miele e mescolate delicatamente. </div>
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Dividete il passato di pastinaca in piatti individuali, uniteci i Flower Sprouts caramellati, spolverate di sale al vino e servite subito, volendo con un giro di olio extra vergine d'oliva.</div>
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Con questa ricetta sono felicissima di tornate a giocare all'<a href="http://www.mtchallenge.it/2016/01/la-ricetta-della-sfida-n-53.html">MT Challenge n* 53</a> dei blog MTChallenge e <a href="http://lacucinapiccolina.blogspot.nl/">La cucina piccolina</a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAwTZXeU1H2qlkB4VlQufjVNWDqoccslZCcAbiFx8k7t4RBLngHB1DCT3xpiv2ILta3NYvsVUf5nae4bSVkdumd0-pbC5w3LBv78SpU7WCfj6NZaUZYEeR-nAwznaUCtJTjTYGl3mIdyk/s1600/banner+MTC+Gennaio+2016.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="230" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAwTZXeU1H2qlkB4VlQufjVNWDqoccslZCcAbiFx8k7t4RBLngHB1DCT3xpiv2ILta3NYvsVUf5nae4bSVkdumd0-pbC5w3LBv78SpU7WCfj6NZaUZYEeR-nAwznaUCtJTjTYGl3mIdyk/s320/banner+MTC+Gennaio+2016.jpg" width="320" /></a></div>
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<br />robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com38tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-89835308470832797722016-01-04T07:30:00.000+01:002016-01-04T09:05:09.059+01:00Si chiamava Hay box o anche Fireless cooker...e sta tornando di moda!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEge7AxjKkdOSP8yp0lvUnDk17XHsR8ZCegL3b8kxxKybT5YMnWU_2feUe31ynghuZBTibMeBpt4Ic47f-LPNx65T4rP_H6OtePdzs8wEilj1EzOmsVd5Y1EVVc1BpgEsBEuTmsLPDlBjdQ/s1600/screen-capture.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEge7AxjKkdOSP8yp0lvUnDk17XHsR8ZCegL3b8kxxKybT5YMnWU_2feUe31ynghuZBTibMeBpt4Ic47f-LPNx65T4rP_H6OtePdzs8wEilj1EzOmsVd5Y1EVVc1BpgEsBEuTmsLPDlBjdQ/s640/screen-capture.png" width="619" /></a></div>
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Immagine da "The fireless cook book"</div>
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Leggendo "Introduzione alla Permacultura" di Bill Mollison e Reny M. Slay, sono incappata per la prima volta in vita mia in questo termine: hay box. Nel libro non c'è che un breve accenno al suo utilizzo, ma io mi sono immediatamente incuriosita ed ho cominciato a cercare qualche ulteriore informazione sul web. Non sono rimasta delusa: molti siti di preppers e homesteaders ne parlano diffusamente, danno precise indicazione su come costruirla e anche preziosi consigli per il suo corretto utilizzo. In pratica si tratta di cassoni di legno provvisti di isolamento termico che permettono la cottura lenta e a bassa temperatura dei cibi. Le hay boxes, letteralmente "scatole di fieno", sono dunque le antenate delle crock pots e delle più recenti e ormai molto diffuse anche da noi, slow cookers! </div>
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The Oxford Encyclopedia of Food and Drink in America, scrive:</div>
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" Il principio di cottura lenta ottenuta conservando a lungo il calore del cibo, è conosciuta per la sua utilità in diverse epoche e diverse culture. I contadini usavano avvolgere in pesanti piumini d'oca le pentole tolte dal fuoco con il cibo parzialmente cotto. Così ben isolato, il cibo continuava a cuocere, permettendo alla famiglia di trovare un pasto caldo al suo rientro dai campi."</div>
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Lo stesso principio era applicato dai Nativi Americani, che utilizzavano pietre roventi per cucinare un misto di pesce e molluschi dentro a buche scavate nella sabbia in riva all'Oceano: a tutt'oggi il clambake è uno dei simboli del New England. Nello stesso modo, i taglialegna che restavano isolati per settimane nelle foreste, cuocevano i legumi. Gli agricoltori portavano le loro fireless cookers nei campi, per potersi godere del cibo caldo nella pausa dal duro lavoro. I primi immigrati in America, durante l'inverno, utilizzavano le ghiacciaie allo stesso scopo ed è pratica comune tra i "campeggiatori estremi" avvolgere le pentole nei sacchi a pelo per cucinare senza consumare prezioso gas. </div>
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Le fireless cookers - letteralmente "cucine senza fuoco"- di tipo commerciale, fanno la loro comparsa all'inizio del XX secolo e non è raro vederne alcune esposte nei vari musei dedicati alla Conquista del West, dato che molti "wagons", i famosi carri coperti, ne erano dotati. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkzxT-ult08v1NzjhC5YT4TwY2ss8GISH-BGTD25vjwnNAV_9tszCK6gNDgBXtqM0eEZZjDMaHGzzHe0HvfOoKcBgNAjWDm5YZcUc-lgNOrsJWQ8ZUMfGe0pPiYlRv_HOmI4p9R7OxA0w/s1600/fireless+cooker+more.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkzxT-ult08v1NzjhC5YT4TwY2ss8GISH-BGTD25vjwnNAV_9tszCK6gNDgBXtqM0eEZZjDMaHGzzHe0HvfOoKcBgNAjWDm5YZcUc-lgNOrsJWQ8ZUMfGe0pPiYlRv_HOmI4p9R7OxA0w/s400/fireless+cooker+more.jpg" width="343" /></a></div>
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Questo tipo di cucine prodotte artigianalmente, esternamente avevano l'apparenza di una comune cassapanca, mentre al loro interno presentavano uno spesso rivestimento isolante nel quale erano stati ricavati due o tre scomparti a misura delle pentole in dotazione. Sul fondo di ogni scomparto si metteva una pietra ollare riscaldata sulla quale si posava la pentola con il cibo, che veniva preparato sul fuoco del bivacco insieme alla colazione. Durante la sosta di metà giornata, si poteva servire un confortante pasto caldo, senza dover perdere tempo ad accendere i fuochi e ad attendere che le vivande cuocessero.</div>
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A quei tempi esistevano numerose pubblicazioni che trattavano l'argomento e che comprendevano istruzioni su come costruirne una e su come utilizzarla al meglio e ovviamente si pubblicavano anche libri di ricette dedicate a questo particolare metodo di cottura. Nel 1914 la "Illustreted lecture on the homemade firless cooker" aveva a compendio ben trentasei diapositive a lanterna!!...cosa darei per vederle oggi...</div>
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Le hay boxes, quindi, altro non sono che delle semplici fireless cookers costruite in casa: stesso principio, ma materiali di facile reperibilità. Cassoni di robusto legno massello, isolati con un abbondante strato di fieno o altro materiale isolante naturale sul fondo e sui lati, con un incavo per contenere la pentola e uno spessore tra pentola e coperchio sufficiente ad ospitare un cuscino o dell'altro fieno avvolto in tessuto. Il coperchio agganciato con delle cerniere viene fermato grazie a delle chiusure da baule e il calore del cibo bollente viene mantenuto per ore.</div>
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Ma quali sono i vantaggi di una hay box?</div>
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<li>Meno tempo da dedicare a seguire la cottura tradizionale sul fornello o in forno</li>
<li>Cibo caldo pronto al rientro da una giornata di lavoro o al mattino appena alzati</li>
<li>Risparmio energetico, perché ci importa dell'ambiente</li>
<li>Risparmio energetico, perché l'energia domestica costa o magari non è disponibile ovunque</li>
<li>Impara l'arte e mettila da parte, non si sa mai se e quando possa tornarti utile</li>
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Inoltre il cibo non rischia di bruciare o di stracuocersi, richiede meno liquidi, perché non c'è evaporazione, e si possono utilizzare anche tagli di carne meno nobili e quindi più economici.</div>
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Vi ho convinti? Bene! Allora vediamo come costruirci la nostra hay box.</div>
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E' abbastanza semplice, in realtà: in fin dei conti si tratta solo di proteggere la pentola dalla dispersione di calore. Proprio dal nostro recipiente, dunque, dobbiamo partire. Questo metodo funziona al meglio se la pentola è piena, quindi va scelta di una misura che sia adatta alle esigenze della nostra famiglia. Inoltre deve essere di un materiale che possa andare e venire dai fornelli e questo esclude la ceramica, ad esempio. Io opterei per la ghisa che già di suo ha delle ottime proprietà in quanto a conservazione e diffusione del calore. L'ideale sarebbe una pentola senza manici o con un manico reclinabile, tipo paiolo. Molto importante, ovviamente, è che abbia un coperchio che chiuda perfettamente.</div>
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Una volta scelta la vostra pentola, potete cominciare a progettare la "scatola" per contenerla. Nel calcolare le dimensioni, dovrete tenere conto che tutto intorno alla pentola dovrà trovare spazio uno strato di materiale isolante di almeno 10 cm di spessore. Quindi il vostro cassone avrà dimensioni pari ad altezza e diametro della pentola più 20 cm. </div>
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Per quanto riguarda il contenitore, qualunque cosa che sia robusta e con un coperchio che chiuda ermeticamente, potrebbe andare bene. Anche un vecchio frigorifero portatile, per dire, oppure una cassapanca o un baule che non utilizzate. La cosa importante è che sia il più "sigillata" possibile. Io penso che me la costruirò mettendo a buon uso un po' di quel legno recuperato dal maritino</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirHaDO-qqMQiHTh6lpds8oCT54U1MY38G5gkImzMGwQsjhkC7q3UHLQYZrCIt-VQn0N7lyn9cr-ct0w4yY0MwpJE9z0D981FJlNOCJGsnFev7kt-G00FovPyIgkFT7YLHx94NGnsMRfsw/s1600/061+hay+box+cooker+-+12.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="361" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirHaDO-qqMQiHTh6lpds8oCT54U1MY38G5gkImzMGwQsjhkC7q3UHLQYZrCIt-VQn0N7lyn9cr-ct0w4yY0MwpJE9z0D981FJlNOCJGsnFev7kt-G00FovPyIgkFT7YLHx94NGnsMRfsw/s640/061+hay+box+cooker+-+12.jpg" width="640" /></a></div>
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Una volta scelto o costruito il vostro contenitore, si passa all'isolamento termico, cominciando con l'eliminare, se fosse necessario, qualunque possibilità di fuga di calore dalle pareti del contenitore stesso. Negli antichi manuali, si raccomandava di rivestire tutto l'interno del cassone con strati di carta incollati. In alternativa si può usare un rivestimenti con foglio di alluminio da cucina oppure si può utilizzare un film termoisolante di quelli comunemente in uso in edilizia. Fatto questo si passa allo strato isolante vero e pèroprio. Qui i vecchi libri elencano i seguenti materiali:</div>
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<li style="text-align: justify;">Fieno o paglia, sminuzzati</li>
<li style="text-align: justify;">Segatura</li>
<li style="text-align: justify;">Lana (indicata come la scelta migliore)</li>
<li style="text-align: justify;">Muschi e licheni secchi</li>
<li style="text-align: justify;">Sughero sbriciolato</li>
<li style="text-align: justify;">Trucioli di legno</li>
</ul>
<div style="text-align: justify;">
Oggi ci sono a disposizione altri materiali, anche di riciclo, come il polistirolo, sia in blocchi solidi in cui ritagliare la forma della vostra pentola, che in "chips" come quelli che si usano per spedire oggetti fragili. Anche dei trucioli di carta possono andare bene, almeno sappiamo che fine far fare a tutta quella pubblicità che ci riempie le cassette della posta! Vecchi maglioni e vecchie coperte, magari sfilacciati. Anche lo sfalcio d'erba del vostro prato, lasciato essiccare per bene, può funzionare allo scopo: del resto sempre di fieno si tratta. Io opterei per la paglia: gli steli di cui è composta sono cavi e questo li rende particolarmente adatti a trattenere il calore. In ogni caso io sceglierei materiali naturali e vi sconsiglio vivamente di provare con cose orribili come la lana di roccia!</div>
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Riempiamo quindi il nostro contenitore con il materiale isolante da noi scelto, pressiamolo bene, ma senza comprimerlo troppo, e ricaviamo uno spazio al centro che dovrà accogliere la nostra pentola. Ricordatevi di lasciare almeno 10 cm di spazio tra la superficie dell'isolamento e il bordo della cassa per poter poi mettere il cuscinone che completerà l'isolamento termico della nostra fireless cooker. </div>
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Ora potete scegliere se lasciare il materiale isolante a vista o coprirlo con un telo che farete aderire bene alle pareti della cavità per la pentola e che andrà poi fissato ai bordi del cassone con delle graffette o altro. Io opterei decisamente per il telo, perché trovo che mettere e togliere la pentola sarebbe molto più facile e allo stesso tempo non ci sarebbe rischio di far finire pezzi di isolante nel mio cibo....</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOUbXXpaWUT3yyh1t8d8dIMEeiiXAdKyjcoFI50oeWFsLHgWT3Lp7ba2YnhMtzO9Qrir-EeteVDRIZBrnnnOPnKMUDyEEO7sVfnTYQas_hOdfG8kdCllwtUlrpLvVdLFyqdUXr8FJmg6Y/s1600/fireless+cooker.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOUbXXpaWUT3yyh1t8d8dIMEeiiXAdKyjcoFI50oeWFsLHgWT3Lp7ba2YnhMtzO9Qrir-EeteVDRIZBrnnnOPnKMUDyEEO7sVfnTYQas_hOdfG8kdCllwtUlrpLvVdLFyqdUXr8FJmg6Y/s320/fireless+cooker.jpg" width="320" /></a></div>
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L'ultimo passo della costruzione della vostra hay box, consiste nel trovare o fare un cuscino che possa riempire tutto lo spazio tra la vostra pentola e il coperchio del cassone. Deve essere abbastanza imbottito da opporre una certa resistenza quando chiuderete la vostra hay box. Per garantire che il coperchio chiuda ermeticamente, è consigliabile usare delle chiusure da baule.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaX1Jj7eqw7hruNDFPGQbeIdzUO09t1HnlIQ69z7w5-eMfRPFNGr49eSpBWJv4VOGBdx79HDsc-VKffW6-8Qh5ux2GsKCZEN-VQknzS2L3d-TORzjVGtokCBFDATfMmh56kuGVS4baS_k/s1600/f1184cooker.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaX1Jj7eqw7hruNDFPGQbeIdzUO09t1HnlIQ69z7w5-eMfRPFNGr49eSpBWJv4VOGBdx79HDsc-VKffW6-8Qh5ux2GsKCZEN-VQknzS2L3d-TORzjVGtokCBFDATfMmh56kuGVS4baS_k/s320/f1184cooker.jpg" width="320" /></a></div>
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Qui sopra, invece, abbiamo due begli esempi di fireless cookers degli anni 30.</div>
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Ma cosa possiamo cuocere nella nostra hay box? Direi qualunque cosa si associabile ad una cottura lenta e prolungata: arrosti, spezzatini, brasati, stufati e sughi di carne; legumi e cereali integrali, zuppe e minestre di verdura. Sicuramente tempi e modi varieranno parecchio a seconda delle quantità cucinate e delle dimensioni e caratteristiche delle diverse hay boxes. Quindi non resta che sperimentare in prima persona. L'importante è che la cottura abbia inizio sul fuoco: ad esempio, nel caso di uno spezzatino, si rosolerà la carne, si aggiungeranno gli aromi e il liquido di cottura e si porterà ad ebollizione sul fornello. lasciando sobbollire per un minimo di 10 minuti, prima di trasferire la pentola nella hay box. Per piatti a base di verdura, che generalmente richiedono tempi di cottura più brevi, sarà sufficiente raggiungere un primo bollore. Se costruita con tutti i crismi, la vostra hay box dovrebbe essere in grado di mantenere il calore fino ad otto ore. Sicuramente il nostro cibo sarà pronto in meno tempo, ma non si corre il rischio che bruci o stracuocia e si manterrà in caldo fino al momento di andare in tavola.</div>
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Bene, adesso non vedo l'ora di sperimentare questo nuovo antico metodo di cottura e di iniziare a pubblicare i risultati insieme, magari, a qualche ricetta degna di nota. </div>
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robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com4Olanda Meridionale, Paesi Bassi52.059245890115847 4.262695312551.433908390115846 2.9718018125 52.684583390115847 5.5535888125tag:blogger.com,1999:blog-7304644246664380917.post-70016359477602940762015-12-02T08:00:00.000+01:002016-01-03T00:27:56.586+01:00Tutti i colori delle pigne<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLiKiecPc94wuqBUjIj5d-wvAzTA6vhsZmoKIGUn05vxmmriL_q5KuXwPc74vAVPypyjJ__xZy1sUc7WIKHzrywqBSuSVzUBC5sN1lZh44ZwRfYEK39XFJETpvCmGhYCiNXEROb4gLBO4/s1600/pigne+Natale+2015+012.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLiKiecPc94wuqBUjIj5d-wvAzTA6vhsZmoKIGUn05vxmmriL_q5KuXwPc74vAVPypyjJ__xZy1sUc7WIKHzrywqBSuSVzUBC5sN1lZh44ZwRfYEK39XFJETpvCmGhYCiNXEROb4gLBO4/s640/pigne+Natale+2015+012.jpg" width="480" /></a></div>
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Ho un'insana passione per le pigne. Praticamente non c'è passeggiata nel bosco dalla quale io non ritorni con le tasche piene di pigne umidicce e sporche di terra. Anche quelle vecchie, mezze smangiucchiate, con le squame mancanti e sfilacciate. Le raccolgo tutte per un unico scopo: spargerle per casa come decorazioni natalizie! Mi piace tantissimo decorare la casa con elementi naturali che raccolgo durante tutto l'anno. Non solo pigne, dunque, ma anche foglie, ghiande e rametti. Pezzi di legno restituiti dal mare, scortecciati e sbiancati dalla salsedine. Sassi. Ma le pigne sono di gran lunga le mie preferite. Da qualche anno mi diverto anche a modificarne il colore, cercando sempre, però, di non alterare la loro naturale bellezza. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTsWScPTH0VAtQuQVM49DYjs6-11UKE7JpQurkrgWHfbGd3x7DteuAnn1Kt38jK8_n7KJqi7llafj6tJidj48yONJCTDSsGpmmFPEUl4dj4Uc4YMct7zedYC6SwRdFYGUH2fxjEJgZbvg/s1600/pigne+Natale+2015+021.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTsWScPTH0VAtQuQVM49DYjs6-11UKE7JpQurkrgWHfbGd3x7DteuAnn1Kt38jK8_n7KJqi7llafj6tJidj48yONJCTDSsGpmmFPEUl4dj4Uc4YMct7zedYC6SwRdFYGUH2fxjEJgZbvg/s400/pigne+Natale+2015+021.jpg" width="400" /></a></div>
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Alcune mi limito a sbiancarle, immergendole in una soluzione di pittura murale e acqua in parti uguali. Un rapido bagnetto, una scrollatina per far colare l'eccesso di pittura e poi devo solo aspettare che asciughino. Unico consiglio: dopo averle messe ad asciugare, spostatele di frequente, perché il colore, colando, creerà una piccola pozzanghera che, una volta secca, potrebbe rovinare il vostro lavoro.</div>
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Un altro effetto che mi piace molto, è quello che si ottiene immergendo le pigne in un bagno di acqua e candeggina: 1 parte di candeggina e 2 di acqua. Si lasciano a bagno per due giorni o anche di più.</div>
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Siccome galleggiano, è necessario tenerle sotto un peso: io uso un piatto che entra di misura nel secchio, con sopra un pestacarne. Dopo due o tre giorni si tolgono dal bagno: saranno chiuse e molto scure, ma asciugandosi si riapriranno e il colore comincerà a schiarire. Lasciandole asciugare all'aria ci vorrà circa una settimana, ma se volete accelerare il processo, sarà sufficiente tenerle vicino ad una fonte di calore. Io le metto sopra i caloriferi protetti da un foglio di carta da cucina.</div>
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Per ottenere un effetto "spruzzatina di neve", basta immergere le pigne in acqua molto calda. Nel giro di pochi minuti cominceranno a chiudersi....<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7EYL4MESYIe2E-a3mrb5pBo2pTsOKBCL7Mednw_HCtF-NgG6dZxH0jeKuUsnEPUrEdonvBKgWzcgLz1-WJM44IpZWNSaCsub5CEb-KBXH46djMofrIXmg-Y59J5aWVUYSPCw9Jt9qOds/s1600/pigne+Natale+2015+051.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7EYL4MESYIe2E-a3mrb5pBo2pTsOKBCL7Mednw_HCtF-NgG6dZxH0jeKuUsnEPUrEdonvBKgWzcgLz1-WJM44IpZWNSaCsub5CEb-KBXH46djMofrIXmg-Y59J5aWVUYSPCw9Jt9qOds/s320/pigne+Natale+2015+051.jpg" width="320" /></a></div>
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...e quando saranno completamente chiuse, sarà sufficiente asciugarle tamponandole con della carta da cucina e poi dipingerle con un pennello morbido e della tempera acrilica bianca o avorio. E' importante che le pennellate seguano il senso delle squame, per evitare che la pittura penetri al di sotto, rovinando l'effetto finale. Ovviamente potete scegliere il colore che preferite, anche per abbinarle alle tinte predominanti nelle vostre decorazioni. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEir61-Pc9BdiU569v9caTPf7OVYDO4m7_d9d2hSRo9qSGRsRu39AvtkHM9x-FctkkKF6iU4wRGWxx7q5jrie9tukkiPBs9h4shtf7peG0UwePIpUhwOkqj5u2sHZGwoKCAAf1wx_DkxKOc/s1600/pigne+Natale+2015+059.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEir61-Pc9BdiU569v9caTPf7OVYDO4m7_d9d2hSRo9qSGRsRu39AvtkHM9x-FctkkKF6iU4wRGWxx7q5jrie9tukkiPBs9h4shtf7peG0UwePIpUhwOkqj5u2sHZGwoKCAAf1wx_DkxKOc/s320/pigne+Natale+2015+059.jpg" width="320" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSbnl1yTUDu84lHV8BWoCIeJGfIIUfj7qe3M0CbBSuud33Db4SqrVNovLJCb7TbGIjSY9hPBWkAi21oXSBje9xP0NwMFN-0ooK-cmIMU5UdLOZZlp3ORmJCo-uC_NXAgJ5edgik8bdTOk/s1600/pigne+Natale+2015+064.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSbnl1yTUDu84lHV8BWoCIeJGfIIUfj7qe3M0CbBSuud33Db4SqrVNovLJCb7TbGIjSY9hPBWkAi21oXSBje9xP0NwMFN-0ooK-cmIMU5UdLOZZlp3ORmJCo-uC_NXAgJ5edgik8bdTOk/s320/pigne+Natale+2015+064.jpg" width="320" /></a></div>
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Anche in questo caso non resta altro da fare che attendere che le pigne, asciugandosi, si riaprano. A questo punto sono pronte per essere utilizzate in qualunque modo la vostra fantasia e il vostro gusto vi suggeriscano.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEittKBHywXYgSdkyeyLFpp8KtC2ysQB1WBgh9IEu-kCGMdKock_oibpfaque9j8t7MX4rtko39qicY2VNKYJsHM64jonma-UZe1-UjfA2YIvovTNuw-Kzbn5eagz-d96ftPp9XApD8nxsM/s1600/pigne+Natale+2015+007.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEittKBHywXYgSdkyeyLFpp8KtC2ysQB1WBgh9IEu-kCGMdKock_oibpfaque9j8t7MX4rtko39qicY2VNKYJsHM64jonma-UZe1-UjfA2YIvovTNuw-Kzbn5eagz-d96ftPp9XApD8nxsM/s640/pigne+Natale+2015+007.jpg" width="640" /></a></div>
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Un ultimo consiglio: quando portate a casa le vostre pigne appena raccolte nel bosco, soprattutto quando sono umide e chiuse, mettetele su una teglia coperta di carta da forno o alluminio e infornatele a 80° per circa 45 minuti: in questo modo, oltre a farle asciugare ed aprire rapidamente, eliminerete il rischio di avere piccoli esseri indesiderati che vi girano per casa. Parlo per esperienza! </div>
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<br />robertahttp://www.blogger.com/profile/10003509456318641957noreply@blogger.com4